E' normalità, segue cioè un corso, tutt’altro che
insolito e infrequente, considerato e celebrato
come valido e normale, fondare la fiducia in se stessi sul dare prova secondo
un codice prestabilito e condiviso, è normalità riconoscersi valore nel
riscuotere apprezzamento, soddisfacendo aspettative e pretese, ricevendone in
cambio convalida, è normalità stare dentro la visione condivisa, nei suoi
confini, nelle sue argomentazioni, riducendo la propria libertà di espressione,
di pensiero e di critica nel dire la propria dentro e su argomenti e temi
predefiniti. Gli elementi costitutivi più importanti della propria personalità,
della conoscenza di sè, della scoperta della propria identità e della
formazione e dell'esercizio del proprio pensiero, si formano su queste basi, in
appoggio a altro che suggerisce e detta e che in cambio della buona resa
certifica, apprezza e garantisce. Altro provvede a dare le guide. Assumerlo come guida e come autorità garante
facilita, dà immediate soluzioni e soddisfazioni alle necessità di conoscenza, di scoperta di significati e di scelte di indirizzo della propria vita, ma, anche se su questo
cala “normalmente” il velo dell’inconsapevolezza, devia da sé, esautora se stessi dalla
prerogativa di vedere e di accertare da sè cosa sia valido e perché, altera
profondamente il processo di crescita personale. Il normale corso, su supporto
e guida presi da fuori, produce un processo di formazione e di crescita
personale apparente, nella sostanza infedele e fasullo, che di fatto si
sostituisce al lavoro di ricerca e di scoperta proprio e originale, il solo che
può escludere artefatti, che può garantire genuinità e corrispondenza,
concordanza con le proprie vere qualità e appartenenze, con le proprie
originali potenzialità. Il lavoro di ricerca e di conoscenza di se stessi fatto,
coltivato e generato da sè non è di immediata traduzione come lo è
disciplinarsi e dare prova, che richiedono solo capacità di adattamento, di
imitazione e di assecondamento di un che di già definito. Ammaestrarsi
certamente limita e mortifica le reali possibilità e necessità di crescita
personale, oltre a rendere bisognosi di attingere sempre da fuori risorse e
occasioni, dentro un legame di dipendenza che si autoalimenta. Il danno
sostanziale è di diventare riproduzione di altro anzichè capaci di autonoma
visione e di autogoverno nel comprendere e decidere le finalità congeniali
della propria vita e nel saperle perseguire. Creature d'altro non si può che
tornare a ogni passo a cercare in altro le guide, i sostegni, le conferme,
espropriati della capacità di concepire da sè e di avere nell'intesa con se
stessi in cardine e la bussola della propria esistenza. Il tutto costruito ad
arte e considerato non un che di alieno, ma trattato e difeso come se fosse
vero, come se fosse patrimonio e opera propria, non un artefatto, non un
sostituto di ciò che di originale e vero ancora attende di essere coltivato e
compreso. Se l’inconscio ha la capacità di vedere e di distinguere tra il simil
vero e l’autentico, se ha capacità di riconoscere il danno che ne deriva, la
rinuncia a sé e a generare e a far vivere qualcosa di proprio, è comprensibile
che intervenga e non certo per compromettere il proprio bene, ma per trarlo in
salvo. Il malessere interiore è il primo necessario passo per scuotere
l’edificio fasullo e l’inerzia nel tenerlo in piedi, per aprire una crisi che
vuole diventare occasione di presa di coscienza e punto di partenza per
invertire la rotta e aprire una stagione di rinascita vera in cui da sé e nel
rapporto con se stessi possa formarsi l’originale e non l’artefatto, perché torni
e si collochi saldamente nelle proprie mani
la guida della propria vita.
domenica 12 gennaio 2025
La normalità
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