L'autonomia è la questione centrale, al centro del confronto tra l'inconscio e la parte cosiddetta conscia. E' comprensibile che sia così, che ci sia dibattitto necessario, a volte acceso tra le due parti, lo si comincia a comprendere quando si comincia a aprire gli occhi, a riconoscere come tale la bolla di illusione che lascia credere che bastino manifestazioni di presunta autonomia da recita per dare compimento all'aspirazione di dire la propria a modo proprio. Alla parte profonda non basta di certo la recita e l'illusione, sa bene che su questo terreno si gioca la realizzazione, la messa a frutto di una vita. Occhi ben aperti dunque e in questo l'inconscio, maestro e guida nel veder chiaro, è una garanzia. Tant'è che non concede complicità, non dà manforte alla richiesta di convalida, di mantenimento delle pie illusioni. Il malessere interiore è spina nel fianco, è scuotimento di certezze di comodo, è crisi che vuole verità e trasformazione, cambiamento non di poco conto. Una impostazione della vita e un modo di procedere che si rifanno e si lasciano guidare e plasmare da altro già ben formato e definito, che ne ricalcano le orme e gli indirizzi, che consegnano all'aspirazione di figurare bene al cospetto del giudizio esterno il compito di tradurre il proprio desiderio di dire la propria, sono il terreno su cui interviene l'inconscio per sollecitare una verifica attenta, una scrupolosa presa di coscienza del vero. L'autonomia di cui ci si può illudere è spesso l'autonomia del bravo bambino, del diligente scolaretto che fa mostra di buona capacità di riuscita, di estro in alcuni casi nel rimenare discorsi e renderli originali si fa per dire, nel farsi vanto di riuscita ben dentro le guide di un discorso già impostato, di un credo, di un sistema di attribuzioni di significato e di valori già pronti e codificati, che come pezzi di un lego possono essere variamente combinati, assemblati, di una progettualità che ha già caselle e piste da percorrere in cui infilarsi e avanzare, procedendo con passo più o meno lesto. L'inconscio non ci casca. L'inconscio è l'anima di una vita che, sostenuta da intelligenza vera e non da palcoscenico o da accademia, vuole crescere e generare, dare al mondo il proprio, senza le scorciatoie delle imitazioni, senza la sbornia della rincorsa del consenso o dell'apprezzamento altrui e generale, veri elementi tossici che drogano la coscienza e il pensiero, che tengono in pugno la volontà di riuscita, che li rendono ottusi, che li piegano a essere schiavi della bella figura. Fare vivere l'autentico di sè, rispettando e valorizzando al meglio ciò di cui si è portatori, formare e alimentare visione e pensiero propri, trovare nella pienezza del rapporto con la propria interiorità le risposte e le ragioni d'esistenza proprie, scoprire ciò che ai propri occhi risalta come carico di valore , che perciò con sincera passione si sente di voler far vivere, senza attaccarsi ad altro, senza bisogno di conferma e d'apprezzamento esterni, di trarre da lì incentivo e gratificazione, senza bisogno di platea che annuisca, che apprezzi e applauda, questo è il terreno della formazione e conquista della autonomia vera e non da recita. Prima di tutto c'è la necessità di vedere le cose, l'andamento solito, il proprio procedere abituale, per ciò che sono, di far cadere le illusioni e le mistificazioni, di riconoscere cosa sono per davvero e su cosa si sorreggono, di aprire gli occhi per riconoscere il vero, senza preconcetti, puntualmente, analiticamente, scientificamente. Questo è il lavoro che l'inconscio nel proprio vero interesse spinge e guida a fare, lo fa mobilitando il sentire, i vissuti e l'intera trama delle vicende interiori, lo fa magnificamente e con superlativa intelligenza attraverso i sogni. Da un lato vuole condurre l'individuo a fare chiarezza, senza limiti e condizionamenti, vincendo le remore della parte che vorrebbe tenere in piedi gli artefatti, perchè ci si è fortemente compromessa e perchè ci si è affezionata, dall'altro l'inconscio spinge per saggiare il gusto nuovo e diverso di elaborare con cura, di cucinare e di dare a se stessi cibo di conoscenza vera, ben più gustoso e nutriente, ben più capace di alimentare crescita personale delle solite pietanze, più o meno reclamizzate, prese da cucina pronta di modelli, di idee e di traguardi di riuscita e di successo in voga e benedetti. L'autonomia di concepire e saper dire la propria e a modo proprio, di conquistare vera capacità di autogoverno per salvaguardare, per onorare e per affermare il valore unico della propria vita, per realizzare aspirazioni e progetti davvero originali, è la conquista e il dono che l'inconscio vuole riservare. Non è un pacco dono pronto da scartare, è un dono da conquistare, per cui dare, in stretto legame e alleanza col proprio intimo e profondo, il meglio del proprio impegno, della propria voglia di vivere.
domenica 21 gennaio 2024
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