E' convinzione comune che gli unici mezzi per consentire
e per nutrire conoscenza e crescita personale siano quelli messi a disposizione
dall'offerta culturale nelle sue svariate forme, che da se stessi nulla possa
prodursi di accettabile e degno che non sia comunque nel solco di insegnamenti
esterni. Si ignora la capacità che possiede il profondo di ognuno di
promuovere, di guidare a formare e a sviluppare conoscenza e vera crescita
personale assolutamente autonome e originali, oltre che di pregevolissima fattura.
L'esperienza analitica, quando ben intesa come il luogo dell'incontro e del
dialogo col proprio profondo, consente a chi la intraprenda di scoprire la
capacità che ha l'inconscio di generare conoscenza e di condurlo a traguardi di
consapevolezza e di crescita del tutto inattesi e inconcepibili prima
dell’inizio del suo percorso di analisi. L'idea comune è che dall'inconscio
possa solo venire la riproposizione di accadimenti personali, particolarmente
di quelli dolorosi o traumatici, di verità omesse o rimosse, che comunque la
struttura del discorso, il suo impianto logico e i codici di significato siano
quelli che la parte conscia ha imparato già a apprendere e a utilizzare. Ci si
aspetta che le scoperte possibili si iscrivano dentro un sapere già costituito,
che gli siano corrispondenti. Si pensa ad esempio che le scuole di pensiero
psicoanalitico, che i suoi maestri abbiano già chiarito e fissato verità che
ogni singola esperienza analitica non farebbe che in qualche modo confermare.
E' fatale che, se nel percorso analitico ci si avvale di schemi e di guide
interpretative prese da sapere dato e da insegnamento di scuole, ciò che si
andrà a scoprire non sarà che il risultato del rimbalzo nello sguardo di chi è
coinvolto nella ricerca di simili schemi, sguardo irrigidito, oscurato dal già pensato
e acquisito e incapace di cogliere altro, di dare fedele seguito alla proposta
originale dell'inconscio. E' un rischio non da poco e tutt'altro che
infrequente. L'inconscio è genesi di pensiero, il più attento e calzante la
conoscenza, unica e senza precedenti, di se stessi, il più evoluto e
penetrante. L’inconscio non è, come spesso si pensa, parte poco evoluta o
primitiva della psiche, non è parte segnata da automatismi o da risposte di
limitato respiro e orizzonte, da spinte volte a cercare soddisfacimento
immediato con incuranza per la complessità delle questioni e la realizzabilità
delle cose, dove invece, sempre secondo la persuasione dei più, la capacità di
cogliere il senso più ampio e di riconoscere la realtà e la realizzabilità
sarebbe prerogativa della parte conscia. Semmai è vero che la parte conscia è
abituata a stare dentro e nei confini di una visione data e conforme al pensato
comune e abituale, che pretende di definire come reale e realizzabile solo ciò
che è interno a quel modo imperante di pensare. L'inconscio è volontà e
capacità di disvelare il vero, di rendere riconoscibili, rompendo ogni
illusione e spiegazione di comodo, i vincoli, i veri motivi e le implicazioni
dei propri modi di procedere abituali. L'inconscio sa portare a vedere con i
propri occhi e alla radice, valendosi come guida e traccia viva del sentire,
che l’inconscio orienta e dirige, il perché e il significato autentico di ogni
propria espressione e movimento dentro l’esperienza, affrancando il pensiero
dal preconcetto, guidando lo sguardo a riconoscere il vero, correggendone la
tendenza a divergere e a ignorare ciò che risulta scomodo, smuovendo la parte
conscia dalla inerzia e dalla dipendenza dal pensiero scontato e preso in prestito.
La capacità di visione dell'inconscio circa le questioni e i nodi della propria
vita, circa ciò che va rimesso in discussione e circa ciò che originalmente
proprio va invece coltivato e fatto crescere, è straordinariamente più
affidabile, lungimirante e valida di qualsiasi idea e iniziativa che la parte
conscia possa mettere in campo, di qualsiasi spiegazione o guida desumibile,
che si possa prendere da insegnamento esterno. L'inconscio è maestro
autorevole. L’esperienza del sentire, di emozioni, di spinte e di stati
d’animo, che vivono e che si susseguono dentro ognuno, che, come dicevo, è
orientata e plasmata dall’inconscio, è terreno vivo e base sicura di scoperta
del vero, un terreno da cui il pensiero razionale è abituato a tenersi lontano
e su cui ha pretesa, senza disciplinarsi all’ascolto, di agire, confezionando
tesi e spiegazioni che finiscono per farlo rigirare su se stesso e sulle sue
convinzioni di comodo, per fargli ripetere e ricombinare stereotipi di
significato, presi da uso corrente. I sogni sono la migliore testimonianza
delle capacità, dell’affidabilità e dell’autorevolezza dell’inconscio. I sogni
sono capolavori di intelligenza, sono il riscatto della propria capacità di
pensiero, non istruito e conforme a nulla di comunemente inteso o da altri
concepito, sia pure da personaggio o da pensatore insigne. Il percorso
analitico, parlo di quello che conosco, che propongo e di cui faccio fare
esperienza da oltre quarant'anni, non poggia su nulla che non sia la guida di
ricerca e l'alimento del pensiero che viene dal profondo. Non c'è episodicità,
ma forte nesso e continuità tra i sogni, che, passo dopo passo, guidano il
percorso di conoscenza di sè e di trasformazione e crescita personale. A scuola
dal proprio inconscio è possibile sviluppare un pensiero dentro cui ci si
ritrova e di cui si riconoscono le radici e il senso, in cui pensato e sentito,
pensiero e interiormente vissuto, concordano pienamente, di cui si comprende
via via ogni passaggio. Niente a che vedere con l'apprendimento scolastico
convenzionale, con la conoscenza, comunque mutuata da letture e da studi, con
le costruzioni del pensiero razionale, che se anche paiono lineari e
formalmente coerenti, sono sempre debitrici di ipotesi, di chiavi
interpretative, di presupposti altri, costruzioni spiantate e improprie messe
sopra la propria esperienza. E’ una conoscenza, quella sostenuta e alimentata
dall’inconscio, tutta di produzione propria e originale, tutta farina del
proprio sacco, tutta compresa e verificata dal proprio sguardo, tutta fondata e
fedele a ciò che la propria esperienza rivela, dalla a alla zeta. Nulla di
ingenuo o di parziale, l'insegnamento dell'inconscio è di qualità eccellente.
L'inconscio non concede salti, è meticoloso nel portare a verifiche, nel
condurre a illuminare il campo della propria ricerca senza omissioni di comodo.
Il modo di procedere e di pensare abituali, di avere cura di se stessi, spinge
a trovare soluzioni, a cercare risposte e a avvalersi di spiegazioni, che
permettano di non perdere terreno rispetto alla corsa comune, di chiudere
presto il cerchio delle persuasioni, di mettere a propria disposizione formule
risolutive e che mettano a tacere dubbi, che riconfermino ciò che non si vuole
mettere in questione e sotto verifica. L'inconscio ha cura che nella ricerca di
verità non ci siano omissioni, che ciò che si porta a maturazione non abbia
lacune o false basi o equivoche, che comportino il rischio del ritorno al
solito modo di procedere e di pensare, che, rimettendo in primo piano guide e riferimenti
esterni, allontana da sè e dalla ricerca del vero, compromettendo il proprio
processo di crescita salda e autentica. L'inconscio è maestro esigente e perciò
affidabile come guida che non si lascia nè manipolare, nè persuadere a
compromessi, questo a rigorosa tutela del proprio bene, del proprio interesse
di realizzazione vera e non di facciata, di faccia da mostrare, di adeguatezza
da dimostrare. L'inconscio è il miglior maestro possibile e meravigliosamente
lo si può trovare dentro se stessi.
domenica 1 dicembre 2024
A scuola dall'inconscio
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