mercoledì 31 gennaio 2024

Il rischio di travisare

Non è sempre facile accettare ciò che si vive interiormente, condividere con se stessi ogni passo compiuto, soprattutto ciò che di ogni passo è la traccia viva, ciò che il proprio sentire testimonia, spinge e guida a riconoscere come il  vero di quel momento dell'esperienza. L'interiorità, l'inconscio che ne è l'ispiratore e l'anima, dà risalto a ciò che è sinceramente coinvolto di sé nell'esperienza, a ciò che è importante mettere a fuoco e riconoscere, avvicinare e comprendere. La forma può essere spigolosa, ardua, anche se mai esagerata, sconsiderata o impropria rispetto a quanto di vero vuole rendersi tangibile e riconoscibile, talora è acutamente dolorosa, altre volte è così stringente, assillante e imperiosa da far risultare quella situazione interiore quasi intollerabile, da essere vissuta come ostile e minacciosamente lesiva verso sé e i propri interessi. La risposta a una simile situazione interiore è spesso di allarme, di tentata fuga, non di rado di rigetto, di squalifica e di invalidazione come abnorme e assurda. Spesso la lettura dell'esperienza interiore disagevole e sofferta è preconcetta e incapace di cogliere l'intento e il senso vero di ciò che l'interiorità con quel sentire vuole indurre a capire e a portare a compimento. Al primo posto si impone l'istanza di risolvere, di dissolvere il disagio, di approntare rimedi a ciò che è visto come uno stato negativo, una condizione da superare. L'incapacità di reggere la tensione condizionata non poco dall'idea che vada procurata prima di tutto a se stessi un'uscita liberatoria, mette facilmente al primo posto l'esigenza di agire, di risolvere, anziché quella di fermarsi per riflettere, cioè per guardare bene dentro le tracce vive e la consegna del sentire, che per quanto doloroso e fitto di disagio, vuole portare a vedere, a aprire gli occhi su ciò che più coinvolge se stessi, a scoperte di verità, sinora ignorate, su cui sensibilizzarsi e coinvolgersi, su cui lavorare. E' frequente l'errore di dare una lettura distorta di quanto interiormente angustia e inquieta, mettendo in primo piano l'esterno e gli altri, più o meno direttamente messi in gioco o volutamente tirati in ballo muovendo da quel sentire, considerandoli fondamentali parti in causa, parti responsabili o referenti principali, non capendo che l'intento dell'interiorità è di portare lo sguardo su quanto di se stessi è coinvolto e che è ora di mettere in primo piano, di riconoscere. Frequente è invece dare priorità alla necessità di intervenire sul piano esterno, con l'idea, così facendo, di porre mano e riparo alle questioni, con la conseguenza di fraintendere, di non capire cosa realmente quel movimento interiore vuole segnalare rivolto, indirizzato a sé, con la conseguenza di non capire nulla di utile e fondato, di tornare viceversa a impegnare se stessi in modi e modalità tutte di vincolo e di impegno verso altro e altri. Il rischio, anzi la fatale conseguenza, è di riconfermare, assieme ai soliti riferimenti e schemi di giudizio, le stesse modalità e vincoli, spesso tutt'altro che felici, di cui si è ben poco consapevoli di ciò che sono e che implicano. Sono spesso espressione di legame e di investimento dipendente su altro e su altri, che coincide col mancato investimento, che richiede dispendio di energie e paziente lavoro su se stessi, su crescita propria, su ricerca e sviluppo dentro sè di ciò che, preso da fuori e da altra fonte, destinato fatalmente a essere solo un compenso e un sostituto improprio, risulta di più facile e immediata acquisizione. In qualche modo incorporato o fatto vivere come proprio un simile sostituto di bene essenziale ottenuto in legame con altro che lo garantisce, è fatale che tenga vincolati al mantenimento del legame, vivendo come sciagurata oltre che insopportabile la sua perdita, a meno di trovare pronta sostituzione o ripiego in altro. Proprio per la priorità data ai legami esterni e a quanto si pensa possano o debbano dare o viceversa negare e tradire, tenendo lo sguardo e le aspettative tutte rivolte all'esterno, non è poi raro che le risposte al disagio puntino su cambiamenti, anche radicali, di situazioni concrete, pensati come  risolutivi e a sé favorevoli, siano essi di rottura con circostanze e luoghi, con situazioni di lavoro e abitudini, che di rottura di legami interpersonali e affettivi, con indispensabile pronta sostituzione con altri legami e punti d'appoggio, o di loro precipitoso restauro e recupero, perchè non vada persa la presa su ciò e su chi è diventato di vitale sostegno. Sono cambiamenti e interventi che, ben lungi dal produrre il nuovo, non mutano la sostanza di ciò che è messo in gioco di se stessi, anzi che la mantengono tale e quale, finendo solo per illudere di aver dato risposta congrua e efficace, di aver prodotto con rapida esecuzione un reale cambiamento valido e confortante o di aver messo in atto un provvedimento di consolidamento utile. Queste risposte, oltre a risultare velleitarie e sterili, di fatto chiudono la strada alla possibilità, attraverso un ben più maturo e ben diversamente proficuo impegno di ricerca, di generare, in ascolto e in dialogo con la propria interiorità, lavorando con fedele sintonia con quel sentire arduo e doloroso, chiarimenti su se stessi e sui propri modi di procedere e di condurre le proprie scelte e la propria vita, su nodi decisivi mai in precedenza riconosciuti e compresi, conquiste di pensiero e di consapevolezza nuove, fondamento necessario di scelte e di nuovi propositi, finalmente lucidi di verità, ben fondati e coerenti con se stessi. E' frequentissimo e non solo per  iniziativa e per lavorio proprio abituale, ma non di rado anche dentro un'esperienza di psicoterapia, fraintendere la proposta interiore, mettendole sopra letture e risposte, interpretazioni e spiegazioni, che, anziché raccogliere l'originale e il vero della proposta interiore, danno, pur con l'illusione o la pretesa di aver spiegato e chiarito, il via al ritorno e al consolidamento di modalità di sguardo, di pensiero e di risposte solite, che mettendo in primo piano l'esterno, altro e altri, vanno con lettura univoca a chiudere la ricerca nel recinto del consueto, ribadito come scontato. Va persa così la possibilità di presa di coscienza nuova, che richiede, con un cambio di prospettiva consona a ciò che l'esperienza interiore vuole suggerire e promuovere, di mettere al centro dello sguardo se stessi, i propri modi di procedere, le proprie responsabilità nel condursi. L'alternativa in gioco nel modo di trattare la propria esperienza interiore è tra infilarsi e incastrarsi nel solito recinto di pensiero e di attese che vedono sempre altro e altri avere la priorità come causa e come soluzione, e recuperare invece visione vera e centrata su di sé, lavorando su ciò, decisivo e centrale, che si fa di se stessi, andando alla scoperta di ciò che si ignora e non si conosce di se stessi e in primo luogo della parte intima e profonda, mai considerata e riconosciuta nel suo valore, in realtà essenziale per la capacità che ha, se ascoltata e compresa in ciò che dice nel sentire anche se arduo, di aprire strade, percorsi di conoscenza e sviluppi di pensiero completamente nuovi e originali, consoni a sé e validamente liberatori dai luoghi comuni, dagli eterni ritorni all'uguale, anche se riverniciato e rianimato da apparente linfa nuova. Ciò che si sente e che si svolge dentro la propria vicenda interiore è senza esclusioni, anzi nelle parti più difficili con un più di capacità di far fare passi avanti di conoscenza e di crescita personale, il mezzo e il veicolo per capirsi, unitamente e di concerto con i sogni, che nel promuovere e guidare la conoscenza di se stessi hanno un ruolo fondamentale e imprescindibile. Se dunque c'è un modo, il più frequente, che, nel rapporto con l'esperienza interiore,  spinge a senso unico il discorso, la ricerca di spiegazioni e di soluzioni, in perenne appoggio e vincolo all'esterno, e che, seppure con la promessa di risolvere e di rinnovare, riporta dentro la visione, l'orizzonte e gli intenti abituali, ce n'è un altro, da imparare a conoscere e a praticare, fortemente promosso dal proprio profondo, che invece impegna all'ascolto attento e fedele e alla valorizzazione di tutto ciò che il proprio intimo propone, alla condivisione con la propria interiorità della ricerca del vero di se stessi, essenziale per fondare la propria libertà e autonomia di pensiero e di realizzazione.

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