lunedì 21 ottobre 2019
Divergenze
Il modo abituale di trattare il malessere, ciò che interiormente risulta disagevole e sofferto, è divergente rispetto all'intenzione e al senso dell'esperienza interiore. Da una parte c'è l'interiorità che testimonia uno stato di crisi finalizzato alla ricerca di verità e al cambiamento nel segno del trarre da sè consapevolezza e fondamenti d'esistenza originali e propri (i fondamenti dell'essere se stessi), dall'altra c'è la reazione della parte conscia che di fronte al malessere interiore chiede solo di rimettere le cose al punto di partenza, di riprendere la corsa solita o di renderla più efficiente, di scaricare ciò che giudica solo un disturbo, un ostacolo, un impedimento. Questa è la questione delle questioni. La psicoterapia apparentemente prende sul serio la necessità di capire, di lavorare su un problema finora sottaciuto o ignorato, anzichè pretendere solo di passare oltre, di zittire il malessere. In realtà spesso la psicoterapia cerca la presunta causa di un presunto guasto, di un presunto cattivo o non fisiologico funzionamento, cerca spesso un capro espiatorio in qualcosa, sovente nel passato, per spiegare l'origine e il perchè del malessere. Così facendo fraintende e non comprende il senso vero, la proposta che il sentire, che l'intero corso d'esperienza intima e profonda sta avanzando. Non si tratta infatti di togliere l'ostacolo, la spina nel fianco, di correggere un guasto, un (presunto) malfunzionamento, per proseguire più sciolti e regolari, l'interiorità segnala e propone ben altro. L'interiorità non è testimone passiva di un che che si è guastato o che non ha potuto funzionare per il verso giusto, normale, regolare, l'interiorità non è un congegno in cui cogliere sintomi di sofferenza e di cattivo stato da sistemare, è ben di più, è ben altro. E' parte attiva nel registrare gli andamenti e i modi di procedere, nel coglierne il senso, nello svelarne il significato vero, fuori da alibi e ipocrisie, nel vederne la distanza che li separa dal proprio che vorrebbe e che potrebbe generarsi se non prevalesse la modalità passiva di andar dietro, di farsi dire e plasmare secondo idee e modelli, di farsi attrarre da soluzioni e percorsi già segnati e prevalenti. La modalità passiva di entrare in ruoli e parti, sforzandosi di interpretarli adeguatamente, di usare e riprodurre pensieri e risposte già pronte, pur con l'illusione di pensare a modo proprio, in realtà rimasticando pensiero preso in prestito e mai compreso, di seguire un filo non proprio, di stare al passo, di inseguire visibilità e gradimento esterni, di proteggersi da cattiva considerazione altrui come scopo primario, è il vero attentato alla propria vita, perchè la spegne, la devia dal suo scopo. Interiormente gli occhi sono ben aperti, non c'è illusione o mistificazione, c'è consapevolezza di cosa sia il farsi dare e dire, di cosa sia l'alienazione del credersi se stessi e pensanti pur andando dietro e stando dentro un copione già scritto, un pensiero e orientamenti che fanno il verso al senso comune prevalente o a nuove (?) mode e tendenze. Convergere con se stessi, non divergere, avvicinarsi con disponibilità di ascolto e di dialogo alla propria interiorità, cercare in questa unità d'essere e di sguardo le proprie risposte, il coraggio e l'occasione di vedere senza veli e inganni come si è e come si procede, trovare via via linfa di pensiero proprio e progettualità propria può permettere di non stare perennemente e fatalmente sui binari di ciò che è considerato normale o degno o desiderabile, può dare autonomia di indirizzo e di progetto vera e sostanziale. Costa assai di più generare che consumare, che andar dietro, che farsi dare senso e occasioni, modi e scopi. Se si vuole si può però rinascere, da se stessi e non da qualche nuova dottrina o fede. L'inconscio non cerca altro, non vuole altro, non propone altro, se fa il guastafeste lo fa per scuotere e per rompere equilibri di vita passiva e sterile, dissociata da sè e che poggia su altro, non su proprie radici e risorse. L'inconscio interferisce e non dà tregua, col sentire, con sensazioni e stati d'animo, con corsi interiori solo in apparenza sgangherati e nocivi, solo in apparenza disfunzionali e malati, giudicati tali solo da ignoranza e pregiudizio, scuote equilibri, vuole mostrare le falle di un modo di procedere spiantato e tenuto su e in auge da supporti più esterni che interni. L'inconscio esercita forti richiami, anche se la parte conscia non ne vuole sapere di verifiche attente e approfondite, interessata solo a tenere in salute un procedere che non osa e che non sa vedere criticamente nel suo volto e significato veri, ostinandosi solo nell'illusione di essere già a posto, di saperci fare, nella convinzione che nulla sia più favorevole a se stessi che proseguire senza intralci. L'inconscio, che apre la crisi perchè diventi foriera di cambiamenti profondi, utili e necessari, è pronto a nutrire, pricipalmente attraverso i sogni (che devono essere analizzati e compresi nei loro autentici significato e proposta, perchè possano dare il tanto che racchiudono), percorsi e processi di presa di coscienza, di formazione di pensiero originale e vicino a se stessi. Divergenze non da poco quelle che oppongono la spinta dell'inconscio a rinascere da se stessi e a diventare soggetti della propria vita, con la tendenza della componente conscia che vuole solo persistere nei suoi intendimenti e proseguire, che pretende di mettere a tacere e che tratta come disturbo e malfunzionamento ciò che si ostina a non capire, che insegue a perdifiato occasioni e opportunità esterne, pensando che siano uniche e essenziali, che ignora le proprie e il compito di scoprirle, di coltivarle e di trarne frutto. Tanto dell'ideologia e della pratica della cura più diffuse e ricorrenti, della ricerca del superamento del malessere interiore oscura e travisa la natura del problema. Non c'è interiormente parte debole e malfuzionante da sanare e da rimettere in riga o in buona forma, c'è divergenza interna al proprio essere sul modo di intendere la propria sorte, la propria vita, i propri scopi, la verità delle cose.
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