domenica 6 aprile 2025

L'impazienza

L'impazienza è un atteggiamento ricorrente verso i quesiti e le problematiche della propria vita. E' comprensibile che questo accada, perchè in un modo di procedere, assai frequente, in qualche modo già direzionato e con chiare istruzioni e definite, tratte da mentalità, da modelli  e da esempi  comuni e prevalenti, circa i contenuti, i significati, le mete e gli svolgimenti possibili e attesi, scatta imperiosa la necessità della pronta risoluzione nel chiarimento e nella risposta. Non c'è spazio per la ricerca, il senso della vita non è trarre da sè, da presa di visione e da verifica propria, comprendendole fin dall'origine e dalla radice, le risposte, viceversa c'è l'impazienza di arrivare alla risoluzione del chiarimento, che in qualche modo si dà per prontamente afferrabile, perchè ritenuto già concepito e scritto, perciò alla portata di una presa veloce. Domina l'impazienza, si impone l'esigenza di non indugiare, per non accusare un ritardo nella soluzione, vissuto come un difetto di capacità. Di fronte al quesito e al frangente difficile, compiendo qualche rapida operazione mentale di ragionamento, il proposito prevalente è quello di risolvere, di venire a capo e non ha spazio, nè di legittimazione nè di credibilità, l'esitazione, l'attesa necessaria per garantirsi la possibilità della scoperta su basi di fondata presa di visione, lavorando e traendo fondamento dalla propria esperienza, cercando guida nel proprio sentire, cosa che necessariamente richiede tempo e un percorso di scoperta e di verifica autonoma da compiere. Urge e è considerata prova di adeguatezza e di intelligenza la capacità di sistemare velocemente la comprensione, compito cui la mente razionale è ben disposta e pronta. La mente razionale ha ben immagazzinato e digerito le attribuzioni di significato, il codice dei significati, le concatenazioni logiche, le regole di coerenza e compatibilità del manuale del senso comune e convenzionale, è pronta a farne uso e a ricombinarle,  traendo da lì per deduzione i chiarimenti, le risposte. Con una più o meno buona dotazione di intelligenza artificiale la mente razionale produce i suoi risultati e si compiace della prontezza di esecuzione delle sue operazioni mentali, dispiacendosi di sè, come fosse prova di scarsa intelligenza, quando non è pronta nell'afferrare la conoscenza. Ho parlato di intelligenza artificiale, perchè altrimenti non si può dire di processi di pensiero che, senza guida nel vissuto, non orientati nella loro formazione e sviluppo da ciò che il sentire sa consegnare per aprire lo sguardo, per entrare nell'intimo vero della propria esperienza, non possono che rigirare il già concepito e pensato,  avvalendosi di una sorta di programma incorporato messo in esecuzione. Che bisogno c'è di aprire gli occhi, di riaprirli ogni volta alla scoperta di ciò che originale e sempre diverso è presente e si propone nella propria esperienza, quando pare che tutto sia già a portata di mano e di spiegazione? L'impazienza è fatale in un assetto della propria vita in cui, viaggiando ben disuniti dal proprio intimo, si è già predisposti a mettere in atto e in uso procedimenti di pensiero pressochè automatici, sulla falsa riga e ben dentro il registro del pensato comune, ripreso, rimasticato e da parte propria più o meno affinato. La testa si affanna a trovare pronte risposte operando là per aria, ben dissociata e senza saldo appoggio sul terreno vivo del proprio sentire, che solo può far mettere piedi a terra e condurre alla scoperta del vero, sentire non certo riconosciuto in questo suo valore e funzione essenziale per ritrovarsi e per capirsi, bensì trattato con sufficienza, dall'alto in basso, come una appendice del proprio essere poco utile e non valida per la conoscenza. Poco importa che le risposte così prodotte dalla testa razionale in nulla rispettino e rispecchino, che non concordino col proprio intimo vero, che perciò risultino spiantate e fuorvianti, infelicemente discordi da sè, dalle proprie vere necessità, potenzialità realizzative e interessi, tutto ciò passa via ignorato, ciò che persuade è che siano rese valide dal buon accordo e dal sostegno del pensato comune. Dove invece si crea il contatto e si ricerca l'unità dialogica  col proprio intimo, l'orizzonte muta, diventa necessario, oltre che appassionante, scoprire ogni cosa in unità con la propria interiorità, cercando le proprie risposte e ben fondate sulla propria esperienza e capacità di visione. Senza impazienza in questo caso, perchè per vedere da sè, per esplorare la vita, senza corsa cieca e impazienza risolutiva, senza smania di dare prova di essere bravi e all'altezza nel paragone con altri,  serve attenzione, pazienza e desiderio autentico di conoscenza. Diversamente la vita, la propria vita diventa una partita da giocare con regole date da rispettare, dentro cui caricarsi di aspirazione e trarre soddisfazione nel dare prova di prestanza e di buona e valida capacità di funzionamento. Con la persuasione che tutto sia già ben definito e che quello preso in prestito e a riferimento da mentalità e da prassi comune sia il luogo reale e realistico in cui darsi da fare, in cui spendersi per giocare la partita della propria vita, si finisce per andare via da sè, dimentichi di se stessi e dell'aspirazione a trarre da sè le ragioni, la scoperta del senso e degli scopi della propria vita.