E' in genere considerato desiderabile l'ingresso nella propria vita dell'inatteso capace di rigenerarla, di offrire novità e opportunità. Desta però sorpresa negativa e timore, spesso provoca risposta diffidente e ostile, l'inatteso che prende forme sgradite e giudicate prontamente sfavorevoli e minacciose, tanto da negargli da subito apertura e curiosità. Mi riferisco all'inatteso del malessere interiore, di una crepa nell'umore, di una tensione fatta di paura e di forte apprensione, che insiste, che non concede quiete e sicurezza. In questi casi l'inatteso è giudicato subito una minaccia, un disturbo, un accidente nemico. Va però capito il senso di questo inatteso sgradito, il suo significato e scopo, anche se il senso comune, che ha stanza anche dentro se stessi, gli è da subito schierato contro e con giudizi senza appello. Se il proprio modo di procedere, saputo leggere nella sostanza vera, portando lo sguardo oltre l'abbaglio dell'illusione, è un procedere su percorsi già segnati, facendosi guidare nel proprio modo di intendere e di volere da esempio e da modelli comuni, da altro già organizzato e strutturato, facendosi dire, assecondando in modo docile e gregario, cosa seguire, cosa pensare e come intendere le cose, può farsi sentire dentro se stessi imperiosa e dura, fastidiosa quanto pervicace la presa di un sentire che ha ben preciso intento, che, seppure visto come un impiccio, un inciampo, un cedimento di forze e di stabilità, vuole imporre uno stacco, perchè è tempo di aprire gli occhi su ciò che si sta facendo di se stessi, sul proprio stato, di cominciare a vedere da sè, a concepire da sè, senza affidamento cieco. E' tempo di capire se nella vita, nella propria vita, si ha del proprio da svolgere e da realizzare, che casomai non è un prodotto già pronto da usare come un oggetto che si può trovare fatto e confezionato al supermercato. E' un proprio, il proprio sguardo sulla vita e la scoperta del suo significato, il proprio intimo progetto, che, senza pretese di immediata comprensione e definizione, va avvicinato, coltivato, stavolta non andando dietro e facendo il verso a qualcun altro, ma imparando a ascoltare ciò che si sente, imparando a seguire ciò che la propria interiorità traccia come percorso vivo di stati d'animo e di emozioni, di vissuti da abitare, seguire, intimamente comprendere, senza fare gli schizzinosi, senza lagnarsi e senza maledire la sorte se sono vissuti scomodi o poco piacevoli, quel che conta è che in quella forma sappiano dire, far capire. L'intera proposta interiore va saputa avvicinare, intendere e valorizzare, fatta di sentire e di sogni notturni. Non sono solo preziosi, ma anche insostituibili nella ricerca i sogni, autentici fari per comprendere direzione e senso dell'intera vicenda interiore di cui si è portatori. Si è abituati a pensare che la “realtà” sia il sistema di cose, di pensato e organizzato che sta là fuori, che si viva la vita solo aderendo e stando infilati in quella fiera, dimenticando o ignorando che reale può diventare ogni conquista di consapevolezza, ogni pensiero nuovo che nasce dentro e con se stessi. Intimamente concepito, senza ingenuità e senza impazienza, ma coltivando quel rapporto con se stessi e con la propria interiorità, che pochi sanno rispettare, considerare importante, davvero valorizzare, ogni pensiero intimamente e profonadamente originato e ispirato, ogni scoperta, guidata dal profondo, diventano base e leva di nuova realtà possibile. Sulla strada della ricerca interiore, spesso all'origine non voluta e non cercata, bensì spinta e imposta da malesseri e da crisi interiori, che, inaspettatamente, spingono con forza a dare più peso al dentro sè che al fuori, è possibile che si vada incontro all'inatteso, che davvero ha capacità di rigenerare e di offrire novità importanti e opportunità prima incredibili, che venga incontro e si renda comprensibile ciò che prima era inconcepibile, soprattutto perchè si continuava a dar retta ad altro, a sintonizzarsi col fuori piuttosto che col dentro. Andare verso se stessi, indugiare nell'ascolto e nel dialogo con la propria interiorità, non è un preoccupante o insano ripiegare, come spesso si pensa, tant'è che la sollecitazione prevalente è quella di uscir fuori, di investire e di rilanciare verso l'esterno le attese. Andare verso se stessi è la vera e unica occasione per rinascere protagonisti della propria vita e non gregari. Bisogna far le cose bene, trarre il meglio di occasioni di crescita dall’incontro e dal dialogo con la propria interiorità, senza paura dello spazio dato al contatto con se stessi. Dove spesso si teme ci sia solo pericolo di isolamento e di sradicamento dal reale, c’è la possibilità dell’esatto contrario. Senza aver trovato radici dentro sé, senza accordo con se stessi, senza visione propria, senza bagaglio proprio di idee vive e pienamente consapevoli, non si va da nessuna parte. Senza non rimane che continuare, un po’ illusi e un po’ rintronati, a farsi portare in fiera.
mercoledì 1 giugno 2022
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