Il confronto che si svolge all'interno dell'individuo tra
la sua parte conscia e il suo profondo è impari, a prima vista a tutto
vantaggio e in gloria della parte conscia. Sotto il profilo della forza
quest'ultima ce la mette tutta per affermare il suo predominio, spesso con
arroganza, con la pretesa di sapere, di farsi arbitro e giudice di cosa nelle
espressioni della vita interiore sia ammissibile, sensato, valido e cosa no.
Dalla sua e a suo sostegno c'è la grancassa delle idee comuni e dei comuni
preconcetti, trattati come verità inconfutabili. A suo conforto pure le opinioni
degli esperti che, catalogando come anomalo questo e quello e dandogli patente
di malattia, di disturbo da correggere e sanare, non fanno che rinsaldare la
presunzione della parte dell'individuo, che si considera certa del suo primato
e del suo giudizio, che riduce le espressioni della vita interiore a segnali di
cattivo funzionamento quando scomode e discordanti con le sue attese di
stabilità e di quieto vivere, che imporrebbero all'interiorità di non
disturbare mai il manovratore, di assecondarlo e basta. Ridotta, nella
considerazione che ha di lei la parte conscia, a appendice, che non deve dare
disturbo, la componente interiore è del tutto incompresa nella sua dignità, nel
suo valore, nell'intelligenza che la guida e di cui dispone, che nulla ha da invidiare
a quella della parte conscia, capace spesso solo di ripetere cose mai
verificate, mai autonomamente concepite e comprese alla radice, illusa che
quello sia capire e conoscere. L'inconscio non è però debole e remissivo, non
si lascia nè scoraggiare o intimidire, nè disarmare e persiste, per fortuna,
nel suo intento. L'inconscio è la parte dell'individuo che non è svagata, che
non è miope, che non fa suo l'intento di far quadrare le cose per mettere tutto
a posto, di spiegare col paraocchi, in riga con idee e riferimenti già pronti e
di comune uso, è la parte che viceversa vuole il risveglio dell'intelligenza
vera, quella che sa cercare e riconoscere senza risparmio e senza paura i
significati veri. La pretesa che ha l'inconscio è di aprire gli occhi, di
mettere in risalto e in crisi un modo di pensare e di trattare l'esperienza
incurante di capire, di conoscere davvero se stessi, paghi di spiegazioni e di
argomentazioni in apparenza coerenti, che alimentano l'illusione e di pensare
lucidamente, in realtà più spesso blindando coi ragionamenti ciò che fa comodo
pensare che aprendo alla ricerca del vero anche se scomodo, e di pensare in
proprio, in realtà poggiando e andando dietro a senso e a grammatica comuni.
L'intento dell'inconscio è di stimolare e di aprire la strada allo sviluppo di
un pensiero autonomo e intelligente, capace di rispecchiare fedelmente i
significati intimi dell'esperienza. C'è un divario tra l'atteggiamento della
componente conscia, che presume di sapere e di avere chiari scopi e interessi
cui tenere dietro e ciò che invece anima l'inconscio e di cui è capace. Qui,
sul terreno dell'intelligenza e della spinta a cercare il vero, il confronto è
impari e non certo a sfavore della parte profonda. L'intelligenza
dell'inconscio lo rende resistente a qualsiasi tentativo di metterlo in
soggezione e in inferiorità, di considerarlo parte non lucida e irrazionale,
che, come tale nel pregiudizio spesso presente nell'individuo, non sarebbe
affidabile, da tenere a bada, capace, quando mette in campo nel sentire, negli
stati d'animo, nelle emozioni, risposte e iniziative non rispondenti alle
aspettative, solo di creare ritardi e ostacoli, inefficienze e disfunzioni
sulla via e nel procedere che l'individuo nella sua parte conscia ostinatamente
crede essere sano e proficuo, da proseguire senza discussione e senza indugi.
L'inconscio non sottosta alle pressioni e alle attese della parte conscia, ma
smuove e plasma la vicenda interiore, il susseguirsi dei vissuti, degli stati
interiori con assoluta autonomia e non certo in modo casuale o insensato, ma
finalizzato a far emergere il vero, così come non cede alle illusioni, ai giri
e ai raggiri in cui cade la parte conscia, che, illusa di capire, con le sue
costruzioni di ragionamento fa il verso a idee prese in prestito, rimastica
cose già dette, ricombina tutto per mettersi al riparo da turbamenti nel suo
credo solito, per stare ben in fila, in riga e al passo con ciò che è
considerato comunemente reale, valido e normale. Quella della parte conscia è
spesso una modalità di operare e di pensare che, paga della coerenza formale
dei suoi ragionamenti, trascura di prendere visione riflessiva di ciò che fa,
di come lo fa e a che scopo, tenendosi perciò al di qua della comprensione
delle implicazioni e dei significati veri, di cui dicevo, dell'esperienza in
cui è coinvolta e di cui è attrice. L'inconscio non ignora il costo, la
distorsione cui va incontro un'esistenza che non riscatta l'intelligenza di
veder chiaro, di comprendere su quali basi e come ci si sta muovendo. Passivi e
inclini per abitudine e per educazione a istruirsi, a farsi dire, a prendere
lezioni e soluzioni dall'esterno, a stare ben in corsa con gli andamenti
stabiliti, a far coincidere la realizzazione di se stessi con i modi e le tappe
da seguire come fan tutti, disconoscendo di se stessi tutto ciò che non è
allineato a queste pretese, impegnati a fare il verso, a stare dietro ai temi
alla ribalta e dai più considerati, pensando che quella sia la realtà unica e
la vita, le questioni cruciali e imprescindibili, le cose da sapere, si ha però
nell'intimo...si ha dentro se stessi una voce che dissona, si ha nel profondo
una fibra forte e irriducibile di coraggio e di intelligenza che reclamano,
costi quel che costi, di veder chiaro, di riprendersi la facoltà di vedere con
i propri occhi, di porre al centro dell'attenzione e di capire cosa sta
succedendo nella propria vita, cosa si sta facendo di se stessi, di vedere con
chiarezza e in piena sintonia con se stessi cosa ha valore e perchè, di
arrivarci prendendosi il tempo e il respiro necessari, coinvolgendo appieno se
stessi e smettendo di preoccuparsi di stare ben in fila e al passo con i
movimenti del gregge, dell'insieme. Il malessere interiore, in genere letto
come espressione di un cattivo stato, vuoi per guasto interno o malattia, vuoi
per conseguenza di malaugurate cause, di circostanze e di condizionamenti
esterni sfavorevoli, è viceversa l'espressione dell'incalzare dell'iniziativa
dell'inconscio che vuole condurre l'individuo alla presa di visione del vero
della sua condizione e del suo modo di procedere, all'apertura di una stagione
di cambiamento non di situazioni esterne ma prima di tutto interne, per cessare
di essere altro da se stesso e da ciò che può generare, che dal profondo di se
stesso è chiamato a coltivare e a generare. L'inconscio, che apre la crisi,
attraverso ciò che sa far avvicinare, toccare con mano e comprendere nel
sentire e guidare a conoscere nei sogni, è capace di dare, se compreso nel suo
linguaggio e condiviso nei suoi propositi e proposte, un contributo formidabile
al cambiamento, una guida essenziale per lo sviluppo del proprio pensiero,
autonomo e fondato, un alimento insostituibile per il proprio arricchimento e
completamento di individui, altrimenti dipendenti, nel tentativo di portare a
sè ciò di cui si manca e che non si è scoperto e sviluppato dentro se stessi,
da soluzioni e da surrogati esterni. L'inconscio è animo e intelligenza di
qualità, di tempra e di statura umana, è senso dell'individualità che non va sprecata,
perchè si riscopra la passione di portare alla luce il proprio, di arricchire
la vita di contributo originale, perchè non si sia paghi di essere copia di ciò
che è di generale apprezzamento, persuasi di persuasioni comuni e basta.
domenica 10 maggio 2020
Un confronto impari
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