Quante volte capita di trovarsi in difficoltà nel rapporto con la propria interiorità, quando la propria esperienza interiore, con stati d’animo e con sensazioni non piacevoli, con pensieri spontanei inaspettati, con tormenti e morse interiori, con pressioni e pretese interiori insopprimibili, con paure che sembrano azzoppare, che non danno tregua, che paiono assurde quanto soverchiani, sembra solo affliggere e umiliare la propria volontà e intelligenza! In simili casi la propria interiorità pare una vera calamità, sembra uscita di senno e ha buon gioco la reazione di chi, diretto interessato o altri, la vorrebbe in qualche modo rimettere subito in riga, raddrizzare. Un dubbio, una domanda potrebbero affacciarsi. Perché da dentro se stessi tutti questi segnali discordanti rispetto all’attesa del quieto e ordinato procedere? C’è una parte di noi stessi, intima, che è più debole e stupida, depositaria solo di paure infantili, di sciocchi o superstiziosi credi, che non sa affrontare e sostenere compiti e mentalità adulti? E' una parte vulnerabile, assai fragile, esposta a patire i colpi, le pressioni di un ambiente poco favorevole o nocivo? E’ lo stress che la mette a dura prova, che la logora, che la manda in tilt? Abituati a far leva solo su volontà e pensiero ragionato, si è pronti a guardare con sospetto e con sufficienza la parte interiore e a giudicarla. E' davvero raro che l’interiorità ottenga un diverso credito, una diversa disponibilità perlomeno al confronto, col rinvio di qualsiasi giudizio al momento della comprensione più attenta e completa. La scoperta più interessante per chi si apra a un confronto e a un dialogo aperto, libero da preconcetti, approfondito con se stesso, come accade in una valida esperienza analitica, scoperta che rovescia l’idea comune e corrente, è che l’interiorità viceversa in tutte le sue espressioni e proposte è saggia, intelligente e creativa. Non è in sè inerte, incapace o vuota, non necessita di stimoli o di sostegni, di programmi cui aderire, è autonomamente capace e generante, è laboratorio di ricerca, incessante. Non è allo sbando o alla deriva, non sta andando in pezzi anche quando pare dire o fare interiormente cose "strane". L’esperienza interiore, gli svolgimenti spontanei, anche quando spigolosi, sofferti, in apparenza contorti o sbilenchi, sono infatti tracce, guide sensate, indicatori mirati, capaci di indirizzare, di dare forma e di far evolvere la ricerca di verità in consonanza e in unità con se stessi. Se accolti, se intimamente condivisi e compresi, come solo acquisendo capacità riflessiva si può ottenere, questi svolgimenti si rivelano essere lievito e luogo ideale di ricerca, di incontro con se stessi, di presa di coscienza. L’interiorità, ciò che offre, se assecondato, se trattato, non come meccanismo regolato o sregolato, ma come esperienza che fa entrare in più stretto legame con questioni e nodi importanti che possono così essere avvicinati compresi e sciolti, svela tutta la capacità che ha di favorire la presa di coscienza, la conquista della capacità di capirsi e di capire e, su queste basi, di sapersi guidare, di scegliere consapevolmente, di interpretare a modo proprio e libero la propria vita. L’interiorità è un affidabile e forte alleato. Si teme che tolga, che mini la propria forza, soprattutto la propria tranquillità, in realtà è fautrice di risveglio e di impegno di costruire, senza omissioni e senza fare salti, facendo tutto il lavoro necessario, la propria autonomia e capacità di conoscere e di pensare, di dire e di realizzare liberamente, senza soggezione ad altri, senza dipendenza dall’altrui consenso o approvazione. La nostra interiorità è la nostra risorsa più preziosa e la nostra forza. Imparare ad accettare le proposte interiori, anche se difficili e scomode, imparare a reggere la tensione dell’esperienza interiormente dolorosa, spiacevole, per entrare nel vivo di ciò che vuole svelare e consentire di capire, per fare riflessivamente il lavoro necessario e utile di ricerca e di scoperta, coraggiosa e onesta, di significati veri, è ciò che è indispensabile formare per non buttare via tutto. E' necessario evitare di trarre conclusioni rapide, di scaricare giudizi facili, di rovesciare definizioni e attribuzioni di significato automatiche e preconcette sul conto di ciò che si sta provando, di ciò che la propria esperienza interiore sta proponendo. Reggere la tensione dell'intimo corso d'esperienza, pur difficile, per capire, accoglierlo e riflettere per vedere all'interno cosa rivela, pazientare e rispettare l'intima esperienza per conoscere e non per giudicare, è fondamentale per arricchirsi e crescere, per rafforzarsi di consapevolezza e di pensiero proprio. E' rischio non da poco quello di buttare via, col lamento e con lo sfogo, con rapidi giudizi e definitivi o con la richiesta ostile (anche sotto forma di terapia) di mettere a tacere la voce interiore, tutto ciò che può dare e contribuire a costruire. Contrastare la propria interiorità, pretendendo di saperla più lunga circa ciò che è sano, importante e desiderabile per se stessi, metterla sotto tiro perché taccia o si rieduchi, è il meno saggio o il più stupido dispetto che ci si possa fare.
giovedì 19 febbraio 2015
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