mercoledì 13 dicembre 2023

Lo scudo

Di quante cose ci si fa scudo per difendere ciò che di se stessi non si vuole mettere in discussione! La critica che proviene dall'esterno può lasciare il tempo che trova. Se infatti a volte, direi raramente, è disinteressata e ben mirata, capace di toccare in modo appropriato punti nodali, di non essere giudicante, ma di stimolo alla riflessione, spesso invece non è libera da interessi di parte e di comodo di chi la pronuncia, conforme e di conferma al suo modo di pensare, perciò inattendibile come valenza critica, di fatto del tutto arbitraria. Altra cosa è la critica che proviene dall'interno, messa in atto dal proprio profondo. Purtroppo, visto il poco credito dato a tutto ciò che si sperimenta nell'intimo, nel sentire, nelle emozioni, negli stati d'animo, nelle spinte che si provano, considerati se non totalmente inaffidabili perlomeno non attendibili come intelligenza, in genere definiti viscerali, irrazionali, aggettivi usati come sinonimi di movimenti incontrollati, istintivi poco o tanto ciechi, privi delle capacità viceversa attribuite al pensiero razionale, che, a mente fredda, saprebbe garantire visione lucida, con queste premesse tutto ciò che accade nell'intimo non è compreso e valorizzato in ciò che dice, adeguatamente stimato nella funzione e nella capacità di critica, sempre diretta alla ricerca del vero, che sa e che vuole esercitare sulla propria esperienza e modalità di procedere. La critica che origina dall'interno dunque spesso non è riconosciuta come tale, oppure, quando si avverte che ciò che si frappone nell'intimo, sollecita dubbi, apre qualche crepa nelle proprie convinzioni, in ciò che si vuole credere e che ci si dice, è facilmente sminuita, messa in ombra o neutralizzata con qualche giro di ragionamento. E' un peccato, è una perdita non da poco, perchè è la sola critica che vale veramente, perchè affidabile, puntuale, intelligente, assolutamente priva di preconcetti e di arbitrarietà, così come di malanimo e di distruttività, viceversa risorsa preziosa e essenziale per la propria crescita. Proviene da una parte di se stessi che conosce al meglio e nell'intimo ciò che si è, che muove le proprie scelte, che è insito nei propri modi, ciò che li detta e che perseguono. Niente e nessuno ci conosce come il nostro profondo, che è presenza attenta in ogni momento del nostro procedere, della nostra esperienza. Non solo, la critica, gli spunti di riflessione e di ricerca offerti dal proprio intimo nascono da una capacità di visione che tiene conto non solo dell'immediato dell'esperienza, ma di una condizione di insieme, di un modo di procedere, di un assetto del proprio modo di stare in rapporto con gli altri e, che è l'aspetto più trascurato, con se stessi, che la parte profonda spinge a rendere riconoscibile, per comprenderne le ragioni, per averne più chiare le conseguenze e gli sviluppi. E' una critica che vuole portare alla presa di visione della verità, mettendo in crisi e in discussione convincimenti di comodo, alibi o vere e proprie mistificazioni costruite col ragionamento, che valgono a difendere e a ribadire idee su se stessi e convinzioni funzionali solo a proseguire sulle basi consuete. Nel corso dell'esperienza il sentire, ciò che interiormente si muove, interviene per aprire spazi di riflessione, per dare spunti di ricerca e di approfondimento, che spesso sono tenuti in secondo piano, non sono raccolti o che, se fatti oggetto di considerazione, sono distorti nel loro significato, piegati nell'interpretazione applicata col ragionamento a dare solo convalida, a sostenere e a consolidare idee su se stessi e sui propri propositi, che non si vogliono mettere in discussione. L'orizzonte, l'idea di ciò che va perseguito rimane quello predefinito e che va a senso unico nel verso di una rincorsa dell'adeguamento ai criteri di valore e di normalità vigenti, per non rimanere indietro, per non perdere occasioni di buona riuscita e prestazione, per non compromettere legami dentro cui c'è più l'istanza di tenere assieme ciò che conviene, che ci si vuole tenere stretto e fruibile, che desiderio di verità, che desiderio di offrire a sè e all'altro sincera presenza, anche perchè di sè non si è ancora compreso nulla di vero, di attendibile. Non ci si è spesi per questo scopo, l'interesse prioritario è stato e continua a essere la riuscita, il mantenimento di posizione, anche perchè l'affaccio sulla verità pare azzardato, persino temuto. Pseudo verità di volta in volta rabberciate col ragionamento, in qualche modo rafforzate tengono banco e, un pò per inerzia e un pò per spregiudicata convenienza, le si tiene in auge. Lo scudo entra in opera e pare essere valida difesa dei propri interessi. L'inconscio, il proprio inconscio, è l'unica presenza discorde, che non si accorda col disegno di tenere su e di far valere l'ignoranza del vero. La verità richiede coraggio, vuole passione nuova, passione di conoscenza, di ricerca di intesa profonda con se stessi e non di conservazione. Dal sentire arrivano le note discordanti, le sensazioni inattese, gli imbarazzi, le esitazioni e gli impacci, le strane note di umore imprevisto, l'ansietà improvvisa, la caduta di interesse, la fiducia in se stessi che scricchiola e declina, note tanto sgradite quanto sapienti, tutt'altro che insensate o negative, note discordanti rispetto a ciò che si vorrebbe credere e ottenere, che cercano nuovo accordo all'insegna di guardare con più attenzione dentro l'esperienza, di mettersi allo specchio, di conoscersi  in modo trasparente, di comprendere non la superficie ingannevole, ma il nucleo vero delle proprie scelte e espressioni, per mettere in luce ai propri occhi il proprio modo di procedere, ciò che lo determina, la direzione in cui porta. Nei sogni l'inconscio si spende al meglio per dare impulso e per fornire guide per capire in profondità se stessi, per comprendere ciò che è in atto nel proprio modo di procedere e ciò che va costruito per non essere passivi a rimorchio di pensiero, di attribuzioni di significato e di valore, di perseguimento di scopi già definiti e imperanti, per mettere al primo posto e per compiere passi nuovi nella ricerca e nella presa di visione del vero, nella scoperta di ciò che è autenticamente e originalmente proprio. Nuove scoperte quelle guidate dall'inconscio nei sogni di tutt'altro peso e valore rispetto a quanto prodotto e messo in campo dal proprio pensiero abituale di cui cominciano a evidenziarsi i vuoti di comprensione vera e fondata, gli artifici e le costruzioni di comodo, pensiero razionale di cui ci è sempre valsi e che, a dispetto del credito che gli è stato dato come garante della propria capacità di capire e di condursi, si scopre, non senza difficoltà di ammissione, aver garantito a se stessi in realtà solo il proprio stare al di qua del vero. La critica che proviene da dentro se stessi purtroppo è spesso ignorata. Anche se non manca in molti la percezione della fragilità dei propri convincimenti, della loro inattendibilità, della necessità di una conoscenza più approfondita  e fondata di se stessi, il rinvio e il riaccredito dato a ciò che è abituale continua a prevalere, per non perdere posizione, per non darsi un incomodo di scoperta di verità, che pare così impegnativo, che non dà garanzie di quieto vivere e procedere. Non deve stupire se l'inconscio fa allora ricorso, come in non pochi casi accade, a soluzioni più incisive. Il malessere, l'esperienza interiore tribolata e sofferta vuole allora esercitare un forte richiamo a guardare dentro se stessi, vuole creare terreno interiore vivo, di più forte presa, su cui stare, da cui non evadere facilmente, dentro cui riconoscere la necessità di occuparsi di se stessi, di capirsi, di conoscersi, di vedere chiaro. E' un invito, una pressione decisa del profondo che a volte trova ascolto e felice corrispondenza, che in non pochi casi invece non incontra la disponibilità a desistere dal proposito di tirar dritto e di tornare a imbracciare lo scudo di autodifesa, che dice che nulla va messo in pericolo e in discussione, che il malessere va debellato e messo possibilmente a tacere, autodifesa che in realtà rischia di garantire e tutelare soltanto la propria lontananza da se stessi. 

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