La via per conoscere se stessi è quella dell’incontro col proprio intimo e profondo, dell'ascolto della propria interiorità, non quella basata sull'impiego unilaterale del pensiero razionale, che, senza stretto legame col sentire e senza la sua guida, illude chi ne fa uso di conoscersi attraverso qualche costruzione logica, in apparenza coerente. E' frequente in questi casi cercare sostegno e guida in libri e in teorie varie, nutrendo la persuasione di trovare sicuro fondamento per la conoscenza di se stessi nella autorità di qualche presunto esperto o maestro, che sia un classico o l'esponente di nuove scuole non fa differenza, considerato capace di garantire spiegazioni valide e attendibili, come ci fosse attorno all’esperienza e alla realtà
interiore un sapere capace di anticipare, ovunque e per chiunque, le risposte, un sapere che sa già, valido per tutti ed esauriente. Senza rapporto con se stessi, senza
ricerca viva, senza ascolto e dialogo con la propria interiorità, senza sviluppo di capacità riflessiva che permetta, non di parlargli sopra, ma di aprire gli occhi su ciò che il proprio sentire rende tangibile e riconoscibile, nessuna
conoscenza fondata e affidabile è possibile. La vicenda interiore di ogni individuo è singolare, sa e vuole
dare forma e generare una conoscenza unica e mai scontata. Col sentire, col succedersi, mai casuale, di emozioni, di stati d'animo, di spinte interiori, che, momento dopo momento, accompagnano l'esperienza e, in modo superlativo, con i sogni, il profondo, magistralmente, sa tracciare il cammino di ricerca e offrire il nutrimento, che ovviamente va saputo intendere, fare proprio e assimilare, alla conoscenza di se stessi, che, così vera e consona a se stessi, non può essere raggiunta in nessun altro modo e attinta a nessuna altra fonte. Anzi, il rischio, prendendo da altra fonte le risposte, incamerandole e rimasticandole col ragionamento, è di produrre lontananza da sè, incomprensione con se stessi. Questa di porre al centro e a fondamento della conoscenza intima e personale il rapporto e l'ascolto della interiorità, del profondo, è la scelta che prima di tutto ho fatto con me stesso. Senza la mia personale esperienza analitica, senza il lavoro su di me, senza
ricerca viva continua e esercizio di riflessione e di dialogo con me, non avrei potuto e non
potrei offrire nulla, se non costruzioni artificiali, casomai apprezzate, ma sterili e avulse dalla verità intima e viva, non avrei portato nella mia vita e nel mio lavoro se non chiacchiera o tecnica e mestiere. Mi
sono proposto nell’esperienza analitica con l’altro, di non dire e di non introdurre nulla che non si rendesse riconoscibile nel vivo della sua vicenda interiore. In ogni momento cerco di passare attraverso esperienza viva
e ascolto, per evitare che prenda il sopravvento il pensiero preso da altra fonte e riplasmato col ragionamento, pensiero ingannevole che oscura e che non lascia accogliere e valorizzare ciò che, passo dopo passo, il corso della vicenda interiore sa e
vuole proporre e dire. Propongo all’altro di avvicinarsi a se stesso, di rivolgersi sempre alla sua esperienza interiore come sicura base e veicolo di incontro con se stesso e di scoperta del vero, incoraggio la fiducia nella sua interiorità come guida e maestra, dandogli modo di scoprire e di toccare con mano che tale sa essere. Se non avessi aperto e se non aprissi di continuo agli svolgimenti e alla dialettica interiore, se non mi fossi
educato a questa apertura e valorizzazione dell’interiorità, partendo dal rapporto e dal dialogo con la mia interiorità, sarei finito e finirei fatalmente per
esportare, per girare sull'altro e per rinsaldare in lui un atteggiamento manipolativo, spesso già presente in lui, nei confronti delle vicende e delle
vicissitudini interiori, di impaziente bisogno di tenerle a bada e di
risolverle, di spiegarle col ragionamento e non di imparare riflessivamente a
raccoglierne ogni volta, ogni momento la proposta e l'intelligenza insita. Sono questi ultimi degli atteggiamenti che rischiano di essere presenti e a fondamento di non poca psicoterapia, tanto in
apparenza benevoli e soccorrevoli, quanto in realtà capaci di segnare rottura e
di rinsaldare una sostanziale incomunicabilità con se stessi. Senza scoperta di verità e di significati passando attraverso se stessi, attraverso ascolto e dialogo con la propria interiorità, si finisce fatalmente per avvalersi e per far valere preconcetti, risposte automatiche e preconfezionate,
anche se, stando con lo sguardo alla superficie, non ben viste e riconosciute come tali, intrappolandosi nella ricerca di risposte e di spiegazioni pronte o artificiali del ragionamento e non profondamente e
originalmente proprie, non fondate sul proprio sentire. Senza vincolo all'esperienza
interiore e alla sua funzione guida, è fatale la rincorsa di antidoti
e di soluzioni liberatorie verso e contro se stessi, altro dalla ricerca
dell‘incontro e del dialogo con ciò che vive dentro se stessi, dall’ascolto e dalla scoperta
di ciò che il proprio profondo sta proponendo e promuovendo, consono a se stessi e da se stessi profondamente originato, capace di dare contenuto vero e senso alla propria vita.
mercoledì 15 giugno 2022
Conoscere se stessi
mercoledì 1 giugno 2022
L'inatteso
E' in genere considerato desiderabile l'ingresso nella propria vita dell'inatteso capace di rigenerarla, di offrire novità e opportunità. Desta però sorpresa negativa e timore, spesso provoca risposta diffidente e ostile, l'inatteso che prende forme sgradite e giudicate prontamente sfavorevoli e minacciose, tanto da negargli da subito apertura e curiosità. Mi riferisco all'inatteso del malessere interiore, di una crepa nell'umore, di una tensione fatta di paura e di forte apprensione, che insiste, che non concede quiete e sicurezza. In questi casi l'inatteso è giudicato subito una minaccia, un disturbo, un accidente nemico. Va però capito il senso di questo inatteso sgradito, il suo significato e scopo, anche se il senso comune, che ha stanza anche dentro se stessi, gli è da subito schierato contro e con giudizi senza appello. Se il proprio modo di procedere, saputo leggere nella sostanza vera, portando lo sguardo oltre l'abbaglio dell'illusione, è un procedere su percorsi già segnati, facendosi guidare nel proprio modo di intendere e di volere da esempio e da modelli comuni, da altro già organizzato e strutturato, facendosi dire, assecondando in modo docile e gregario, cosa seguire, cosa pensare e come intendere le cose, può farsi sentire dentro se stessi imperiosa e dura, fastidiosa quanto pervicace la presa di un sentire che ha ben preciso intento, che, seppure visto come un impiccio, un inciampo, un cedimento di forze e di stabilità, vuole imporre uno stacco, perchè è tempo di aprire gli occhi su ciò che si sta facendo di se stessi, sul proprio stato, di cominciare a vedere da sè, a concepire da sè, senza affidamento cieco. E' tempo di capire se nella vita, nella propria vita, si ha del proprio da svolgere e da realizzare, che casomai non è un prodotto già pronto da usare come un oggetto che si può trovare fatto e confezionato al supermercato. E' un proprio, il proprio sguardo sulla vita e la scoperta del suo significato, il proprio intimo progetto, che, senza pretese di immediata comprensione e definizione, va avvicinato, coltivato, stavolta non andando dietro e facendo il verso a qualcun altro, ma imparando a ascoltare ciò che si sente, imparando a seguire ciò che la propria interiorità traccia come percorso vivo di stati d'animo e di emozioni, di vissuti da abitare, seguire, intimamente comprendere, senza fare gli schizzinosi, senza lagnarsi e senza maledire la sorte se sono vissuti scomodi o poco piacevoli, quel che conta è che in quella forma sappiano dire, far capire. L'intera proposta interiore va saputa avvicinare, intendere e valorizzare, fatta di sentire e di sogni notturni. Non sono solo preziosi, ma anche insostituibili nella ricerca i sogni, autentici fari per comprendere direzione e senso dell'intera vicenda interiore di cui si è portatori. Si è abituati a pensare che la “realtà” sia il sistema di cose, di pensato e organizzato che sta là fuori, che si viva la vita solo aderendo e stando infilati in quella fiera, dimenticando o ignorando che reale può diventare ogni conquista di consapevolezza, ogni pensiero nuovo che nasce dentro e con se stessi. Intimamente concepito, senza ingenuità e senza impazienza, ma coltivando quel rapporto con se stessi e con la propria interiorità, che pochi sanno rispettare, considerare importante, davvero valorizzare, ogni pensiero intimamente e profonadamente originato e ispirato, ogni scoperta, guidata dal profondo, diventano base e leva di nuova realtà possibile. Sulla strada della ricerca interiore, spesso all'origine non voluta e non cercata, bensì spinta e imposta da malesseri e da crisi interiori, che, inaspettatamente, spingono con forza a dare più peso al dentro sè che al fuori, è possibile che si vada incontro all'inatteso, che davvero ha capacità di rigenerare e di offrire novità importanti e opportunità prima incredibili, che venga incontro e si renda comprensibile ciò che prima era inconcepibile, soprattutto perchè si continuava a dar retta ad altro, a sintonizzarsi col fuori piuttosto che col dentro. Andare verso se stessi, indugiare nell'ascolto e nel dialogo con la propria interiorità, non è un preoccupante o insano ripiegare, come spesso si pensa, tant'è che la sollecitazione prevalente è quella di uscir fuori, di investire e di rilanciare verso l'esterno le attese. Andare verso se stessi è la vera e unica occasione per rinascere protagonisti della propria vita e non gregari. Bisogna far le cose bene, trarre il meglio di occasioni di crescita dall’incontro e dal dialogo con la propria interiorità, senza paura dello spazio dato al contatto con se stessi. Dove spesso si teme ci sia solo pericolo di isolamento e di sradicamento dal reale, c’è la possibilità dell’esatto contrario. Senza aver trovato radici dentro sé, senza accordo con se stessi, senza visione propria, senza bagaglio proprio di idee vive e pienamente consapevoli, non si va da nessuna parte. Senza non rimane che continuare, un po’ illusi e un po’ rintronati, a farsi portare in fiera.