Si dice spesso che le ombre del passato oscurano il
presente, che lo rendono difficile, compromettendo il proprio stato interiore
con disagi e pene non sopite. Il proprio passato può aver lasciato sospese
molte cose in realtà. Anche se il sentire di oggi non è, come si ama credere e
far credere, eco e conseguenza di accidenti passati, di esperienze dolorose,
responsabili della persistenza di risposte interiori anomale e di una scia di
malessere nel presente, è vero che ciò che nel proprio passato non si è portato
a consapevolezza ha lasciato intatti nodi e questioni, che oggi si
ripropongono. Non c'è da vittimizzarsi, da considerarsi dentro il proprio
disagio come parte lesa, oggetto di torti, di influenze negative, di
inadempienze altrui, di traumi patiti. C'è viceversa da considerare quanto per
proprie scelte, per propri modi di procedere, che hanno privilegiato la
rincorsa e l'adeguamento a modelli e a modalità comuni e prevalenti, non
accompagnati o non seguiti da impegno riflessivo, da ricerca di senso e di
verità senza veli, hanno contribuito a rendere sterile e infruttuosa la propria
esperienza, non resa occasione di presa di coscienza, ma manipolata con spiegazioni e lavorio, più
o meno tanto, del ragionamento, affinché non desse incomodo, l'incomodo della
verità, rimasta in ombra. Ecco le ombre che non danno quiete e agio, che
chiedono di essere finalmente rischiarate, che mettono in conto oggi al proprio
presente un lavoro da fare finalmente per non essere ignari di se stessi e per
non procedere oltre in uno stato di inconsapevolezza, di inautenticità per
omogeneità e privilegio dell'accordo con gli altri e con l'esterno rispetto
alla vicinanza e all'intesa col proprio intimo e profondo. Nulla del passato
pesa di più del mancato lavoro su se stessi, della fuga dall'intimo, dal
sentire che da sempre dice, nulla pesa di più della mancata unità dialogica con
la propria interiorità, che da sempre non tace, che interroga, che coinvolge
dando nel vivo le basi per incontrare il vero di se stessi, nulla pesa di più
del costruire pensieri e idee che, confezionate a mezz'aria e nell'orbita delle
attribuzioni di significato prese in prestito e preconcette, valgono solo a
tappare le falle, a confermare quanto si ama e fa comodo credere di se stessi e
a rinsaldare la continuità di un procedere senza verifiche attente e
approfondite, sincere e senza trucchi. Pensare che il disagio che si fa sentire
nel presente sia la conseguenza di qualche torto o pecca o infortunio patito e
messo in conto a altro e a altri, genitori e simili, è una grossa ingenuità, è
soprattutto una risposta di comodo e confermativa della volontà di proseguire
senza aprire riflessione su di sè, è volontà di essere lasciati in pace, è
richiesta impudica di essere risarciti piuttosto che ben più degna, onesta e
matura ammissione di essere in debito con se stessi. Debito di ricerca di
verità e di lavoro serio su se stessi per una crescita vera e non d'immagine e
fasulla. La proposta del sentire in qualsiasi forma si presenti, anche se ardua
o dolorosa, non è mai automatica e passiva conseguenza di questo o di
quell’altro che agiscono o hanno agito da fuori, è sempre richiamo intelligente
esercitato dalla propria interiorità, che
definisce dentro e attraverso il
sentire il terreno vivo su cui ritrovarsi, su cui interrogarsi, su cui lavorare
momento dopo momento. Il sentire di oggi, anche nella sua forma sofferta e
disagevole, non è un’anomalia che trae origine da qualche distorsione o guasto
che si è prodotto nel passato, è viceversa spunto e richiamo che ha forza e
capacità, se ascoltato e ben inteso, di promuovere nel presente una presa di
coscienza decisiva, un punto di partenza per capire se stessi e il proprio
stato. Le tesi che fanno del sentire, quando difficile e sofferto,
un’alterazione, un guasto risultato e conseguenza di una causa passata, non
riconoscono il carattere, la natura propositiva, carica di sottile e matura
intelligenza, dell’esperienza interiore di cui il profondo è ispiratore e
regolatore. Si continua a concentrare tutte le attese e le pretese di capacità
e di affidabilità sulla parte conscia, considerando il resto una appendice meno
evoluta, registro passivo di esperienze vissute, luogo di scarico di tensioni e
di patimenti, motore di reazioni elementari che non sottostanno alle regole del
discernimento, per presunta mancanza da parte della componente interiore e
profonda dei requisiti di intelligenza e di affidabilità pregiudizialmente e
assai generosamente riservati e riconosciuti alla parte conscia. L’esperienza
analitica, quando ben fatta, consente di scoprire quanto valga davvero, per
prova provata e non per pregiudizio, l’iniziativa e la proposta del profondo.
L’inconscio dà prova, ben ascoltato e compreso nel suo dire negli stati
d'animo, nel sentire che promuove e soprattutto nei sogni, autentici capolavori
di intelligenza e guide di ricerca impareggiabili, di essere la salvezza dal
rischio dell’inconsapevolezza, della traduzione in omologazione della propria
vita. L’inconscio si rivela essere promotore e leva insostituibile del recupero
a sé delle proprie vere ragioni d’esistenza, della capacità di pensiero
originalmente proprio, che non fa il verso a nulla di appreso e studiato, ma
che scaturisce da esercizio del proprio sguardo ben calato nell’esperienza, ben
orientato dai propri vissuti. Nulla interiormente accade senza un perché di
ricerca e uno scopo di crescita personale. Non ci sono ombre del passato che
non siano punti di ricerca toccati nel proprio cammino d’esperienza e
trascurati, sviati e non approfonditi, che comunque nell’oggi trovano occasione
di essere recuperati in un movimento di ricerca di verità, che è la ragione di
vita del profondo, che in questo movimento vuole contagiare e coinvolgere
l’intero essere. La sofferenza interiore, lungi dall'essere una patologia o
l'espressione di una distorsione e di un danno patito, segnala acutamente una necessità
inderogabile, insorge e persiste con uno scopo tutt'altro che nocivo, vuole e
può essere il punto di incontro di ognuno con la profondità del proprio essere
e da lì, in stretto legame con il proprio inconscio e con la sua guida,
essenziale e irrinunciabile, l’inizio di un percorso di rinascita, che nella
ricerca del vero ha il suo fulcro e il suo alimento, di una rinascita dal
profondo di se stessi.
martedì 24 dicembre 2024
Le ombre del passato
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