sabato 3 giugno 2023

Il costo della verità

L'interiorità non tace mai, ogni momento dell'esperienza personale è segnato da interventi che la propria parte profonda mette in atto, offrendo negli stati d'animo, nel sentire pungoli e contrappunti, per stimolare la ricerca, per evidenziare ciò che è rilevante da considerare e da porre sotto il proprio sguardo, per rimettere in piedi una visione che riconosca il vero. Mettendo se stessi al centro dell'attenzione, questi interventi del profondo vogliono rendere riconoscibili modi, nodi, questioni che sono cruciali. Corrispondere a questi inviti è impegnativo, la tendenza prevalente è di occultare ogni evidenza fastidiosa, di rimettere sempre assieme una visione delle cose che sia di conforto per ciò che si vuole e che si preferisce pensare di sè, che possibilmente ricacci tutto il negativo su altro e su altri, che offra a se stessi sollievo, convalida e stabilizzazione nelle persuasioni, nel credo solito. Il dialogo interiore è perciò assente, il monologo è preferito, risulta assai più comodo oltre che familiare, monologo astutamente travestito da riflessione e da chiarimento, che, ben lungi dal fare chiarezza, altro non è che un lavorio, a volte sbrigativo e elementare, altre volte sottile e abilmente congegnato, per darsi conferma, per irrobustire l'idea di aver ben spiegato e messo le cose a posto senza patire ferite, senza seguito di dubbi molesti. La parte profonda non desiste. Malgrado incontri il muro di gomma di una insistita reazione della parte conscia che non molla le sue persuasioni, che se la racconta a suo piacimento, che non vuole saperne di mettere in forse e in discussione il suo credo, l'inconscio cerca di tessere il vero, non smette di interferire. A volte, per spingere a avvicinarsi a se stessi e alla comprensione del vero, fa la voce grossa, provoca ad esempio scossoni tremendi e che lasciano il segno, basti pensare agli attacchi di panico, oppure preme con mano decisa sull'umore, lo stende facendo percepire vuoto e sconforto, caduta di fiducia, oppure inquieta e smuove le acque con un senso di ansietà e di pericolo che non dà pace, peraltro facendo sempre interventi mirati e significativi, che vogliono far capire lo stato vero, il bilancio vero della propria esistenza, l'inaffidabilità, le fragilità e i vuoti dell'assetto e del procedere abituale, le necessità di cambiamento profondo di se stessi cui provvedere, a dispetto dell'idea che tutto vada a sufficienza o al meglio o normalmente, che di fronte alla crisi non ci sia nulla di più favorevole che ripristinare ciò che c'era. Il malessere, la crisi, il quadro interiore determinato dal profondo, la sua presa non si declinano e non agiscono mai casualmente, in modo sconsiderato o grossolano. Se ci si dispone a ascoltarsi in ciò che si sente, se ci si fa aiutare da chi sappia aiutare a farlo, a dare voce piena al profondo, che nei sogni comunica al meglio, dando preziose e insostituibili guide di ricerca che conducono a capire se stessi e il vero, tutto ciò che si è sperimentato e che si sperimenta interiormente, sofferto e disagevole che sia, prende man mano volto di verità e acquista significato. In queste situazioni di malessere e di crisi accade però più spesso che per l'iniziativa interiore, tutt'altro che inconsulta e deleteria, il rischio di trovare nella parte cosiddetta conscia risposta la più respingente e ostile sia altissimo. Col soccorso di una medicina e di una psicologia, pronte, in non poche delle loro applicazioni e teorizzazioni, a far valere, come fosse scienza, idee di normalità e di malattia, che sono di supporto a una visione della vita, omogenea alla concezione solita e prevalente, dove è fuori discussione il suo compimento a senso unico, la sua interpretazione univoca, si è ben propensi, in presenza di malessere e di crisi interiori, a procurare a se stessi rimedi e correttivi, a indagare cause moleste e fattori di danno, cercati sempre all'esterno di sè, che li si chiami influenze e condizionamenti negativi dell'ambiente o dell'educazione, che li si chiami traumi patiti poco cambia, cui attribuire la responsabilità di ciò che della propria esperienza interiore è inteso solo e sempre come disturbo, come difetto di normale funzionamento. Ecco che la risposta all'iniziativa interiore e profonda del proprio essere, che vuole promuovere scoperte di verità, trasformazioni e crescita personali assolutamente fondamentali e necessari, è di produrre e di incoraggiare ogni sforzo per neutralizzarla, per rimettere a posto, per confermare nella sostanza e nel verso solito le cose e gli andamenti. Curare, sanare, equivale spesso a mettere a tacere, a voler porre correzione e opporre rimedio a ciò che interiormente insano non è, che non è il segno di una evoluzione negativa e anomala da temere, che non è la passiva e automatica conseguenza di molesta e dannosa influenza d'altro, che non è il seguito persistente di più o meno remoti traumi patiti, ma che è voce e iniziativa sapiente della parte profonda del proprio essere, tutt'altro che viziata di anomalo o malato, affatto nociva, viceversa assai intelligente e provvida, capace, se ben intesa e compresa, di indirizzare verifiche puntuali, di stimolare e guidare cambiamenti di visione e di pensiero che sanno riconoscere e fondarsi sul vero, che perciò sanno aprire spazi di libertà e di autonomia. Spesso purtroppo accade che, per effetto di posizioni preconcette e di teorie funzionali a celebrare l'unico senso e lettura dell'esperienza giudicati validi e ammissibili, la proposta interiore, certamente non facile, ma non, perchè dolorosa e ardua o insolita, da ritenersi malata o espressione di guasto e di disturbo, diventi, anzichè occasione di avvicinamento a sè e di arricchimento personale, oggetto di radicale incomprensione, distorsione e fraintendimento del suo significato e valore. Il peggior nemico della propria salute, intesa come conquista della propria vera identità e capacità di pensiero, fonte e fondamento indispensabile di libertà e di autonomia personali, è ciò che si traveste di sollecita cura e di spiegazione di cause che tengono sempre al di qua e al riparo dal vero, che purtroppo privano dell'opportunità di liberare il proprio pensiero dal ritorno all'uguale. Il vero costa, l'ignoranza del vero rischia di costare, di pesare sulla propria sorte molto di più.