domenica 3 dicembre 2023

La grande seduzione

Quanto è seducente affermarsi e ben figurare agli occhi degli altri, riscuotere apprezzamento, riconoscimento di valere! E' tale l'entusiasmo che suscita che è completamente omesso, non visto, nemmeno messo in possibile conto, che tutto questo credito di valore personale sta in piedi solo a condizione di offrire al palato altrui ciò che piace, che gli è gradito e che, a sua volta, sta nel gusto così come nella testa altrui a partire da un ossequio e dal dare passivo seguito a stime e a giudizi di valore  presi in prestito da senso comune e dati per scontati. Un circolo vizioso, dove ciò che circola appunto è solo il consenso, il mancato pensiero proprio, fondato su esperienza, riflessione e scoperta autonoma di significati e comprensione di ciò che vale, vedendone con i propri occhi il fondamento, il suo perchè. Basta davvero poco per rendersi contenti e persuasi che il riciclo di preconcetti belli e buoni sia moneta spendibile preziosa, affidabile. Capita così che una parte tanto scomoda di se stessi quanto intelligente e saggia, tanto impertinente quanto appassionata alla verità, che sola può spingere e guidare a rendersi liberi e cresciuti, non dia manforte alla celebrazioni degli allori, che viceversa ci metta lo zampino per rendere tangibile che l'edificio del successo, dell'autoaffermazione nei modi e sulle basi dette prima, non sta su, che se sta su lo fa solo poggiando su basi di ingenuità e di credulità imbarazzanti quando viste da vicino e lucidamente. Non aprire gli occhi implica portarsi dietro l'idea che la propria vita stia realizzandosi, quando tutto si regge su conferme esterne a loro volta tutt'altro che intelligenti e fondate su capacità autonoma di giudizio. L'inconscio, la parte che diverge e non dà manforte, è spesso la sola parte dell'individuo che ha intenzione e capacità di vedere oltre la patina bella fatta di illusioni, è la sola parte dell'essere che non dà tregua, che cerca di aprire falle, di dare spunti per capire, per aprire gli occhi finalmente. L'inconscio è il guastafeste che nello svolgersi dell'esperienza mette ostacoli, che a volte mette il freno, l'intralcio di una ben sgradita ansietà, di un impappinamento, di una amnesia improvvisi, di un malumore inaspettato, di una caduta di interesse e di entusiasmo che paiono incomprensibili, di un imbarazzo improvviso che sotto lo sguardo esaminante altrui pare il peggio da mostrare. L'inconscio fa vedere da un lato quanto quello sguardo altrui, così cercato e ben gradito quando applaude, è così tanto temuto quando rischia di decretare l'insuccesso, la magra figura e dall'altro, non solidarizzando e anzi mettendo intralci e freni alla foga della buona riuscita, vuol far capire che c'è qualcosa che conta di più della buona o perfetta riuscita. Cosa può valere di più?  L'inconscio non ha dubbi, ciò che vale e che è all'altezza dell'essere individui, dell'essere umani compiuti, è prima di tutto aprire gli occhi, primo passo, tanto importante quanto impegnativo e anche non immediatamente piacevole, per prendere visione della condizione dipendente, pur ben addobbata e travestita da capacità di autoaffermazione, in cui ci si è incastrati, una condizione, tutt'altro che matura e di cui compiacersi, come di bravi bambini impegnati a recitare bene e a produrre ciò che vale per meritarsi il ben volere e l'apprezzamento altrui. Lo scopo che ha in testa e in animo l'inconscio è di rendere ben visibile all'individuo il rischio di vendersi, casomai fino al termine del suo cammino di vita, eventualità non così remota, all'illusione di una vita ben spesa e realizzata prestando fede e facendo conto su ciò che altri e il pensiero comune considerano valere, per aprire la strada invece alla scoperta del significato, del fascino e della validità di una vita spesa per sviluppare pensiero proprio e autonomo, per far vivere ciò che, in unità col proprio profondo, si è riconosciuto da sè e con i propri occhi come valore da difendere e da realizzare.

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