Quel che più conta non è procedere a norma e regolari, senza tensioni, senza patire disagi, ma è formare capacità propria di orientamento e di visione, rompendo l'usuale di schemi e di luoghi comuni applicati alla conoscenza di se stessi prima che di ogni altra cosa. Non è questione da poco, senza pensiero proprio non c'è motore e guida di una vita propria. Se nel profondo del proprio essere c'è la consapevolezza dell'esistenza del problema e dell'importanza della questione, nella parte di superficie, nella parte cosiddetta conscia l'individuo ritiene spesso che tutto sia a posto e soddisfacente, che non ci sia problema. Lo sguardo del profondo non fa sconti e non cede alle illusioni e alle apparenze, lo sguardo del profondo dell'individuo ha a cuore il vero, non sottovaluta le conseguenze di una mancata crisi e trasformazione. Proviamo allora a riflettere per entrare in sintonia con lo sguardo profondo. Non si può andare incontro alla scoperta dei significati veri, comprenderli nel vivo e profondamente, se ci si affida, come spesso si fa, a ragionamenti scissi dal proprio sentire o che pretendono dall'alto di spiegarlo senza lasciarlo dire, se, pur con l'illusione di capire attivamente, ci si muove passivamente su basi di pensiero e su percorsi già segnati, facendosi portare da riferimenti, da attribuzioni di significato presi in prestito, attinti da altro già concepito e formato. Capita non di rado che si faccia sentire dentro se stessi, accolta non certo favorevolmente, vissuta con timore e con insofferenza, la tensione interiore, nella forma dell'ansia o di altro disagevole sentire, che complica il consueto procedere, che non dia tregua la pressione insistita nell'intimo che non concede e che non sostiene un fluido procedere. Capita che il malessere interiore segni nell'esperienza un punto di discontinuità e di rottura, perchè è tempo di aprire gli occhi su se stessi e sul proprio procedere, è tempo di smettere di aderire al consueto, è ora di vedere senza veli, di concepire da sè. E' tempo di capire e di capirsi davvero. La risposta più frequente al malessere interiore è di considerarlo un inconveniente, un ostacolo, che minaccia di portare fuori dal sano e quieto vivere. Il fraintendimento è spesso totale, la ricerca della cura è più per mettere a tacere il richiamo interiore che per ascoltarlo e per comprenderlo nelle sue ragioni e nei suoi veri intenti. Se di fronte al malessere c'è volontà e interesse di capire è solo nella direzione di trovare qualche causa, possibilmente esterna e di altrui responsabilità, che abbia provocato quello stato interiore penoso di cui ci si considera vittime e di cui si ha solo desiderio di liberarsi. Il malessere interiore chiede risposte consone e intelligenti, capaci di riconoscerne il significato e l'intenzione, tutt'altro che sfavorevoli o negative. L'idea che sia in atto un processo simile alla malattia, che il malessere sia un segno di logorio e di malfunzionamento, travisa totalmente il significato di ciò che interiormente sta accadendo, dove parte viva e profonda di se stessi, tutt'altro che passiva alle influenze esterne, tutt'altro che scriteriata e debole, sta segnalando con forza la necessità e la priorità di un cambiamento nel modo di procedere e di governare la propria esistenza. E' tempo di confrontarsi senza fughe e autoinganni con se stessi, è tempo di vedere nitidamente cosa si sta facendo e come si sta conducendo la propria vita, è l'ora di scoprire se nella propria vita si ha del proprio da dire e realizzare, che non sia un prodotto già pronto da usare e consumare come un oggetto che si può prendere dallo scaffale del supermercato. E' un proprio che prima di tutto va interiormente avvicinato, sentito e compreso, con cura coltivato, stavolta non andando dietro e facendo il verso a qualcun altro o a qualcos'altro, ma imparando a ascoltare ciò che si sente, imparando a seguire ciò che la propria interiorità traccia come percorso vivo di stati d'animo e di emozioni, di vissuti da abitare, seguire, intimamente comprendere (senza fare gli schizzinosi, senza lagnarsi e senza maledire la sorte se sono vissuti scomodi o poco piacevoli, quel che conta è che in quella forma sappiano dire, far capire). Si è abituati a pensare che la “realtà” è il sistema di cose, di pensato e organizzato che sta là fuori, che si vive la vita solo aderendo e stando su quella giostra, dimenticando o ignorando che reale può diventare ogni conquista di consapevolezza, ogni pensiero nuovo che nasce dentro se stessi. Intimamente concepito, senza ingenuità, ma coltivando quel rapporto con se stessi e con la propria interiorità che pochi sanno rispettare, considerare importante, davvero valorizzare, ogni pensiero e scoperta diventano base e leva di nuova realtà possibile. Sulla strada della ricerca interiore, spesso, come detto, non cercata e voluta, bensì imposta dall'interno e dal profondo di se stessi con malesseri e crisi interiori, che spingono con forza a dare più peso a ciò che accade dentro sè piuttosto che fuori, è possibile che si vada incontro all'inatteso, che diventi tangibile e che si renda comprensibile ciò che prima era inconcepibile, soprattutto perchè si continuava a dar retta ad altro, a sintonizzarsi col fuori piuttosto che col dentro. Andare verso se stessi non è un preoccupante e insano ripiegare, andare verso se stessi è l’occasione per rinascere protagonisti e non gregari. E' necessario un cambio di mentalità e di sguardo per entrare in sintonia e in accordo con la proposta interiore mossa con forza nel malessere interiore, è necessario imparare a dialogare con la propria interiorità, per riceverne tutto il prezioso apporto e sostegno. Tutta l'esperienza del sentire, tutti i propri stati d'animo e emozioni, anche se difficili e non piacevoli, sono guida e alimento di conoscenza di se stessi che bisogna imparare a riconoscere e intendere. I sogni sono fari e guide di pensiero di qualità e di capacità enormi che è necessario imparare a avvicinare e comprendere. E' necessario farsi aiutare da chi sappia favorire la formazione di questa nuova capacità di incontro fiducioso e di ascolto della propria intima esperienza. Bisogna far le cose bene, trarre il meglio di occasioni di crescita dall’incontro e dal dialogo con la propria interiorità, senza paura dello spazio dato al contatto con se stessi. Dove spesso si teme ci sia solo pericolo di isolamento, di privazione e di sradicamento dal reale, c’è la possibilità dell’esatto contrario. Senza aver trovato radici dentro sé, senza accordo con se stessi, senza visione propria, senza bagaglio proprio di idee vive e pienamente consapevoli, di passioni forti e radicate non si va da nessuna parte. Oppure si continua un po’ illusi e un po’ rintronati a farsi portare in giostra.
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