Non sono mai casuali le espressioni del malessere interiore. Non sono mai il segno di un guasto, di un modo di sentire anomalo e alterato, non sono espressioni di patologia come si dà per scontato. Sono sempre esperienze interiori significative, valide e capaci di svelare nodi decisivi, verità essenziali. Vediamo qualche esempio. Il senso di vuoto, la perdita di interesse per tutto, il senso di oppressione di una vita che ormai non dà spazio se non a un senso di impotenza e di inadeguatezza, la paralisi crescente dell'esistenza nella fissità del dolore, dello sconforto, la visione di sè come inutile presenza e senza valore, tutto ciò che fa sentenziare depressione, è deragliamento nella patologia o dice e svela, vuole svelare e dire? Calato il sipario, spente le luci della scena (e chi se non l'inconscio ha l'ardire di provocare tutto questo?) cos'altro c'è interiormente, cos'altro resiste autonomamente, al di là del beneficio dell'applauso, della considerazione altrui e della loro convalida, che sappia tenere su la persuasione di una costruzione che si presumeva salda, ma in realtà fasulla, rimediata e costruita a arte su misura e nella forma dei gusti e del benvolere altrui? Arriva il momento della verifica senza sconti, senza trucchi e senza inganni, senza falsa persuasione e iniezioni a salve di credo e di fiducia, mai oggetto di verifica, tenute in piedi e confortate solo da assenso di mentalità comune. Una vita in appoggio a altro e riempita di legami e di dedizione a questo e a quello per averne in cambio il ritorno di non patire solitudine e senso di vuoto, di incassare un senso di utilità che si avvale di qualche legame dipendente, può arrivare a mettersi, a essere messa da volontà profonda, allo specchio per vedere non già la validità degli appigli e dei presunti contenuti di valore presi in prestito, ma la sostanza di un nulla sinora tratto e generato da sè. Patologia quella che emerge o impietosa e, se ben compresa, prima base di verità da cui partire, base salda di verità, con i propri occhi e dolorosamente verificata per invertire la rotta, per disporsi finalmente a costruire da sè qualcosa che abbia fondamento proprio e senso? Se rivolgiamo lo sguardo a un'altra possibile espressione del malessere interiore, in cui la morsa del controllo ossessivo, della tenuta in ordine precisa e senza sgarro, del tenere a bada e scongiurare esiti temibili e sciagurati, sono ferrei imperativi, possiamo non vedere che una simile piega non è certo incoerente con un'impostazione di vita in cui tutto deve girare in efficienza e il dentro non deve fare scherzi, avere l'obbligo di assecondare, di non procurare sorprese? Cosa rivela dunque questa esasperata e minuziosa ingegneria del controllo? In una forma estrema, persino grottesca, possiamo vedere l'isolamento e la prepotenza della macchina razionale, a cui, confidando tanto nella sua capacità e affidabilità, è stato dato il compito di guidare l'esistenza, testa razionale che non sa ascoltare, che non vuole se non darsi conferme, che con rigore matematico combina i pensieri sulla base e nelle guide del pensato comune e dei significati già ben codificati, che per ciò che concerne il rapporto col sentire, con emozioni e spinte interiori, lo concepisce solo come scarico immediato, come sfogo, che perciò si industria con ogni mezzo a tenere sotto sequestro e presa stretta per non rischiare di finire male, nel disordine, nel pericolo di deriva. E che dire dell'ansietà che serpeggia, che a tratti ingrossa, che non dà più tregua, che persino erompe fragorosamente negli attacchi di panico? Se c'è uno scricchiolio, l'ansia lo fa sentire, nella costruzione abnorme, non fedele a se stessi, pur se normale secondo mentalità corrente, di una vita, di un modo di concepirne e di tradurne la realizzazione, che, in ossequio a altro che, preso da fuori, da esempio e da credo comune, che ha fatto e fa da modello e guida, non rispetta e non rispecchia ciò che da sè, lavorando su di sè, potrebbe essere compreso, generato e fatto vivere, questo segnale intimo è assurdo e segno di un cattivo sentire e senza senso? Se questo scricchiolio con segnale di pericolo per ciò che comporta deviare da se stessi, non far vivere l'autentico di sè, sostituendolo, come si sta facendo con perseveranza con altro improprio e alieno, insiste e non dà tregua e non concede quiete, se fragorosamente l'attacco di panico segnala la dissociazione e la lontananza dalla vita intima, dalla stesse basi biologiche del proprio essere, del cuore e del respiro, che potrebbero non essere più certe, negarsi persino, minacciare di non dare più passivo seguito e sostegno vitale, come si dava per scontato, a ciò che profondamente non è riconosciuto come genuino e autentico, possiamo pensare che tutti questi segnali siano abnormi e malati, privi di significato e di scopo? Nel malessere, nelle sue espressioni non c'è patologia e devianza, bensì forza di verità che vuole emergere, forza ben orientata da una parte profonda che, a differenza della parte conscia, che preferisce ignorare e darsi tesi e persuasioni di comodo, sa e vuole porre in primo piano il vero, che non accetta di lasciare libero corso a modi di procedere e a piani di realizzazione di se stessi che non hanno fondamento e senso. Se c'è verità da trarre e spinta al cambiamento di sguardo su di sè e di consapevolezza prima di tutto, in esperienze interiori abitualmente considerate guasti, anomalie e pericoli interiori da cui difendersi e a cui porre riparo, questo mette in discussione il modo abituale di considerarle e di intendere il prendersi cura di sè. Quanto è saggio e favorevole trattare simili esperienze interiori, certamente non agevoli, dolorose, ma non per questo assurde e patologiche, esperienze certamente non facili da intendere se non si è aiutati a comprenderne il linguaggio e il vero significato, trattarle come presenza malata da curare, da manipolare e zittire a suon di correttivi farmacologici, trattarle con psicoterapie che mettono in campo, come fossero verità di scienza, giudizi di disfunzionalità, bollando tutto come un sentire distorto e dannoso da raddrizzare, oppure andare alla ricerca di presunte cause dell'intimo sofferto in infelici precedenti dell'infanzia, in traumi e roba simile, sempre pensando che ci sia in atto un guasto da spiegare e risanare, fare tutto questo quanto è saggio e favorevole? C'è tanto da riscoprire sul significato vero della vita interiore, c'è tanto da rivedere per non correre il rischio di fraintendimenti non certo innocui, anche se sotto l'egida della benevola cura e delle presunte verità della cosiddetta scienza.
domenica 30 novembre 2025
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