lunedì 21 aprile 2025

L'insicurezza

E' spesso oggetto di preoccupazione, è vista come un deficit cui trovare possibilmente pronto rimedio. Si pensa che sia non solo augurabile ma anche normale non averne. L'insicurezza fa invocare subito il possesso del suo opposto, di una determinazione, di una fiducia in se stessi salda, di una capacità di scelta senza tanti tentennamenti o difficoltà di capire e definire l'obiettivo da perseguire, la cosa da fare. Si vorrebbe essere operativi nel modo più efficace, si vorrebbe essere assistiti e sostenuti da dentro da ben altro che da ciò che pare solo un equipaggiamento interiore scarso e sgangherato. Si vogliono dettare le regole al proprio intimo, facendo appello alla presunta normalità, portando a sè l'esempio degli altri che parrebbero ben più sicuri. Ci si strugge, ci si spazientisce, ci si lagna per la malasorte di essere infelicemente combinati. Si recrimina, si vanno a cercare le cause e le responsabilità in chi, a proprio giudizio, non ha favorito, incoraggiato, alimentato la fiducia in se stessi, in chi anzi l'ha osteggiata, minata, compromessa, in chi non ha dato l’esempio di un approccio fiducioso e sicuro all'esistenza e ha messo in campo troppi timori di sbagliare, in chi viceversa ha proposto come ineludibile un modello inarrivabile, al cui confronto non si poteva che sentirsi e vedersi inadeguati, incapaci, perdenti. Tutto si cerca di spiegare pur di recriminare su quel proprio modo d'essere che pare solo una dotazione sbagliata e fallimentare. L'educazione ricevuta è il principale imputato. Sempre a vedersi oggetto di questa benedetta o maledetta educazione e mai soggetto della propria vita, in grado di scoprire da sè cosa significa questo e quello, cosa valgono davvero e perchè, avvalendosi del proprio sguardo, trovando da sè risposte, traendo da lavoro su di sé e sulla propria esperienza criteri di valutazione e guide, nutrendo da sè la propria crescita, la propria capacità di condursi. Entriamo così nel merito dell'insicurezza, tutt’altro che dotazione malmessa da mettere in conto a cattiva natura o agli apporti esterni manchevoli e distorti, ma segnale onesto e attendibile di ciò che abbiamo portato autonomamente a maturazione, senza farcelo dire e dare. E' il termometro della autonomia sviluppata, coltivata, fatta crescere. Non solo, ma così stupida e da prendere a calci l'insicurezza non è, se segnala che prima dell'agire c'è il pensare, il veder chiaro, il tener conto della necessità di orientarsi, di sintonizzarsi con le incognite presenti, perchè non c'è mai nell'esperienza nulla di scontato se non nella testa che si intestardisce nella pretesa di sapere già. Vanno cercate ogni volta le basi di intesa con se stessi, va rispettata e onorata la necessità di comprendere le ragioni di ogni scelta, le implicazioni presenti, i perchè di ciò che si cerca e che si vorrebbe perseguire. La sicurezza come dispositivo e modo di funzionare a pronto uso, a prescindere e senza tener conto delle necessità che ho detto, è una pretesa discutibile, da fare oggetto di attenta e proficua riflessione. Oggi le tecniche per allenare e irrobustire la forza di determinazione, la fiducia in se stessi con la promessa di fare il proprio bene e di procurare il proprio vantaggio di riuscita, tecniche del rendimento e della prestazione, hanno sempre più largo mercato. Discendono da una mentalità e da una visione dell'uomo appiattito e risolto nella meccanica della prestazione, riducendo le sue aspirazioni alla brama di riuscita, dove la riuscita segue la traiettoria del successo, del perseguimento di ciò che riscuote plauso, consenso e considerazione, che ottiene questo premio. E’ la tanto agognata e ben gradita sicurezza per chi, non certo disposto a riconoscerlo, illuso del contrario, è incline a spingersi avanti eteroguidato, per chi ha gia assunto belle che pronta e come certa la definizione di ciò che va perseguito e dimostrato con merito. L'insicurezza, se ben intesa, può essere, da dentro è frapposta come freno e inciampo per questo scopo, un valido punto di partenza per cercare da sè ciò che si vuole favorire, se la corsa gregaria a inseguire la presunta normalità e il beneficio della riuscita comunemente celebrata come tale o se la propria ricerca di ciò che vale in stretto legame e accordo con se stessi, con la propria interiorità. E' la propria interiorità, è il proprio profondo che onestamente e saggiamente mette in campo l'insicurezza per segnalare il punto critico e nodale su cui riflettere e lavorare, per non perdere la testa, per riconsegnarsi il compito di capire ciò che va garantito e cercato per tutelare e favorire la propria crescita e realizzazione vera. La sicurezza che ha valore, che non si riduce a essere banalmente una posa da mostrare con prove di rendimento già tutte predefinite, la sicurezza che conta davvero come espressione di vera autonomia come capacità di autogoverno della propria vita, può essere solo frutto di attento e tenace lavoro su stessi. Se non si coltiva il proprio terreno non c'è sicurezza che abbia fondamento valido e senso, radice viva e scopo corrispondente a se stessi, a ciò di cui ci si riconosce portatori come individui, a ciò che profondamente si ama, senza questo c’è solo pseudo sicurezza trainata da emulazione di modelli, che si risolve nella ricerca, tanto affannosa quanto ingenua, della buona prova, della bella figura.

Nessun commento: