In presenza di malessere interiore, di espressioni di disagio e di sofferenza che non danno tregua, che intralciano, che compromettono e sconvolgono il quieto vivere e il procedere abituale, la prima e spesso l'unica risposta che si mantiene nel tempo è di dare contro uno stato interiore vissuto come nemico e nocivo, come segno di una abnormità che va liquidata, spazzata via, perchè giudicata, senza se e senza ma, lesiva dei propri interessi. In gran parte la cosiddetta cura asseconda questo modo di giudicare l'esperienza interiore così sofferta e fonte di allarme e di preoccupazione. Sia che metta a disposizione psicofarmaci o che offra tecniche di gestione e controllo dell'ansia e di quant'altro vissuto come una mina da disinnescare, sia che con la psicoterapia cerchi di condurre alla ricerca e alla scoperta di presunte cause del malessere in atto, sia che voglia individuare e correggere presunte risposte disfunzionali, sostituendole con altre ritenute valide e proficue, il presupposto di questo ampio ventaglio di cure è che si sia alle prese con un danno e con una alterazione dello stato psichico cui porre rimedio, da sanare. Tutto questo modo di trattare l'esperienza interiore sofferta pare scontato, la cosiddetta cura pare sapiente e ben fondata, opportuna, benevola, provvidenziale. Il senso comune, la scienza, quella che si autoproclama tale e che come tale è riconosciuta dai più, pronta a soddisfare la richiesta di rimedio e di soluzione, non fanno che confermare le posizioni di autodifesa, di respingimento, di scelta di contrastare, eliminare il presunto nemico interno, lo stato variamente designato come anomalo o patologico, per perseguire il ripristino del modo di condursi abituale malauguratamente minato e compromesso. Rimettere le cose a posto, correggere le storture e le male disposizioni, scovare in traumi pregressi o in cattivi condizionamenti, in mancati sostegni ricevuti, sanare, ridare benessere sgombro da mine interne, sono le dolci parole d'ordine cui prestare fede, cui affidare il compito di provvedere al proprio presunto bene e interesse. Il presupposto di tutto questo modo di giudicare e di intervenire sul malessere interiore è l'ignoranza del significato della vita interiore, di quanto si svolge sul terreno dell'intimo, del sentire, nelle vicende interiori. La visione dell'individuo, che l'individuo ha di se stesso, che il senso comune e la cosiddetta scienza condividono e supportano, fa da base e premessa a tutta questa pratica del trattamento del malessere considerato segno di alterazione da correggere, conseguenza di cause che avrebbero minato e compromesso un presunto sano equilibrio e di una cattiva gestione del proprio benessere. La visione comune dell'essere umano lo concepisce come a un'unica dimensione. E' una concezione in cui è considerata egemone la parte conscia e in cui il resto dell'individuo, fatto di emozioni, di vissuti, di spinte e di corsi interiori, è visto come parte in subordine da gestire con la volontà e da spiegare col ragionamento. Quando non ci si chiude in questa concezione e si sa aprire alla conoscenza dell'individuo fondata su verifica attenta e su analisi dell'esperienza, su ascolto senza preconcetti dell'interiorità, si scopre ben altro circa la vera natura dell'essere umano, non appiattito in un'unica dimensione. Si scopre che nell'individuo, fatto di parte conscia e di parte intima e profonda, quest'ultima, se la si sa ascoltare, è parte viva del proprio essere tutt'altro che inferiore e di peso marginale. Solitamente la si considera capace solo di risposte automatiche e, in quanto "irrazionale", la si giudica sostanzialmente inaffidabile sul piano del pensiero e della capacità propositiva. Si scopre, conoscendo l'essere umano senza filtri di preconcetti, non per principio, ma per verifica onesta e attenta, quanto le due parti, cosiddette l'una conscia e l'altra inconscia, siano diverse per intelligenza e per progettualità. Posso parlarne perchè da oltre quarant'anni mi dedico alla ricerca interiore, sono con l'altro aiutandolo nell'ascolto del suo profondo nei vissuti, nelle espressioni del suo sentire, che il suo inconscio anima e plasma e particolarmente nei sogni, che danno guide di riflessione, di pensiero uniche e straordinarie per lucida profondità e affidabilità. Contrariamente a ciò che si pensa dell'inconscio, che sia la parte primitiva e la meno evoluta rispetto alla capacità e a quanto di valido e di evoluto garantirebbe la parte conscia avvalendosi dello strumento di pensiero razionale, quando lo si sa avvicinare e comprendere in tutte le sue originali espressioni e qualità, l'inconscio si rivela essere la più progredita, affidabile e valida fonte di pensiero e la guida irrinunciabile per recuperare autonomia di sguardo e di progetto. Ebbene cosa può accadere quando la parte profonda dell'individuo cerca di coinvolgere l'individuo in un serio ripensamento e verifica circa il proprio stato e modo di procedere, di intendere e di perseguire i suoi scopi? All'individuo può sembrare valido e soddisfacente, può apparire scontato tutto del proprio modo di pensare la sua condizione, in realtà può ignorare il vero significato e le più importanti implicazioni in ciò che sta facendo di se stesso. La parte profonda del suo essere non chiude gli occhi, non è ignara, non per caso interviene, interferisce, pone freni, acuisce e rende tangibili i punti dolenti di un modo di essere e di procedere non consono a se stessi, lacunoso di scoperte originali e proprie, di crescita autonoma, un modo dipendente da altro, da modelli in auge, da esempio e da pensato comune e prevalente, che forma e istruisce e che detta la linea e i pensieri, un modo che certamente vale per essere adeguati e in linea con la cosiddetta normalità, in conformità con altro che dà sostegno e convalida, ma carente di tutto per fondare la propria autonomia e libertà di pensiero e di azione. Il primo passo è entrare in una attenta verifica di come ci si sta conducendo e i passi successivi da compiere sono trovare le proprie ragioni e risposte, i fondamenti del proprio modo di intendere la propria vita e i suoi scopi. La parte profonda se la vede con una parte conscia che esercita il comando delle operazioni indurita nel voler proseguire come al solito, persuasa che non ci sia nulla da capire e da trasformare, da mettere in discussione, da porre in cantiere come costruzione nuova e mancante, come sviluppo di crescita vera. Il malessere non è nemico, il malessere è il continuo scuotimento esercitato da una parte profonda portatrice e foriera di ben altro che di una patologia. Imparare a ascoltarla, a intenderne il linguaggio e la proposta, condividere con questa parte viva di sè una ricerca di verità su stessi e il proprio stato e modo di procedere, condividere il proposito di una crescita vera, di una conquista di autonomia che non ha nulla a che fare con quella da messa in scena ben voluta e convalidata da fuori, da mentalità e da senso comune e prevalente, è questo il lavoro necessario da fare, la risposta congrua al malessere interiore, che diversamente non cesserà di intervenire per tirare, per strattonare, per dare segnali di crisi da affrontare nel proprio vero interesse. Ci si può imbottire di farmaci, ci si può inventare tesi di più o meno remote cause che avrebbero intaccato l'equilibrio e il buono stato, ma tutta questa pratica che suppone un nemico, una minaccia interna, una patologia da sanare, una trappola da cui uscire, non farà che prolungare uno stato di incomprensione con se stessi, con la propria interiorità, col proprio intimo e profondo, tutt'altro che invalido e incapace, remissivo e disposto a farsi da parte, tutt'altro che docile, complice, gregario e assuefabile al modo di procedere solito, che non cesserà di reclamare ascolto, di tenere viva la tensione finchè non gli si dia finalmente retta. In presenza di malessere interiore non c'è nemico interno, non c'è minaccia da cui tutelarsi, il vero nemico sono l'ignoranza del significato di ciò che vive di sè dentro se stessi, sono il pregiudizio e la chiusura nell'idea che tutto debba andare per il verso solito considerato sano e giusto, così duri a morire.
mercoledì 20 novembre 2024
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento