Far vivere se stessi è l'impresa più avvincente e anche
la più difficile. E' la più umanamente ricca, perchè non risolve l'esistenza
nello stare al passo col movimento comune, nel riprodurne gli argomenti, i
modelli e gli ideali, nel cavalcarne l'onda, con più o meno ambizione di
distinguersi. E’ impresa che non aspira a dare al mondo la conquista
encomiabile, la prestazione da applauso, ma a generare, a far vivere e crescere
la propria originale creatura di pensiero e di progetto. E' avvincente questa impresa
perchè nel suo compimento ogni espressione è vera e non simil vera, non ha
anima artificiale, non trova linfa, nutrimento e appoggio in altro, la gioia è
vera, la passione genuina, il credo sa da quale intimo seme è nato. Nello
stesso tempo è impresa difficile e senza limiti impegnativa, perchè nulla è
risparmiato, nè fatica, nè dolore, ma ogni tribolazione interiore, ogni
proposta del sentire, mai ripudiata, anche la più difficile, è testimone e
fondamento vivo di un processo di creazione vera, che non trova e non cerca
sostegno, contropartita o consolazione in altro, ma che trova ragione, alimento
e forza unicamente nel rispetto e nella fedeltà a se stessi. Nel desiderio di
far vivere il proprio e autentico, nella passione, nella gioia di vederlo nascere
e crescere viene meno l'interesse e l'intento di strumentalizzare ogni
scoperta, ogni presunto passo di crescita, ogni conquista per riscuotere
l'apprezzamento e il plauso altrui. Viene meno questa necessità, altrimenti
inevitabile quando si dà compimento a qualcosa, che già all’origine è scelto e
plasmato per persuadere, per convincere lo sguardo altrui e per piacere, qualcosa
che, senza riconoscimento e gratificazione presi da fuor, non sta su, non
sembra raggiungere il suo scopo. Cadono i secondi fini, le aspettative e tutto
il lavorio per godere del beneficio dell'apprezzamento altrui, vengono meno i
tatticismi e i compromessi, ben altro prende vita, ben altra ricchezza, che non
richiede mercato e valorizzazione esterna. Non si è soli in questa impresa,
perchè la parte profonda del proprio essere non ha altro intento, altra
passione, altra lucida aspirazione che non sia quella di riconsegnare a sè la
vita e il pensiero, non ceduti a altra matrice e autorità, a altro uso che non
sia la ricerca del vero e nel fedele e pieno rispetto del corso interiore
naturale, di un modo proprio, da dentro se stessi sapientemente segnato e
regolato, di raggiungere la conoscenza di se stessi e di ciò di cui si è
portatori, senza prendere lezione da altro, senza l'attesa di farsi in qualche
modo confermare e ben volere, applaudire e gratificare. L'inconscio è maestro
di vita e di autonomia. Far vivere se stessi è quanto incoraggia e spinge a
perseguire e a amare, stimolando a lavorare sulla propria esperienza, a
impiegare la capacità di aprire lo sguardo e di formare con la guida del
proprio sentire non costruzioni razionali spiantate, ma pensiero vivo e
fondato, stando dentro e assecondando il proprio cammino interiore originale,
che è cammino di ricerca, coltivando le proprie scoperte, incessantemente,
senza piegare e strumentalizzare le proprie aspirazioni al conseguimento del
cosiddetto successo, inseguendo la prestazione meritevole e ripagata da considerazione
e plauso esterni e altrui. Il mio lavoro mi ha permesso e ancora mi permette di
aiutare l'altro a condividere con la sua parte intima e profonda il desiderio e
l'impegno di compiere l'impresa più avvincente. Come analista do l'apporto
necessario per favorire e rendere possibile il suo avvicinamento a se stesso e
il suo ascolto senza preconcetto della sua parte profonda, parte di sè che in
partenza gli è sconosciuta e verso cui c'è solo l'attesa che assecondi e
comunque non intralci le idee, i propositi e le mire consuete. Se all’inizio
l’intento di chi entra in analisi è di trattare la crisi e il malessere interiore, che lo hanno spinto a
cercare aiuto, come segno, in buon accordo col pensiero comune, di una
anomalia, di una condizione sfavorevole e limitante di cui liberarsi, cui
attraverso l’analisi, indagando nel suo passato, trovare la causa che ne
sarebbe all’origine, preferibilmente esterna a sè, per metterla a tacere, può
invece, incoraggiato a un ascolto fedele, andare alla scoperta, passo dopo
passo sgombrando il campo da spiegazioni
e da interpretazioni che gli sono usuali e preconcette, di ciò che il suo
sentire, anche difficile e sofferto, davvero vuole e sa comunicargli e portare
alla luce. Può così scoprire che il suo sentire pur così arduo non è affatto
una minaccia o un segno preoccupante di alterato funzionamento, ma un richiamo,
lo stimolo, il tramite e la guida, valida e intelligente, per vedere il vero
della propria condizione e del proprio modo di procedere, dove di autentico e
di originalmente proprio, generato da sè e in unità con se stesso, c'è spesso
assai poco, per non dire nulla. Rotto il pregiudizio e scoperta la validità e
l'affidabilità della proposta interiore, via via, sotto la guida del profondo,
principalmente esercitata attraverso i sogni, prende volto agli occhi di chi è
coinvolto nel cammino di analisi il significato e si rende tangibile e
coinvolgente il fascino dell'impresa di far vivere se stesso, di coltivare e di
far crescere il proprio originale e autentico. Far vivere se stessi e non
incallirsi nella difesa e nell'attaccamento al corso abituale, dove, pur con
l'illusione di essere artefici e protagonisti di scelte e di pensieri, di fatto
ci si muove nella dipendenza dall'insieme già ordinato e concepito che circonda
e che fa da guida, da garante e da tutore, ma anche da autorità che dirige e limita,
che dà i confini della visione di se stessi e del proprio possibile, è impresa
impegnativa, ma è risposta e aspirazione degna e a misura dell'umano di cui si
è portatori. Una vita non da fuori sostenuta, vidimata e resa credibile, ma una
vita vera con sviluppo e creazione originali è ciò che dal profondo si è spinti
e incoraggiati a concepire, a promuovere e a amare. Ci si potrebbe chiedere se
è questione che pesi e che valga davvero, se non è forse pretesa di troppo
questa del far vivere se stessi, se non basti ciò che si ritiene sia già insito
nel procedere solito. Cosa c'è in gioco di importante che meriti
considerazione? Procedere nel modo consueto richiede spesso e volentieri
mancata apertura e intesa con la parte intima di se stessi, in gran parte
trascurata e sconosciuta, all'occorrenza messa sotto tutela perchè non
intralci, travisata e sottomessa a giudizio e a valutazione come fosse
portatrice di inadeguatezza, di insufficienze, di difettoso funzionamento, quando
mette in campo vissuti, stati d'animo, risposte emotive nella forma di paure,
inquietudini, freni e impacci, malumori, visti come intralci inopportuni, come
segni di inadeguatezza e di insufficiente capacità di resa, pregiudizialmente
considerati come anomalie, quando in realtà denunciano e vogliono dare
occasione di aprire gli occhi, di riconoscere la verità di un modo d'essere e
di procedere tutt'altro che autonomo e fedele a se stessi. Questa profonda
distorsione del rapporto con se stessi non è poca cosa. Senza l'aiuto e la
condivisione con la propria interiorità di una riflessione su se stessi, senza
comprensione della verità del proprio modo di interpretare e condurre la
propria vita, si viaggia ciechi e persuasi che tutto corrisponda a propria intraprendenza
e realizzazione quando invece si è dentro un corso passivo, guidato da altro,
affidato a altro che da fuori pare dare conferma che tutto va bene, che nella
normalità è garantita la propria buona sorte. La propria vita rischia dunque di
procedere nel segno e con l’implicazione di una profonda e radicale disunione
con la parte intima e profonda di se stessi, vista come componente oscura da controllare
e da tenere a bada, e non come base e risorsa fondamentale per trovare se
stessi e l’orientamento e le risposte necessarie per governarsi, per esercitare
la propria libertà e autonomia di pensiero e di progetto. Così privi di unità
con se stessi, incapaci di riconoscere e ti attingere alla risorsa intima e profonda,
alla propria risorsa di pensiero e di progetto autonomi e a se stessi
pienamente consoni e connaturali, è fatale affidarsi, per darsi orientamento,
per formare pensiero e per nutrire aspirazioni, a guida e a esempio esterni di
mentalità, di modelli, di soluzioni e risposte già formate e condivise dai più.
Diventa fatale percorrere strada
segnata, replicarne sterilmente la logica e i contenuti, poco importa se in
alcuni casi con la persuasione di dire la propria con idee contro e con
esercizio di critica, che da un lato nell'oggetto della critica trovano
comunque terreno e sponda, recinto e
limiti su cui poggiare, che dall'altro si rifanno spesso e volentieri a
corrente di pensiero contro e alternativo già pronto e in uso, strada per nulla corrispondente a quella
della propria realizzazione vera e per giunta senza averne mai consapevolezza.
Lo spreco della propria vita, resa, fuor di illusioni, inutile e sterile copia
d'altro o viceversa la sua realizzazione autentica sono la posta in gioco. Far
vivere se stessi e non nella forma apparente e fasulla è la questione che conta.
Come tale può prendere peso e rilevanza se la si intende. Può allora collocarsi
al centro del proprio interesse, delle proprie aspirazioni. E' proprio per
questo, per porre al centro la questione e tutto ciò che ne può nascere e
conseguire, che l’inconscio agita interiormente le acque, solleva la crisi,
alimenta il malessere interiore, a ragion veduta, considerando la questione
decisiva, da non omettere, da non tenere sotto silenzio, stimolando l’insieme
dell’individuo a prendere in mano la propria sorte, a compiere il lavoro di
presa di coscienza e di profondo cambiamento necessari. Far vivere se stessi
nella forma passiva e apparente non richiede lavoro su di sé se non nella
pretesa e nello sforzo di produrre prestazione e resa secondo modelli e guide
già definite, cercare la propria realizzazione vera richiede ben altro lavoro
in unità con se stessi, attingendo alla propria fonte interiore e formando e
portando a sviluppo le basi del proprio autentico. Far vivere se stessi
autenticamente può, se si vuole, essere riconosciuta come l’impresa che conta,
la più umanamente impegnativa e coinvolgente, la più in felice accordo e
consonante col proprio intimo e profondo, la più libera, la più avvincente.
sabato 18 ottobre 2025
L'impresa più avvincente
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