domenica 1 dicembre 2024

A scuola dall'inconscio

E' convinzione comune che gli unici mezzi per consentire e per nutrire conoscenza e crescita personale siano quelli messi a disposizione dall'offerta culturale nelle sue svariate forme, che da se stessi nulla possa prodursi di accettabile e degno che non sia comunque nel solco di insegnamenti esterni. Si ignora la capacità che possiede il profondo di ognuno di promuovere, di guidare a formare e a sviluppare conoscenza e vera crescita personale assolutamente autonome e originali, oltre che di pregevolissima fattura. L'esperienza analitica, quando ben intesa come il luogo dell'incontro e del dialogo col proprio profondo, consente a chi la intraprenda di scoprire la capacità che ha l'inconscio di generare conoscenza e di condurlo a traguardi di consapevolezza e di crescita del tutto inattesi e inconcepibili prima dell’inizio del suo percorso di analisi. L'idea comune è che dall'inconscio possa solo venire la riproposizione di accadimenti personali, particolarmente di quelli dolorosi o traumatici, di verità omesse o rimosse, che comunque la struttura del discorso, il suo impianto logico e i codici di significato siano quelli che la parte conscia ha imparato già a apprendere e a utilizzare. Ci si aspetta che le scoperte possibili si iscrivano dentro un sapere già costituito, che gli siano corrispondenti. Si pensa ad esempio che le scuole di pensiero psicoanalitico, che i suoi maestri abbiano già chiarito e fissato verità che ogni singola esperienza analitica non farebbe che in qualche modo confermare. E' fatale che, se nel percorso analitico ci si avvale di schemi e di guide interpretative prese da sapere dato e da insegnamento di scuole, ciò che si andrà a scoprire non sarà che il risultato del rimbalzo nello sguardo di chi è coinvolto nella ricerca di simili schemi, sguardo irrigidito, oscurato dal già pensato e acquisito e incapace di cogliere altro, di dare fedele seguito alla proposta originale dell'inconscio. E' un rischio non da poco e tutt'altro che infrequente. L'inconscio è genesi di pensiero, il più attento e calzante la conoscenza, unica e senza precedenti, di se stessi, il più evoluto e penetrante. L’inconscio non è, come spesso si pensa, parte poco evoluta o primitiva della psiche, non è parte segnata da automatismi o da risposte di limitato respiro e orizzonte, da spinte volte a cercare soddisfacimento immediato con incuranza per la complessità delle questioni e la realizzabilità delle cose, dove invece, sempre secondo la persuasione dei più, la capacità di cogliere il senso più ampio e di riconoscere la realtà e la realizzabilità sarebbe prerogativa della parte conscia. Semmai è vero che la parte conscia è abituata a stare dentro e nei confini di una visione data e conforme al pensato comune e abituale, che pretende di definire come reale e realizzabile solo ciò che è interno a quel modo imperante di pensare. L'inconscio è volontà e capacità di disvelare il vero, di rendere riconoscibili, rompendo ogni illusione e spiegazione di comodo, i vincoli, i veri motivi e le implicazioni dei propri modi di procedere abituali. L'inconscio sa portare a vedere con i propri occhi e alla radice, valendosi come guida e traccia viva del sentire, che l’inconscio orienta e dirige, il perché e il significato autentico di ogni propria espressione e movimento dentro l’esperienza, affrancando il pensiero dal preconcetto, guidando lo sguardo a riconoscere il vero, correggendone la tendenza a divergere e a ignorare ciò che risulta scomodo, smuovendo la parte conscia dalla inerzia e dalla dipendenza dal pensiero scontato e preso in prestito. La capacità di visione dell'inconscio circa le questioni e i nodi della propria vita, circa ciò che va rimesso in discussione e circa ciò che originalmente proprio va invece coltivato e fatto crescere, è straordinariamente più affidabile, lungimirante e valida di qualsiasi idea e iniziativa che la parte conscia possa mettere in campo, di qualsiasi spiegazione o guida desumibile, che si possa prendere da insegnamento esterno. L'inconscio è maestro autorevole. L’esperienza del sentire, di emozioni, di spinte e di stati d’animo, che vivono e che si susseguono dentro ognuno, che, come dicevo, è orientata e plasmata dall’inconscio, è terreno vivo e base sicura di scoperta del vero, un terreno da cui il pensiero razionale è abituato a tenersi lontano e su cui ha pretesa, senza disciplinarsi all’ascolto, di agire, confezionando tesi e spiegazioni che finiscono per farlo rigirare su se stesso e sulle sue convinzioni di comodo, per fargli ripetere e ricombinare stereotipi di significato, presi da uso corrente. I sogni sono la migliore testimonianza delle capacità, dell’affidabilità e dell’autorevolezza dell’inconscio. I sogni sono capolavori di intelligenza, sono il riscatto della propria capacità di pensiero, non istruito e conforme a nulla di comunemente inteso o da altri concepito, sia pure da personaggio o da pensatore insigne. Il percorso analitico, parlo di quello che conosco, che propongo e di cui faccio fare esperienza da oltre quarant'anni, non poggia su nulla che non sia la guida di ricerca e l'alimento del pensiero che viene dal profondo. Non c'è episodicità, ma forte nesso e continuità tra i sogni, che, passo dopo passo, guidano il percorso di conoscenza di sè e di trasformazione e crescita personale. A scuola dal proprio inconscio è possibile sviluppare un pensiero dentro cui ci si ritrova e di cui si riconoscono le radici e il senso, in cui pensato e sentito, pensiero e interiormente vissuto, concordano pienamente, di cui si comprende via via ogni passaggio. Niente a che vedere con l'apprendimento scolastico convenzionale, con la conoscenza, comunque mutuata da letture e da studi, con le costruzioni del pensiero razionale, che se anche paiono lineari e formalmente coerenti, sono sempre debitrici di ipotesi, di chiavi interpretative, di presupposti altri, costruzioni spiantate e improprie messe sopra la propria esperienza. E’ una conoscenza, quella sostenuta e alimentata dall’inconscio, tutta di produzione propria e originale, tutta farina del proprio sacco, tutta compresa e verificata dal proprio sguardo, tutta fondata e fedele a ciò che la propria esperienza rivela, dalla a alla zeta. Nulla di ingenuo o di parziale, l'insegnamento dell'inconscio è di qualità eccellente. L'inconscio non concede salti, è meticoloso nel portare a verifiche, nel condurre a illuminare il campo della propria ricerca senza omissioni di comodo. Il modo di procedere e di pensare abituali, di avere cura di se stessi, spinge a trovare soluzioni, a cercare risposte e a avvalersi di spiegazioni, che permettano di non perdere terreno rispetto alla corsa comune, di chiudere presto il cerchio delle persuasioni, di mettere a propria disposizione formule risolutive e che mettano a tacere dubbi, che riconfermino ciò che non si vuole mettere in questione e sotto verifica. L'inconscio ha cura che nella ricerca di verità non ci siano omissioni, che ciò che si porta a maturazione non abbia lacune o false basi o equivoche, che comportino il rischio del ritorno al solito modo di procedere e di pensare, che, rimettendo in primo piano guide e riferimenti esterni, allontana da sè e dalla ricerca del vero, compromettendo il proprio processo di crescita salda e autentica. L'inconscio è maestro esigente e perciò affidabile come guida che non si lascia nè manipolare, nè persuadere a compromessi, questo a rigorosa tutela del proprio bene, del proprio interesse di realizzazione vera e non di facciata, di faccia da mostrare, di adeguatezza da dimostrare. L'inconscio è il miglior maestro possibile e meravigliosamente lo si può trovare dentro se stessi.

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