sabato 5 ottobre 2024

La serenità

Si fa in genere coincidere l'idea di serenità con quella di tranquillità, di assenza di tensioni, di inquietudini interiori. E' comprensibile che questo accada in un assetto di vita in cui l'esperienza interiore è tenuta in qualche modo in subordine e è considerata al servizio della parte conscia, fatta di ragione e volontà, che si è convinti debba sovrastarla, perché ritenuta in possesso della capacità e investita del compito di esercitare la guida. Non compresa nel suo significato e scopo, la parte intima del sentire e di tutto ciò che prende forma e che si svolge interiormente, diventa oggetto di attese e di pretese di muoversi in accordo e senza opporre ostacoli al raggiungimento delle mete e alla realizzazione dei propositi della parte conscia. Non le è riconosciuto nulla di più se non di portare qualche intuizione, ma sempre nell'ordine delle cose concepite e concepibili dalla parte conscia. Le si attribuisce il compito di vivacizzare gli andamenti, quando richiesto, quando ritenuto utile e attraente, quando si tratti di trarre godibilità e di fare bella mostra di vivacità, di sensibilità, di brio. Le è concesso di essere a volte non concorde con gli intendimenti della parte conscia razionale, attribuendo questo a scarsa lucidità, se non a assenza di intelligenza, a istintività, che non vede se non il proprio immediato soddisfacimento. Il termine e la dicitura di irrazionale dice di questa considerazione rivolta alle espressioni della vita interiore di parte in subordine, non evoluta quanto la razionalità. Dentro un modo di pensare se stessi come questo descritto, che è decisamente comune, la vita interiore non ha modo di svelare le sue qualità vere e capacità, la sua essenzialità per dare compimento a un modo davvero libero e autonomo di essere, di pensare e di procedere. Senza guida e alimento interiore la parte conscia si affida a un pensiero spiantato, svincolato dal dentro e vincolato e istruito da senso comune, da un sistema di significati già codificati, tenuto dentro il recinto di un pensiero condiviso e consolidato, pur con il possibile uso di qualche variante alternativa e non conforme a quello più comune. La vita interiore con tutti i suoi movimenti e mutamenti è terreno vivo per ritrovarsi, per fondare una conoscenza che non sia astratta e avulsa da quanto sperimentato, che non sia tanto ben congegnata quanto insensata. Dentro di noi c'è la continua, incessante spinta e proposta, mossa e guidata dalla nostra parte profonda, di avvicinamento al vero, di scoperta di ciò che ci porta a affrancarci dall'inconsapevolezza e dalla passività dell'andare dietro a richiami e a regola esterna circa ciò che va privilegiato, considerato e seguito per non porsi fuori dalla corsa, dalla logica e dalla intesa comune. Sono le emozioni, gli stati d'animo, le spinte che si declinano interiormente, sono i sogni in modo eccellente e con acume d'intelligenza impareggiabile, che sanno dare spunto, guida e occasione per capire, per capirsi, per sviluppare un pensiero originalmente proprio e autonomo, capace di fare da guida e leva per portare a realizzazione idee e progetti, propositi profondamente sentiti e ben compresi con tutto il proprio essere. Dunque non ha senso, né utilità, l'attesa e la pretesa che l'interiorità si plachi o taccia o trovi un punto di equilibrio immobile, un arresto, non ha senso né utilità, perché equivarrebbe a fermare la spinta vitale e la necessità di aprire gli occhi e di non cessare di sviluppare il pensiero. Si può essere sereni per l'unità e l'accordo trovati con tutto il proprio essere e si può essere contemporaneamente in stato mosso interiormente, perché ogni passo compiuto non è definitivo, perché ogni scoperta non è conclusiva, non è l'ultima finché c'è vita. Motore e anima della ricerca, guida che non recede nella scoperta di sè e del vero, nella conquista di autonomia e di consapevolezza che sono figlie l'una dell'altra, è il profondo, è l'inconscio, che, diversamente dalla parte conscia, che tende a chiudere il cerchio e a consolidare il già conquistato, tiene viva la tensione, la spinta a crescere. Lo fa muovendo i vissuti, il sentire, vera base e terreno di esperienza per capirsi, per capire ciò di cui è di vitale importanza prendere consapevolezza, non lo fa mai per caso o in modo anomalo o patologico, come purtroppo non poche volte, in presenza di momenti e passaggi interiori difficili e sofferti, si è inclini nell'idea comune e non solo, anche nella teoria e nella pratica di non pochi addetti alla cura, a giudicare. Non c'è regola possibile di normalità o simili circa ciò che il sentire può e vuole dire e circa il modo in cui lo dice. Ogni vissuto, ogni esperienza interiore è fatta in quel suo specifico modo proprio perché è l'unico e il migliore per condurre a vedere, per compiere quel passo nuovo e necessario di presa di coscienza. Se il vissuto è arduo e doloroso quello è il veicolo, il luogo giusto dove stare, dove calarsi per prendere contatto e visione, per sperimentare in modo sensibile ciò che vuole essere riconosciuto e compreso. La nostra interiorità non è stupida o inaffidabile, non è primitiva e poco evoluta o meno evoluta della parte conscia, che si vale di pensiero razionale sconnesso dal sentire. Quando si impara a ascoltare e riflessivamente a vedere quanto ogni esperienza interiore comunica e porta a vedere, si scopre di quanta intelligenza sia dotata la propria interiorità. Se si impara a farsi dire e portare a comprendere dai sogni si scopre a quali livelli di intelligenza e di ricchezza d'animo è capace di condurre il proprio profondo. Che tutto dentro di sé si plachi è pretesa sciocca e insensata, che nasce dal non comprendere il senso della vita, dal non sapere ancora di cosa si compone il proprio essere nella sua totalità. 

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