(Ripropongo
oggi questo mio scritto, perchè ritengo possa aiutare a comprendere ciò che
l'inconscio può offrire e a sentire più vicina questa parte preziosa e
irrinunciabile del nostro essere)
L'inconscio
interviene di continuo nella nostra esperienza, sia attraverso i vissuti (il
nostro sentire) e governando nel suo insieme il corso della nostra vicenda
interna, sia in modo privilegiato, illuminando il nostro cammino interiore, con
i sogni. Contro i tentativi, avvalendoci dell'iniziativa e del filtro della
razionalità, di mantenere sostanzialmente intatta e a noi compiacente la nostra
visione di noi stessi (tanti accadimenti interiori fastidiosi o imbarazzanti
passati sotto silenzio, lasciati scorrere via o fraintesi e manipolati a
piacimento col ragionamento), l'inconscio non ha pudore, "pietà" o
riserbo di intervenire e di insistere, senza chiedere permesso e
sorprendendoci, perché di noi sappiamo, vediamo, cogliamo ciò che importa, il
vero. L'inconscio è attivo perché non rimaniamo passivi o altro da noi stessi.
Per passività intendo il quieto aderire al dato e al pensato comune e abituale,
la riproduzione di un pensiero e di una visione di noi stessi che, se anche in
apparenza convincenti e verosimili, in realtà altro non fanno se non ripetere
ciò che già è stato concepito e detto, ciò che ci torna comodo credere.
L'inconscio è la parte di noi che agisce e che lavora perché non evadiamo da
noi stessi, perché sappiamo di noi, perché transitiamo nelle pieghe del nostro
essere, perché vediamo, anche a costo di ferirci e di soffrire, ciò che ci
spetta, ciò che ci è necessario conoscere. Nulla di ciò che si propone a noi
nel nostro sentire è casuale, bensì è traccia e guida per prendere contatto e
conoscenza viva di aspetti del nostro essere, del nostro modo di procedere, di
questioni, anche non semplici, che abbiamo vitale necessità di elaborare, di
capire. L'inconscio suggerisce e offre di continuo attraverso il sentire
spunti, occasioni, crea trame e sviluppi utili per capire. Il lavoro
dell'inconscio raggiunge il suo apice creativo nei sogni, che, se ben intesi,
analizzati e compresi, si rivelano impareggiabili mezzi per guardare dentro noi
stessi, per conoscere, per crescere. Se compreso e fatto proprio l'aiuto
dell'inconscio è assolutamente decisivo per trovare il proprio spessore umano e
di pensiero, per scoprire le proprie vere potenzialità e il proprio progetto.
Accade però che, ignari e impreparati a tutto questo, ci si senta non di rado
delusi o semplicemente disturbati da ciò che succede dentro se stessi, che si
giudichino le esperienze interiori (che per intero l'inconscio regola e
dirige), quando discordanti dalle attese o disagevoli, come inopportune, come
limitanti, come dannose, arrivando, se insistono, a definirle un
disturbo, una patologia. Diffusa e prevalente la tendenza a escogitare, a farsi
consigliare, a applicare rimedi, spiegazioni che aiutino a ripianare, a
mettere a tacere l'esperienza interiore scomoda e sofferta. La psicoterapia
stessa è spesso cercata e non di rado nasce con simili auspici, in
contrapposizione a parte di sé interna vissuta come nemica, con desiderio di
disarmarla, di rimetterla in riga o di erigere una sicura barriera contro ciò
che sembra solo molesto, pericoloso e incoerente. L'inconscio non si fa
plagiare e zittire. Se aveva ragione di smuovere, di porre in crisi la
stabilità interiore per favorire sviluppi, processi conoscitivi nuovi,
cambiamenti necessari, se inascoltato e incompreso, seguiterà nel tempo e con
rinnovata forza a riaprire la ferita, pur col rischio che si torni ottusamente
a parlare di semplice ripresa del disturbo, di "ricaduta" di malattia
e che si torni a schierarsi contro l'iniziativa interiore anziché disporsi ad
ascoltarla e a capire. Nel rapporto con esperienze interiori difficili e
sofferte il vero problema, la vera insufficienza o anomalia non è nel
(presunto) corso sbagliato o insano di ciò che si prova, che si vive
interiormente, anche se doloroso e accidentato, ma sta nel non essere capaci di
entrare in rapporto e in dialogo con la propria esperienza interiore, con
l'inconscio, sta nel non avere ancora capacità e opportunità di capire.
Cominciare a fidarsi della propria interiorità, fino ad aprirsi totalmente e
senza preclusioni al proprio corso interiore, imparare ad ascoltare la voce e a
cogliere l'intima proposta del proprio sentire, capacitarsi dello straordinario
lavoro svolto dal proprio inconscio dentro i sogni, intenderlo, capirlo,
assimilarlo, farlo proprio, seguire con attenzione il percorso di ricerca e di
trasformazione tracciato dall'inconscio attraverso il succedersi dei sogni e
dei vissuti... questo un'esperienza analitica ben fatta cerca, fa vivere e
realizza. L'inconscio apre crisi, movimenta il quadro interiore, rompe
equilibri, per condurci con fermezza, costi quel che costi, verso noi stessi,
verso la nostra capacità vera di vedere con i nostri occhi, di pensare, un
pensare che abbia guida e fondamento dentro ciò che sperimentiamo intimamente,
che sia comprensione fedele della nostra esperienza. Il nostro inconscio spinge
perché, non ignari di ciò che siamo e che possiamo, mettiamo al mondo il
nostro. Come analista da oltre vent'anni lavoro avendo per maestro l'inconscio.
Se aiuto l'altro a rivolgersi alla sua interiorità, all'ascolto del suo
profondo, so di non fargli acquisire un armamentario inutile di formule e di
spiegazioni, so di non condannarlo a rimanere vittima del suo corto respiro e
pensiero, ingabbiato dentro una visione di sé e delle sue possibilità precostituita
e chiusa, ma so di avvicinarlo alla fonte della sua conoscenza e della sua
rinascita come individuo davvero autonomo, capace di trovare la sua guida
dentro se stesso e di dare volto e contenuto propri alla propria vita.
(16/4/2007)