sabato 12 luglio 2025

Le vicende interiori

Non è affatto facile capire le vicende interiori, particolarmente se complesse e inquiete. Prima di tutto si fa e spessissimo l'errore di applicare agli svolgimenti interiori una logica interpretativa e una lettura che sono a loro estranee, improprie. Ci si aspetta, si suppone che ciò che accade interiormente sia solo l’eco, la coda, il seguito passivo di ciò che si ritiene essere il senso delle cose come tenuto insieme nella propria testa. Si ha pretesa di tenere con la testa il comando esclusivo delle operazioni di pensiero e di indirizzo delle scelte e che tutto di se stessi debba muoversi al seguito. Se l’intimo di sé nel sentire non dà segni conformi alle attese, prontamente lo si considera segno di risposta insufficiente, inefficiente, non valida e non adeguata come si vorrebbe.  Tutto ciò che accade interiormente è ben altro in realtà e ha ben altra capacità e intento che di seguire le orme e i dettami della testa padrona, ma questo lo si ignora, implicitamente lo si esclude, con pretesa convinzione inossidabile che ciò che conta è ciò che nei ragionamenti si pensa e si argomenta e che il resto sia comunque subalterno e da gestire. C’è poi la tendenza a fare uso, a esaltare le emozioni che hanno buon gradimento e che godono di apprezzamento comune, a indurle, a porle a rimorchio e al traino di circostanze (ad esempio un luogo, una vista chissà quanto incantevole e irresistibile, oppure una situazione che si pensa non possa che commuovere o altro) o di fonti ispirative, come la visione di un’opera d’arte, assistere a una rappresentazioni teatrale o cinematografica, come l’ascolto di una musica, la lettura di un libro o simili, che avrebbero capacità di suscitare e accendere emozioni, come se ce ne fosse necessità, come se il sentire spontaneo fosse poca cosa e ci fosse necessità di animarlo, guidarlo e  sostenerlo per farlo entrare in bella vibrazione, perchè dia il meglio di sé, perché caldamente prenda forma e si manifesti. Contrariamente e ben diversamente dal pensato comune, ciò che si propone interiormente nel sentire, spontaneamente, senza trucchi, manipolazioni e incentivi, davvero in modo spontaneo e autonomo, quando rispettato, correttamente inteso e fedelmente compreso, si rivela essere ben altro e avere ben altro peso, valore e capacità rispetto a ciò che gli assegna il preconcetto usuale e ricorrente. Ben diversamente dai limiti che si suppone lo caratterizzino, lo si considera infatti componente a volte deludente e senza pretese  se poco vivace e affatto appagante, altre volte, se più acceso e incalzante, irrazionale e viscerale, non affidabile in termini di intelligenza e di capacità propositiva, il proprio sentire, il corso delle intime sensazioni e stati d’animo, è viceversa capace, ben guidato dalla parte profonda della propria psiche, di dare contributo e guida intelligente per comprendere ciò che la testa, scissa dal sentire, non può e non sa  intendere, alimentata com’è nei suoi ragionamenti dal pensato comune, condizionata  com’è da interessi di conservazione e di conferma dei suoi convincimenti soliti. Il sentire sa dare testimonianza viva di verità intime, verso cui lo sguardo abituale non cerca e non si dirige, riguardanti lo stato del rapporto con se stessi, l'orientamento e il modo di farsi interpreti della propria vita, il grado di maturità vera, di autonomia raggiunte, la corrispondenza con se stessi di ciò che si persegue o segue. Sono verità tutt’altro che di poco conto per chi non voglia procedere a testa bassa o dentro convinzioni mai verificate, sono verità solitamente ignorate e trascurate, rese vive e tangibili proprio dentro e attraverso stati d'animo,  vissuti, che di continuo offrono base viva di comprensione e di ricerca, che solo un autentico sguardo riflessivo (che non c'entra nulla con la riflessione comunemente intesa e praticata, che è tutto un ragionare sopra e sul conto di esperienze e momenti interiori di cui non si riconosce il volto, che non si lasciano parlare) può avvicinare e gradualmente cogliere. Lo sguardo razionale non sa nè raccogliere nè concepire una simile proposta, abituato com'è a far da solo, senza vincolo e senza aderenza stretta al sentire, a commentare e non a ascoltare, a definire e non a riconoscere ciò che il sentire dice e rivela. Prevenuto com'è, supponente, perchè pensa di aver già nel suo bagaglio la comprensione, impaziente, perchè non sa reggere la tensione del non vedere già e del non sapere subito o presto, poco o nulla duttile e accogliente, perchè rigidamente attaccato a idee e a principi di coerenza formale e di normalità, imbevuto di a priori, di significati presi in prestito dall'uso comune, fondamentalmente incompresi e semplicemente replicati, incline a spiegazioni lineari di causa e effetto, il pensare razionale non ha certo l'animo e la stoffa per entrare in rapporto rispettoso, utile e fecondo col sentire. Ciò che accade interiormente vuole far vedere da vicino la propria condizione, i propri modi, vuole illuminare complesse relazioni intime. Solo con uno sguardo riflessivo portato su di sé, solo guardando negli occhi, come in uno specchio, il proprio sentire e riconoscendo cosa vuole comunicare e dire, ci si può accordare col senso e con la proposta di ciò che di volta in volta si rende vivo e presente interiormente, viceversa l'attenzione sempre portata all'esterno, l'abitudine a riferire tutto ciò che si prova a relazioni concrete con altro e con altri non può permettere di cogliere, di capire il senso dell'esperienza interiore. Se ad esempio l'ansia cresce non è per debole capacità di procedere e di avanzare con sicurezza nel rapporto con l'esterno, sempre inteso come unica realtà di riferimento e assoluta, ma per testimoniare la fragilità di ciò che fa da base d'appoggio al proprio modo di stare al mondo e di procedere, dove manca l'essenziale, dove manca tutto ciò che gli faccia interiormente da fondamento valido, che lo renda affidabile e saldo. Senza unità con tutto il proprio essere, senza capacità di ascolto e di dialogo con la propria interiorità, senza conoscenza di se stessi, aperta e approfondita, non addomesticata alle proprie pretese e condizionata da convinzioni di comodo, non può esserci base salda e affidabile. Lontani dal proprio intimo e senza intesa con se stessi, senza aver compreso nulla, aggrappati solo all'agire e al ragionare spiantato, supportato da luoghi comuni, da convincimenti senza conferma interiore e sfasati rispetto al proprio sentire, come si può pretendere di starsene quieti, che non suoni l'allarme, a causa di una dotazione nel vivere, di un equipaggiamento nel procedere scadenti e lacunosi, dell'inconsapevolezza di ciò che si sta realmente facendo di se stessi, di ciò a cui ci si sta nel tempo destinando?

Nessun commento: