domenica 8 ottobre 2023

I sogni son desideri?

E' proprio vero che i sogni sono desideri? Mi riferisco ai sogni fatti dormendo. E' idea diffusa, seguendo le orme del pensiero psicoanalitico originario freudiano, che i sogni racchiudano, che diano espressione a desideri non riconosciuti o non ammessi dalla parte conscia, desideri dunque insoddisfatti. Sono facilmente intesi come desideri traducibili in cose o iniziative o modi cui sinora sarebbe stata negata aperta ammissione e soddisfazione. E' proprio questo che i sogni vogliono portare a far emergere?  C'è in realtà un desidero di fondo non riconosciuto dalla parte conscia, che ne fa e di cui farebbe volentieri a meno, che non considera affatto necessario e irrinunciabile. E' il desiderio di fare chiarezza, di cercare il vero di se stessi e del proprio modo di interpretare la propria vita, di condurla. La parte conscia, malgrado non ignori del tutto le fragilità o le incongruenze del suo modo di pensare, di pensarsi e di procedere, cui mancano basi salde, cui non si fa sentire la convalida e il sostegno della parte intima, che spesso nelle sensazioni e negli stati d'animo che ingenera non dà conferma e solidarietà a quanto essa persegue e a come se la spiega e se la racconta, non ritiene sia il caso di dubitare più di tanto dei suoi convincimenti e propositi. La parte conscia cui l'individuo si affida, ritenendola la più capace, non ritiene sia necessario e prioritario dare rilievo e soddisfazione all'esigenza, al desiderio di vederci chiaro, per accertarsi con scrupolo e apertamente dello stato delle cose della propria vita, con piena disponibilità a mettere la ricerca della verità al primo posto, per non correre il pericolo di procedere ciecamente o illusoriamente, per non rischiare di commettere errori capitali circa la comprensione e la realizzazione dello scopo della propria vita. L'inconscio sul desiderio di fare chiarezza, di aprire gli occhi, di evitare l'illusione e il fraintendimento, il rischio di muoversi a rimorchio di idee e di ideali presi in prestito da esempio e da mentalità comune, di proseguire più preoccupati di darsi conferma, di rinforzare e di blindare i convincimenti soliti e persistenti che di interrogarsi e di capirsi nelle proprie scelte e responsabilità,  senza alibi, senza impiego di schemi di preconcetti e di sentito dire, su questo desiderio l'inconscio c'è e non demorde. L'inconscio non fa altro che sollecitare la presa di visione di cosa c'è nel proprio modo di pensare abituale e di procedere, di cosa gli fa da appoggio e con quale intento, sollevando il velo della falsa coscienza, dei pensieri che razionalmente chiudono e non svelano, che valgono più a darsi conferme che a chiedersi cosa si sta dicendo, in forza di che cosa, con quale vera e fondata comprensione e per ottenere quale scopo. L'inconscio è attentissimo a mettere le cose in chiaro, a far riconoscere le falle del sistema di pensiero di cui ci si fa forti, non con spirito inquisitore o per far male, ma per trarre in salvo, per affrancare lo sguardo dell'individuo dalla passività, dall'inerzia del dire sempre, gira e rigira, le stesse cose, del non chiedersi mai cosa ci sia davvero dentro la propria esperienza e cosa sveli di se stesso. L'inconscio ben svela all'individuo che non ha possibilità e mai avrà capacità di vedere, fino a che starà, come gli è abituale, arroccato nei ragionamenti, alla larga dal suo sentire e da ciò che gli si muove interiormente, che diversamente dalle congetture razionali, dice e dà traduzione,  rappresentazione la più fedele e fondata, la più affidabile del vero. Al sentire è tendenza assai diffusa dare poco peso o relativo, giudicandolo poco affidabile, tant'è che è ritornello dato per buono che per avere visione lucida è necessario tenere da parte le emozioni, il sentire. Quando finalmente ci si degna o si ha urgenza, se le cose interiormente si fanno inquiete o turbolente, di occuparsi di ciò che si sente, si tende, spacciandosela come riflessione, che di riflessivo non ha nulla, a mettergli sopra con la parte razionale spiegazioni e interpretazioni, anziché imparare a ascoltare e a farsi condurre e dire da ciò che l'intima esperienza ha capacità e intenzione di comunicare, di far vedere, di far toccare con mano e intendere. C'è anche chi si riconosce o si vede facilmente riconoscere familiarità col sentire, più spesso donne, si ritiene nel pensato comune per natura e per educazione tramandata, ma ci sono anche uomini che si attribuiscono spiccata sensibilità. In tutti i casi è da vedere quanto ci sia di apertura, di ascolto fedele e di valorizzazione di ciò che il sentire, quello autentico, senza filtro e selezioni, senza artefatti, vuole condurre a conoscere di se stessi e quanto invece ci sia di interesse e di tendenza a fargli dire ciò che piace, che si vuole credere e far apparire. L'inconscio in ogni caso, né si lascia dissuadere dalla presa di distanza e dall'arbitrio razionale, né si lascia incantare dai tentativi di rappresentarsi sensibili, ricettivi e profondi per proprio agio e vantaggio, a proprio uso e consumo. L'inconscio agisce senza discontinuità e parla, suggerisce e stimola la presa di visione e di consapevolezza attraverso il sentire che anima, attraverso emozioni e stati d'animo, spinte e freni che induce e che, passo dopo passo lungo l'esperienza, si fanno avvertire interiormente, di cui è promotore e regolatore, che sono terreno vivo, sempre e senza distinzione di sensazioni positive o negative, per portarsi vicino a se stessi e alla visione del vero. Magnificamente l'inconscio dice e suggerisce ricerca di consapevolezza e di puntuale verità  attraverso i sogni, preziose guide e insostituibili per conoscersi, di acume e intelligenza impareggiabili. I sogni sono sì desideri dunque, che si riassumono nel desiderio del profondo di far crescere l'individuo in consapevolezza, di coinvolgerlo nella passione per la verità, senza altro vincolo che questo.

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