mercoledì 6 settembre 2023

Lo scopo non è il sollievo, ma il pensiero

Di fronte alla crisi, alla sofferenza interiore, la risposta data da chi la vive e spesso da chi si propone di offrire aiuto punta abitualmente alla ricerca del sollievo. La crisi e quanto si mobilita interiormente e non per caso, non per effetto di un guasto, ma per precisa volontà profonda, vuole indurre a aprire lo sguardo su di sè, a portare l'attenzione abitualmente rivolta all'esterno al dentro, a porsi in atteggiamento riflessivo, a aprire una non certo sbrigativa, vista la posta in gioco e la materia coinvolta, la conoscenza di se stessi e del vero della propria condizione, fase di riflessione, un tempo di impegno di ricerca, in cui ci sia mobilitazione di ogni energia per capire, per capirsi. Lo scopo è l'esercizio del pensiero, non per agire, per operare, per trovare soluzioni e adattamenti a situazioni concrete e contingenti o per arrangiare una spiegazione di tipo razionale, ma per vedere dentro se stessi e la propria esperienza, per cogliere il senso, rompendo con luoghi comuni, con spiegazioni di superficie o con vere e proprie omissioni di sguardo e di attenzione. Insomma c'è da impegnarsi per dare risposta a ciò che interiormente interroga la propria vita, il proprio modo di interpretarla e di condurla. E' giunto il tempo. L'interiorità, con il malessere interiore, non dà segnali di logorio e di cattivo funzionamento, nemmeno segnala il costo e le conseguenze della esposizione o del sovraccarico di fattori nocivi. Che si chiami in causa lo stress o si punti il dito contro  altro o altri più definito cui imputare la responsabilità di tutto il proprio disagio, la tesi vittimistica è comunque prevalente, tesi tanto confortante e comoda, quanto fuorviante e di intralcio alla conoscenza di se stessi e alla crescita personale. L'interiorità in realtà, attraverso il malessere, che esercita così forte presa, che non può essere ignorato, chiama a raccolta la propria attenzione e interesse per capire cosa di sè è stato finora dato per scontato e che invece ora è da dentro se stessi richiesto di chiarire, di conoscere senza approssimazione e soprattutto senza distorsioni, cercando con onestà e coraggio, senza veli, senza costruzioni di comodo, frutto di acrobazie o di sofismi del ragionamento, la verità di se stessi e del proprio modo di procedere. Il profondo è pronto a dare guida e sostegno alla ricerca del vero, fornendo attraverso il sentire la base e il terreno vivo, il più sincero e affidabile, per vedere e capire e attraverso i sogni le guide di ricerca più appropriate e consone. Il malessere interiore, anche nelle sue espressioni più difficili e sofferte, non è una minaccia ostile, non è il segno di una pericolosa fuoriuscita dal sano, ma è un richiamo che viene da parte di sè intima e profonda, è una voce e una traccia viva, mai casuale o insensata, per cominciare a aprire gli occhi, per avvicinarsi a sè, alla consapevolezza del vero, per non essere ignari e lontani da sè, portati da illusioni, guidati e regolati più da idee e da principi comuni che da visione propria e da fedeltà a se stessi. Si tratta di imparare a entrare in rapporto aperto e fiducioso e a intendere il linguaggio della propria interiorità, aiutati in questo da chi abbia capacità di offrire questo aiuto. Chi vive un'esperienza di sofferenza interiore tende però a considerarsi sovraccaricato di peso indebito, si vede vittima e bisognoso di essere sollevato, in diritto di vedere alleviata la propria pena e non è raro che trovi conferma in questo modo di considerarsi nei pareri di chi gli sta attorno e pure nelle proposte d'aiuto di terapeuti vari. E' ben lontano spesso dal voler fare proprio l'impegno di ricerca, dall'intendere che ciò che sta vivendo non è l'effetto di volontà nemica o la conseguenza di qualche malaugurato e casomai remoto trauma (al riguardo non mancano di certo teorie psicologiche e pratiche psicoterapeutiche che contribuiscono a dare credito a simili tesi) che l'avrebbe segnato fino ad oggi, dell'oppressione e della mortificazione provocate da  qualche accidente e fattore nocivo esterno, ma è l'espressione di una forte e chiara presa di posizione della sua parte profonda, che non vuole tacere e che vuole porre al primo posto la ricerca, la riflessione su di sè, il lavoro necessario per non procedere senza guida propria, senza cognizione, senza intesa e accordo con la totalità di se stesso. E' soltanto il pensiero, non quello sterile costruito razionalmente, ma quello autenticamente riflessivo, che raccoglie, ascolta e sa vedere ciò che il proprio sentire dice, svolto con pazienza e tenacia, ispirato e reso fecondo dall'iniziativa interiore, che è capace di trasformare il proprio essere e la propria visione, di alimentare la propria crescita personale, di rendere capaci di generare idee e scoperte di valore originali, profondamente sentite e comprese e non di imitare e assecondare tesi e modelli prevalenti, di rendere salda l'unità col proprio intimo, di essere la leva indispensabile di una nuova e davvero autonoma capacità di decidere e di procedere fedelmente a se stessi. Il sollievo, invocato come il miglior beneficio, viceversa lascia tutto intatto com'era, conferma e rafforza soltanto la disunione, il distacco e la fuga dalla propria interiorità e da ciò che propone, non di certo inopportuno o dannoso.  

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