venerdì 10 maggio 2019

L'ansia da dove origina?

L'ansia, come ogni espressione di disagio e di sofferenza interiore, origina da dentro di noi, è generata e modulata dal nostro profondo, non è certo un corpo estraneo o altro temibile che ci stia molestando, non è l'effetto o il seguito sgradito e sgradevole di cause, di traumi patiti, di situazioni esterne sfavorevoli, presenti o passate, come non è il sintomo di una patologia. Definire patologica un'espressione della propria vita interiore significa non comprendere che c'è una parte intima e profonda della propria psiche che, non concorde col proposito di rendere tutto scontato e di porre al primo posto come scopo la continuità del procedere abituale, interviene viceversa, interferendo anche vivacemente, agitando il quadro interiore, per indurre a calarsi nel vero, nella verifica del proprio modo di condursi, che casomai non è felicemente in accordo con se stessi, che è deficitario di scoperte di significato e di valore fatte in proprio, non prese da pensiero comune e ripetute o in qualche modo ricombinate col ragionamento, ma formate da sè e aprendo i propri occhi, lavorando su propria intima esperienza, scoperte che abbiano davvero capacità di fare da guida affidabile e da orientamento. Sono un bagaglio di conquiste essenziali di cui non si può essere privi se si vuole condurre autonomamente e in profonda sintonia con se stessi la propria vita, sono conquiste di cui spesso invece si è ancora totalmente privi. Tutto il nostro sentire, che certamente non si muove sul binario delle nostre previsioni e attese, ci informa di continuo di ciò che ci accade passo dopo passo e tende a portarci alla scoperta del vero, dei nodi e delle questioni importanti che ci riguardano, che sono ineludibili se vogliamo essere consapevoli e non affezionati solo alla continuità del solito e alla pretesa di una quiete che equivale a nasconderci a noi stessi. Se il quadro interiore è mosso un motivo c'è, si tratta di imparare a comunicare col nostro sentire, a ascoltarlo, a comprenderne il senso e l'intimo dire. Non serve ragionare sul conto di ciò che si sta provando costruendo spiegazioni che non tengono conto, che non si curano di ascoltare ciò che le emozioni e gli stati d'animo stanno dicendo, bensì è necessario imparare a riflettere, cioè a vedere cosa c'è nell'intimo del proprio sentire, cosa si muove, cosa dice, cosa rivela. Come mettendoci allo specchio possiamo, vedendo la nostra immagine riflessa, guardarci in volto e raccogliere dai nostri occhi quel che ci fanno capire di noi stessi, così con la riflessione possiamo vedere nei nostri vissuti, nei nostri stati d'animo, nelle nostre emozioni, anche le meno piacevoli e le più spigolose, cosa racchiudono, cosa svelano. Il nostro sentire è intelligente, è la forma più intelligente di cui disponiamo di capacità di entrare nel vivo della conoscenza di noi stessi. Come toccando percepiamo e riconosciamo le caratteristiche di un oggetto, così sentendo, provando emozioni tocchiamo nel vivo qualcosa di noi stessi che per intima viva esperienza possiamo cominciare a comprendere. Perciò dicevo all'inizio che l'ansia viene da dentro di noi e non è patologia, non è espressione di un guasto, di un meccanismo rotto, bensì voce della nostra parte profonda, di cui siamo dotati e di cui spesso siamo purtroppo ignari, è mezzo prezioso per avvicinarci a noi stessi, alla conoscenza di noi stessi. Zittire questa voce, combatterla come fosse nociva e patologica è una grossa svista e dispetto che si rischia di fare a se stessi. La psicoterapia potrebbe, anzi nel proprio vero interesse, dovrebbe essere il luogo in cui si impara, non già a correggere e a riparare presunti disturbi e  malfunzionamenti, ma a comunicare con se stessi, a comprendere ogni espressione del proprio sentire, nessuna esclusa, ansia compresa, nel suo significato originale, conquistando così non solo la consapevolezza che manca, ma anche l'unità piena con se stessi, con una parte intima di sè, sinora temuta e trattata con sospetto e diffidenza, tanto da giudicarne malate le espressioni che risultano spiacevoli e difficili, scoprendo che non è certo nemica o dannosa, anzi proprio il contrario.

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