domenica 11 luglio 2021

Il pensiero in affitto, la vita in affitto

Il possesso di pensiero proprio purtroppo non è bene diffuso. Poco o nulla sentita e riconosciuta come tale dall'individuo, per la sua parte profonda è viceversa una questione di capitale importanza, la questione delle questioni, cuore e anima di ogni crisi e sofferenza interiore. Il profondo ha la vista lunga, non cede all'inganno e alla seduzione di un pensiero, che vorrebbe essere riconosciuto come creatura propria, quando invece trova cardine e guida nel pensato dato e comune, che comunque, anche quando in apparenza elaborato originalmente, è di altra genitura, non della propria. Se il pensiero, se la visione non sono scaturiti da sè, se non si fondano su intima esperienza, che sola è capace di calare nel vero, non saranno certo le teorie rimasticate col ragionamento e prese da libri e dal pensato di pretesi studiosi e esperti di questo e di quello, a garantire che la vita in tutte le sue espressione non diventi e non si consolidi come vita presa in prestito, tenuta stretta come fosse propria, in realtà modellata e modulata secondo copione già scritto. Nella vita in affitto, presa e riprodotta da modello già pronto, conoscere diventa istruirsi e apprendere, gioire equivale a fare proprio ciò che, già confezionato e esaltato nel pensiero e nell'agire comune, sembra promettere il meglio e dare la soddisfazione più attesa, approfondire e ampliare la conoscenza diventa leggere o viaggiare, essere liberi si traduce nel fare vacanza da se stessi, nello staccare da vincoli sempre visti come esterni e a sè estranei e avversi, mai riconosciuti come vincoli interni, legati a modalità proprie, che è responsabilità e libertà propria, se non rifuggiti e ignorati, se visti da vicino e  compresi, trasformare profondamente e radicalmente. Soltanto l'avvicinamento a se stessi e l'incontro e il dialogo con la propria interiorità, possibiltà tanto disconosciuta quanto disertata, perchè staccati dal resto che sta fuori si teme solo di perdersi e di languire, può portare alla scoperta del vero, alla comprensione di ciò che vale e del suo perchè, alla capacità di generare il proprio pensiero, di fondare così  e di liberare la propria capacità di governare le proprie scelte e di decidere la direzione della propria vita. Ci si educa a essere bisognosi di risposte e di soluzioni pronte, a pronto uso, da consumare e da mettere rapidamente in atto, si rende credibile solo questo, il resto, se non ci si precipita a dare prova della validità dai più considerata, se non ci si dà soddisfazione e riempimento secondo ciò che offre il mercato, è giudicato solo incapacità e inadeguatezza, autoesclusione e perdita, disgrazia e condizione sfigata. Se non stai dentro il flusso comune, del consumo di vita organizzata e comune, se non dai prova di ciò che il coro dice e riconosce valido e normale, sei solo in ritardo o incapace. Consumare e riprodurre è la regola, reale e realistico diventa solo ciò che è organizzato e concepito, riconoscibile dai più. Generare richiede mentalità e animo tutt'altri da quelli del consumatore di vita presa in affitto, richiede i modi e i tempi del coltivare e del far crescere, non certo quelli del velocista della risposta pronta, richiede passione autentica di scoprire, di vedere con i propri occhi, sviluppo di intelligenza vera, ben altra dall'intelligenza illusoria  di chi, come bravo scolaretto, si ingegna a dare prova di sapere la lezione che piace e che stupisce, che cattura il bel voto e la lode. La vita presa in affitto detta legge e squalifica ogni diversa aspirazione, giudicata velleitaria nel migliore dei casi, perdente e risibile nella maggioranza dei casi. Costruire da sè il proprio pensiero, cercando visione del vero, preferendolo alla consapevolezza venduta e ubriaca che considera credibile e affidabile solo ciò che corre dietro e che fa il verso all'idea diffusa e prevalente, che trae forza dall'essere confermato e considerato da platea e gusto comune, sono impresa e proposito nuovi  e inediti, impegnativi, che però il profondo di ognuno non rinuncia a porre all'ordine del giorno, a sobillare interiormente, non dando tregua, rendendo il quadro interiore inquieto e sofferto. La vita vera, autenticamente propria, è la conquista che il profondo reclama, è la questione delle questioni che sottende ogni malessere interiore. Per la cosiddetta scienza ufficiale nel malessere interiore ci sono solo da riconoscere anomalie, segni di cattivo e infelice  adattamento e cattivi funzionamenti, da spiegare con questo e con quello, da correggere con l'intento di rimettere tutto in corsa come sempre e per il verso solito. Se ci si affranca dal pensiero in affitto, si comprende che il malessere interiore dice tutt'altro che di essere un guasto da sanare, dice che il guasto è la vita presa in affitto e la rinuncia a cercare vita propria, a generare e a sviluppare pensiero proprio, che ne è l'anima e il perno.