E' proprio vero che i sogni sono desideri? Mi riferisco ai sogni fatti dormendo. E' idea diffusa, seguendo le orme del pensiero psicoanalitico originario freudiano, che i sogni racchiudano, che diano espressione a desideri non riconosciuti o non ammessi dalla parte conscia, desideri dunque insoddisfatti. Sono facilmente intesi come desideri traducibili in cose o iniziative o modi cui sinora sarebbe stata negata aperta ammissione e soddisfazione. E' proprio questo che i sogni vogliono portare a far emergere? C'è in realtà un desidero di fondo non riconosciuto dalla parte conscia, che ne fa e di cui farebbe volentieri a meno, che non considera affatto necessario e irrinunciabile. E' il desiderio di fare chiarezza, di cercare il vero di se stessi e del proprio modo di interpretare la propria vita, di condurla. La parte conscia, malgrado non ignori del tutto le fragilità o le incongruenze del suo modo di pensare, di pensarsi e di procedere, cui mancano basi salde, cui non si fa sentire la convalida e il sostegno della parte intima, che spesso nelle sensazioni e negli stati d'animo che ingenera non dà conferma e solidarietà a quanto essa persegue e a come se la spiega e se la racconta, non ritiene sia il caso di dubitare più di tanto dei suoi convincimenti e propositi. La parte conscia cui l'individuo si affida, ritenendola la più capace, non ritiene sia necessario e prioritario dare rilievo e soddisfazione all'esigenza, al desiderio di vederci chiaro, per accertarsi con scrupolo e apertamente dello stato delle cose della propria vita, con piena disponibilità a mettere la ricerca della verità al primo posto, per non correre il pericolo di procedere ciecamente o illusoriamente, per non rischiare di commettere errori capitali circa la comprensione e la realizzazione dello scopo della propria vita. L'inconscio sul desiderio di fare chiarezza, di aprire gli occhi, di evitare l'illusione e il fraintendimento, il rischio di muoversi a rimorchio di idee e di ideali presi in prestito da esempio e da mentalità comune, di proseguire più preoccupati di darsi conferma, di rinforzare e di blindare i convincimenti soliti e persistenti che di interrogarsi e di capirsi nelle proprie scelte e responsabilità, senza alibi, senza impiego di schemi di preconcetti e di sentito dire, su questo desiderio l'inconscio c'è e non demorde. L'inconscio non fa altro che sollecitare la presa di visione di cosa c'è nel proprio modo di pensare abituale e di procedere, di cosa gli fa da appoggio e con quale intento, sollevando il velo della falsa coscienza, dei pensieri che razionalmente chiudono e non svelano, che valgono più a darsi conferme che a chiedersi cosa si sta dicendo, in forza di che cosa, con quale vera e fondata comprensione e per ottenere quale scopo. L'inconscio è attentissimo a mettere le cose in chiaro, a far riconoscere le falle del sistema di pensiero di cui ci si fa forti, non con spirito inquisitore o per far male, ma per trarre in salvo, per affrancare lo sguardo dell'individuo dalla passività, dall'inerzia del dire sempre, gira e rigira, le stesse cose, del non chiedersi mai cosa ci sia davvero dentro la propria esperienza e cosa sveli di se stesso. L'inconscio ben svela all'individuo che non ha possibilità e mai avrà capacità di vedere, fino a che starà, come gli è abituale, arroccato nei ragionamenti, alla larga dal suo sentire e da ciò che gli si muove interiormente, che diversamente dalle congetture razionali, dice e dà traduzione, rappresentazione la più fedele e fondata, la più affidabile del vero. Al sentire è tendenza assai diffusa dare poco peso o relativo, giudicandolo poco affidabile, tant'è che è ritornello dato per buono che per avere visione lucida è necessario tenere da parte le emozioni, il sentire. Quando finalmente ci si degna o si ha urgenza, se le cose interiormente si fanno inquiete o turbolente, di occuparsi di ciò che si sente, si tende, spacciandosela come riflessione, che di riflessivo non ha nulla, a mettergli sopra con la parte razionale spiegazioni e interpretazioni, anziché imparare a ascoltare e a farsi condurre e dire da ciò che l'intima esperienza ha capacità e intenzione di comunicare, di far vedere, di far toccare con mano e intendere. C'è anche chi si riconosce o si vede facilmente riconoscere familiarità col sentire, più spesso donne, si ritiene nel pensato comune per natura e per educazione tramandata, ma ci sono anche uomini che si attribuiscono spiccata sensibilità. In tutti i casi è da vedere quanto ci sia di apertura, di ascolto fedele e di valorizzazione di ciò che il sentire, quello autentico, senza filtro e selezioni, senza artefatti, vuole condurre a conoscere di se stessi e quanto invece ci sia di interesse e di tendenza a fargli dire ciò che piace, che si vuole credere e far apparire. L'inconscio in ogni caso, né si lascia dissuadere dalla presa di distanza e dall'arbitrio razionale, né si lascia incantare dai tentativi di rappresentarsi sensibili, ricettivi e profondi per proprio agio e vantaggio, a proprio uso e consumo. L'inconscio agisce senza discontinuità e parla, suggerisce e stimola la presa di visione e di consapevolezza attraverso il sentire che anima, attraverso emozioni e stati d'animo, spinte e freni che induce e che, passo dopo passo lungo l'esperienza, si fanno avvertire interiormente, di cui è promotore e regolatore, che sono terreno vivo, sempre e senza distinzione di sensazioni positive o negative, per portarsi vicino a se stessi e alla visione del vero. Magnificamente l'inconscio dice e suggerisce ricerca di consapevolezza e di puntuale verità attraverso i sogni, preziose guide e insostituibili per conoscersi, di acume e intelligenza impareggiabili. I sogni sono sì desideri dunque, che si riassumono nel desiderio del profondo di far crescere l'individuo in consapevolezza, di coinvolgerlo nella passione per la verità, senza altro vincolo che questo.
domenica 8 ottobre 2023
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