martedì 9 maggio 2023

La tua ansia

La tua ansia non ti dà tregua, preme, insiste perchè vuole che tu l'ascolti e che intenda bene cosa sta cercando di dirti, cosa vuole farti riconoscere di te, del tuo modo di procedere, di ciò che, contrariamente a ciò che pensi, è il vero della tua condizione. La tua ansia non è un guasto, non è un modo patologico di sentire e di reagire che ti rovina la vita o che te la limita, è apprensione e preoccupazione per ciò che ti manca e che ancora non hai formato e non ti sei dato, non trascurabile,  essenziale, indispensabile perchè tu possa dirti artefice e soddisfatto di te, di come interpreti la tua vita. Prima di buttarti nel fare, prima di tornare in corsa come se tutto fosse già chiaro e a posto c'è  la necessità fondamentale, ben tenuta in conto nel profondo di te stesso, di capire, di conoscere il senso di ogni cosa che fai e che ti accingi a fare, c'è il chiarimento e la comprensione di cosa è davvero importante per te e di cosa non lo è. Se questi richiami preziosi e saggi, che una parte di te, tutt'altro che stupida o malfunzionante, ti sta rivolgendo, li tratti come un difetto di funzionamento, come un peso molesto e un disturbo di cui liberarti, finisci per alimentare soltanto la tua inconsapevolezza di ciò che è cruciale e decisivo per te e per la tua sorte. Questo certamente limita e mortifica la tua vita. Liquidando come anomalo e insano ciò che senti, solo perchè difficile e non piacevole, non poni certo in salute la tua esistenza, viceversa produci e rafforzi soltanto la disunione con te stesso: da una parte tu che predichi e reclami uno star bene sgombro da intralci e libero da necessità di fermarti a capire e a capirti e dall'altra la tua parte intima e profonda che sostiene e promuove tutt'altro attraverso il tuo sentire. La tua ansia non è il problema, il problema è il tuo non capire te stesso nella parte che sta sotto il livello del tuo ragionare e fare, non capire il senso e il valore di ciò che provi e che stai dicendoti nell'intimo di te stesso. Non è facile ascoltare e intendere il linguaggio delle emozioni e degli stati d'animo, di tutto ciò che si svolge interiormente, ancora di più perchè il processo di crescita abitualmente non se ne cura, subordina tutto al rispetto di cadenze, di istruzioni e programmi dettati da fuori, dà credito e fiducia alle guide prese da lì, come se da dentro se stessi originalmente non potesse nascere e crescere nulla di degno e affidabile e consistente, come se tutto si potesse validamente formare solo se formato, istruito, guidato e alimentato da fuori. Questo che nel corso della propria crescita diventa presto un vincolo e una condizione fuori discussione, un a priori,  abitua a considerare e a trattare la propria interiorità come parte accessoria, irrilevante ai fini della conoscenza e della ricerca di una valida guida e affidabile, abitua a intenderla come una parte da ammaestrare, da tenere sotto controllo e da regolare. Tutto questo equilibrio strampalato si regge su verifiche mai fatte. Quando, come accade in una valida esperienza analitica, si lavora seriamente su se stessi e si dà ascolto alla parte intima e profonda, quando la si lascia parlare e la si ascolta con rispetto e senza preconcetto si scopre ben altro. Vale dunque la pena vigilare sul rischio di rimanere imbrigliati nei circuiti chiusi di un prendersi cura di sè che vuole pregiudizialmente riportare tutto al dritto del funzionare solito, del presunto star bene, sia che incoraggi come favorevole il sollievo e la presa di distanza da ciò che l'intimo vuole portare perchè ritenuto in partenza nocivo e senza senso, patologico, sia che all'insegna del capire proponga come approfondimento di conoscenza di sè elaborazioni indirizzate e costruite col ragionamento, che senza ascolto vero dell'intimo, senza guida profonda, finiscono per rimettere tutto il pensato dentro la logica consueta, mettendo addosso all'intimo e al sentire schemi interpretativi preconcetti, utili solo per fare quadrature logiche, il cui esito è far ripartire le cose nella sostanza di sempre. Il rischio di piegare tutto al pregiudizio è tutt'altro che remoto o infrequente. C'è necessità di un prendersi cura di sè che aiuti a capirsi davvero, a dare spazio e a onorare ciò che l'interiorità, che il profondo sa dire e dare. Se in una situazione in cui il malessere non ti dà tregua ti serve un aiuto valido e davvero salutare, questo non consiste nel dare manforte alla spinta cieca a combattere ciò si propone nel tuo intimo o a dargli qualche spiegazione ragionata di causa, sempre cercata fuori e in altro, pur di chiudere la questione e di svincolarti dalla presa del sentire, di certo non agevole, non per questo sbagliato o stupido, che dentro di te non si placa e che ha il volto dell'ansia. Ciò che ti serve è imparare a ascoltare a confrontarti col tuo sentire, a comprenderne il linguaggio e a capirne le proposte, che se imparerai a intendere scoprirai essere tutt'altro che inopportune, dannose o vuote. Nulla interiormente accade mai per caso, ciò che vive dentro di te è espressione dell'aderenza al vero e del lavorio intelligente della parte profonda del tuo essere, finalizzato a non farti  rimanere estraneo e ignaro di ciò che ti sta accadendo, perso nel dare più credito alle guide e alle convalide esterne, per rassicurarti che le cose stanno andando normalmente, che al tuo sguardo, tutto da ritrovare in pieno accordo e col supporto del tuo sentire. Senza la guida e l'intelligenza  del profondo, senza l'apporto di questa parte tanto preziosa quanto spesso tenuta estranea e incompresa del proprio essere, con cui è di vitale importanza, per conoscere se stessi e per dotarsi di pensiero proprio e di capacità di guidarsi da sè, imparare a comunicare, si è solo capaci di sintonizzarsi col pensiero comune, di farsi dirigere, anche quando si nutre la persuasione di mettere in campo autonomia e originalità di pensiero, di scelta e di orientamento. Non è un caso infatti che, gira e rigira, nelle diverse ricerche di originale e libera espressione di sè ciò che poi conta è spesso e volenteri farne mostra, è ottenere plauso, è convincere altri, è trovare spazio nella considerazione altrui. Se non c'è incontro e dialogo col proprio intimo la dipendenza da altro e da altri è fatalmente l'unica occasione e forma del sentirsi vivi, del considerarsi attivi, per avere illusione di vivere e di realizzarsi. Se altri non vede e non riconosce non si esiste, se non c'è pronto aggancio e relazione con altri e con altro prendibile e esercitabile fuori, si teme soltanto, se soli, di cadere nel vuoto, nella stagnazione e nell'oblio. L'ansia non ti dà tregua perchè solleva questioni decisive, perchè la tua  parte profonda non concede accordo a una condizione che saggiamente e intelligentemente non può e non vuole convalidare, che, fuori da ogni illusione, riconosce per quello che è, fragile, inaffidabile, vuota di sostanza tua, tenuta su solo da assenza di riflessione, da appoggio a comune andazzo e credo, una condizione che urge mettere sotto il tuo sguardo finalmente. Vivere non è recitare una parte dentro un copione già scritto, non è stare adeso a qualcosa pur di non rimanere solo, come se lì nel ritrovarti a tu per tu con te stesso ci fosse solo gelo, vuoto e mancanza. Vivere è trovare proprio in unità e in dialogo con la tua interiorità passo dopo passo, non certo in un batter di ciglia, consapevolezza, conquiste di verità, risposte, ragioni di vita capaci di animarti di passione vera e di restituire alla tua vita il suo scopo originale, non quello posticcio, rimediato da altro preso a modello da replicare.


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