martedì 21 agosto 2018

La propria strada

Quanto c'è nel malessere interiore che abbia a che fare con la conquista della capacità di aprire e di seguire fedelmente la propria strada? Tantissimo. Capita che, sia nel modo di leggere il significato della propria esperienza, che di intendere le ragioni e gli scopi della propria vita, ci si faccia portare e dirigere, spesso inconsapevolmente, da idee preconcette e da modelli comuni, che si incardini il proprio pensiero su schemi soliti e lo si muova dentro percorsi già segnati. Nulla però nella comprensione del senso di ciò che si sperimenta, così come nella scoperta dei percorsi da seguire e delle mete della propria vita, può essere dato per scontato e consegnato a visione e a regole generali e prefissate. Per fare salva la scoperta delle proprie vere potenzialità e ragioni d'esistenza, la comprensione e il perseguimento dei propri originali scopi è importante non andare a rimorchio di nulla, è essenziale conoscersi profondamente e trovare risposte dentro se stessi e consone a se stessi. Non si è soli, dentro di sè, nel proprio intimo e profondo il più valido e affidabile interlocutore, il miglior aiuto per capirsi, per capire. La vicenda interna, tutto ciò che accade e che si muove nell'esperienza interiore, è lo stimolo e la guida valida e sicura che può far recuperare a ognuno la capacità di entrare in sintonia con se stesso, di capirsi, di orientarsi. Può essere comodo e capita assai di frequente che farsi portare da idee e da esempi comuni, da modelli prevalenti sostituisca il carico della propria ricerca. Nel rapporto con la propria esperienza, se si vuole sviluppare pensiero autonomo, è fondamentale imparare a fare saldo riferimento al proprio sentire, che dell'esperienza sa rivelare le implicazioni e il volto più integro e vero. E' importante e decisivo trarre da lì risposte sincere e fondate, evitando di affidarsi a risposte confezionate col solo ragionamento, che, spesso tese a tutelare la propria immagine e la continuità dello stato presente, a darsi conferme e a porsi al riparo da rischi di instabilità e di perdita di consenso, aumentano la distanza da se stessi e dal vero. Darsi risposte non coerenti con se stessi, che non rispecchiano e che non sono in sintonia col proprio sentire, che offrono agio e rassicurazione, a volte o spesso omettendo chiarimenti stringenti e parti scomode e passando oltre, equivale a chiudere al confronto con se stessi, a privarsi della possibilità di capire, di conoscersi, di sviluppare conoscenza. Farsi persuadere e dirigere da altro nelle proprie scelte significa divergere da se stessi, non comprendere nell'intimo di sé le ragioni e il volto di ciò che ha valore per se stessi, che si ama e che si desidera far vivere, non trovare la forza e la passione di seguire la propria strada, optando viceversa per ciò che per senso comune pare più valido e conveniente. Se la modalità passiva di farsi condurre e sostenere nei propri ragionamenti e nelle proprie scelte da attribuzioni di significato e da idee preconcette, da giudizi di valore e di opportunità precostituiti, che anticipano e che sostituiscono le scoperte che sarebbe possibile fare ponendo a guida del pensiero e al centro del proprio sguardo il proprio sentire, è facilmente camuffata e equivocata come modalità attiva di pensiero e capacità decisionale, se i tentativi di accomodarsi con le abilità e con le astuzie del ragionamento il significato della propria esperienza e delle proprie scelte, sono spesso accreditati come affidabili e sinceri modi di capire se stessi, non sono di certo né equivocati né presi per buoni dalla parte di sé profonda, che non ignora, che non chiude gli occhi sul senso vero di tutto ciò che ci accade. La modalità passiva di procedere, di svolgere pensiero, che chiude gli spazi di ricerca propria e approfondita, che scambia il ragionato per il vero, profondamente non passa inosservata, non è sottovalutata nelle sue serie implicazioni, non è pacificamente accettata. Non per caso interviene con decisione la risposta interiore nella forma del malessere, che vuole segnalare il problema e evidenziare i punti critici del proprio modo di condursi, di stare in rapporto non aperto e non dialogico con la propria interiorità, spesso lontani e scissi dal proprio intimo sentire, senza possibilità e capacità dunque di esplorare e di riconoscere con i propri occhi il vero senza ipocrisie, senza veli e compromessi, senza forzature e distorsioni. E' questo un punto centrale, messo in risalto spesso da vissuti di ansia, che interiormente non danno tregua e che battono forte, non casualmente e non certo insensatamente, perchè, senza salda unità e corrispondenza col proprio intimo, senza il supporto e la guida della propria interiorità, si è, a dispetto di ciò che si vorrebbe farsi credere, deboli e sguarniti, in perenne stato di precarietà e di smarrimento, più confusi da ragionamenti che messi nelle tracce del vero, a rischio perciò di muoversi senza bussola e senza capire nulla. Senza capacità di  ascolto e di valorizzazione piena e fedele del proprio sentire, che accompagna interiormente tutta quanta la propria esperienza, si è privi infatti della  possibilità di vedere, di aprire il proprio sguardo, di accedere alla comprensione del senso, del vero, di fondare su questa la propria crescita e forza, la propria capacità di autogoverno, di concepire e di sostenere scelte davvero corrispondenti a se stessi e non ispirate e trainate da preferenze comuni e da modelli predominanti. Privi di guida interiore è fatale infatti che ci si rivolga e affidi, che si cerchi accordo con guide esterne, seguendone le indicazioni, obbedendo e disciplinandosi alle loro regole e postulati, facendo proprie le soluzioni che il modo di concepire comune e di condursi offrono. Senza ricerca aperta e propria, senza riflessione guidata dal proprio sentire, è fatale che ci si affidi a idee e a propositi illusoriamente propri e capaci di tradurre le proprie necessità e aspirazioni, ma in realtà imitativi d'altro, tenuti su e fatti valere più da senso comune e da autorità esterna che da personale intima profonda conoscenza e persuasione. Questo accade anche quando, sposando idee di cambiamento, collocandosi sul terreno della critica dell'esistente, dell'anticonformismo, delle posizioni e opzioni alternative, ci si illude di aver cambiato tutto, di essersi affrancati e di aver rotto i vincoli di dipendenza e di adesione al comune e prevalente. La parte profonda di sè non coltiva e non conferma l'illusorio, dà segnali di crisi, rompe gli equilibri, per spingere, senza indulgere alle scorciatoie e senza fare sconti, a verifiche attente, evitando di vedersi estranei a ciò che, contestato e messo sotto accusa, invece dentro sé è ben presente e tutto da capire, spingendo a vedere anche nel presunto nuovo quanto c'è ancora di dipendente da altro, da suggerimenti e da conferme esterne. L'inconscio vuole promuovere cambiamenti veri e frutto di presa di coscienza lucida e senza trucchi, senza omissioni di comodo, senza pretesi cambiamenti e progressi privi di sostanza e di fondamento. L'interlocutore interno, il proprio profondo è ben più attento e vigile, ben più capace di garantire stimoli di crescita vera di qualsiasi interlocutore esterno. Accade che, coinvolto da malessere interiore, l'individuo spesso si irrigidisca nell'autodifesa, che sia più incline a volersi ricondurre nell'alveo solito e conosciuto, a darsi conferme della propria sostanziale sufficienza, che a fermarsi a riflettere e a ripensarsi, che anzi spesso rivendichi con forza di eliminare il malessere, per tornare alla condizione precedente, come se quella fosse l'unica via di salvezza e promettente, l'unica modalità possibile e credibile, come se tutto della propria dotazione e modo di procedere  fosse a posto e il malessere fosse solo un incomodo, un freno, un intralcio maledetto. Chi ancora non ha cercato dentro sè le risposte, accogliendo le proposte e le guide del proprio profondo, non riesce a considerare possibile se non il già conosciuto. E’ inevitabile che, per conquistare autonomia e capacità di farsi fedele interprete di se stesso, ognuno debba compiere, con l'aiuto adatto, un lavoro su se stesso di trasformazione profonda, che segni prima di tutto un cambiamento di rotta, mettendo in primo piano e coltivando lo scambio e il dialogo con se stesso, con la propria interiorità. La propria interiorità offre l'occasione di prendere visione della propria dipendenza da altro, che, sostitutivo della propria conquista di visione e di consapevolezza, istruisce e guida, che offre risposte pronte e percorsi già segnati. Avvicinata e rivisitata dentro una riflessione attenta (spesso sono i sogni a guidare la ricerca proprio in questa direzione), l'abituale modalità di pensiero, illusoriamente intesa come capacità di pensiero proprio e indipendente, si rivela in realtà fatta di presa in prestito e di ricalco di idee e di attribuzioni di significato e di valore per nulla originate da esperienza, da ricerca e da comprensione proprie. Solo l'avvio deciso di un percorso riflessivo e di creazione di idee proprie, di scoperta di significati, alimentata dal dialogo con la propria interiorità, nutrendosi di ciò che il profondo sa dare, può rompere gli abituali vincoli di dipendenza da pensiero comune e da modelli prevalenti, la tendenza, anche dentro elaborazioni razionali che paiono ingegnose, alla riproduzione automatica di idee e di attribuzioni di significato convenzionali. Le vicende interiori, ciò che vive nell’intimo di ognuno sono il luogo della ricerca, sono il terreno fertile e prezioso, insostituibile della presa di coscienza e dell'avvicinamento a se stessi. Se corrisposta  da disponibilità a concedersi al sentire, anche se arduo e doloroso, da capacità di ascoltarlo, di intenderne voce e proposta, l’interiorità di ognuno sa dare le giuste guide per fare chiarezza, per uscire da modi impropri di pensare e di concepire la propria vita e il proprio essere, per entrare nel vivo della conoscenza, per liberare la propria progettualità, per comprenderne le ragioni e per investire sulle proprie scelte. Il sentire in tutte le sue declinazioni (non filtrato, senza discrimine e contrapposizione tra sentire buono e cattivo, bello e spiacevole, normale e anomalo) e i sogni sono la via maestra per capirsi e per capire, per trovare il proprio originale sguardo sulla propria vita, per comprendere, in modo vivo e fondato, non razionale e astratto, le sue ragioni profonde e vere, ciò che a partire dal profondo del proprio essere vuole vivere e fedelmente a se stessi. I maestri di vita esterni, ce ne sono a bizzeffe e di ogni tipo, le loro lezioni non hanno nulla a che fare con ciò che la propria interiorità sa dire e far comprendere. Maestro vero e affidabile di vita e di pensiero, consono e fedele a se stessi, è soltanto il proprio profondo. Va scoperta la sua grande affidabilità e capacità. L'analisi, quella ben fatta, è proprio questo che sa svelare e dare. La posta in gioco: aprire e seguire fedelmente la propria strada.

Nessun commento: