Non mente mai, è sempre affidabile guida. Tutto ciò che si propone nel nostro sentire, ansia compresa, è base sicura di incontro con noi stessi, di ricerca, di verifica attenta. C'è sempre il vero nel sentire. La nostra interiorità ci offre di continuo i richiami giusti, le guide per rientrare in noi, per uscire da una condizione di inconsapevolezza. I ragionamenti, ciò che produce la parte conscia e ragionante di noi stessi, facendo da sé, senza sostegno e senza guida del sentire, non ha spesso nulla di affidabile per arrivare a vedere dentro di noi. Anzi, seppur inconsapevolmente, i pensieri costruiti col marchingegno del ragionamento assorbono luoghi comuni, schemi di pensiero e di giudizio aprioristici, mai verificati e compresi davvero, li replicano, sono guardie a difesa dello status quo, fanno un lavoro che serve più a mantenere, a consolidare posizioni preconcette che a aprire alla comprensione del vero. Il sentire non mente, è il linguaggio della nostra parte profonda, che vuole segnalare dove stiamo davvero mettendo i piedi, cosa stiamo facendo di noi stessi. Il nostro sentire ci vuole dare occasione di percepire ciò che realmente ci sta accadendo, lo rende problematico, carico di tutte le sue implicazioni più scottanti e vere. Sentire significa riconoscere i significati in modo vivo, ben addentro, senza aggiustamenti, senza veli. Il lavoro della nostra parte profonda è incessante, trova espressione nel sentire, in tutto ciò che fuori da controllo di volontà e ragione si svolge dentro di noi, trova ancora espressione eccellente nei sogni, che, se saputi avvicinare e comprendere nel loro originale linguaggio e intendimento, si rivelano potenti fari per capire, autentici laboratori di pensiero, non campato per aria come nei ragionamenti, ma sensato e aderente come null'altro al vero, di profondità e respiro impareggiabili. Tutto il problema è formare capacità di incontro, di dialogo, di rapporto creativo con la nostra interiorità, capacità non di commentare, non di spiegare ciò che ci accade interiormente, ma di intendere ciò che il nostro sentire e tutta la nostra esperienza interiore e profonda dice, mostra, svela, ci conduce a comprendere. Si cresce imparando a rimanere intenti e inchiodati alla realtà esterna, ma non a trattare e a comprendere l’esperienza interiore. Formare capacità di ascolto e riflessiva per essere in grado di vedere l’ìntimo di stati d’animo, di emozioni, di vissuti è ciò che andrebbe sviluppato dentro una buona psicoterapia. La tendenza abituale, che ci si porta dietro è infatti quella o di giudicare o di spiegare da fuori e dall’alto del ragionamento ciò che si prova. Dobbiamo stare molto attenti a non parlar sopra ciò che sentiamo, è tale l'abitudine a far girare i ragionamenti, che, anche messi di fronte a ciò che proviamo, la tentazione di dargli una spiegazione, un perché, incastrandolo dentro i soliti punti di riferimento, è fortissima e spesso scatta fatale, uccidendo ciò che il sentire ha intenzione e capacità di dire. E' come se in presenza di un altro che soffre e che in ciò che sta patendo ha da dire, cominciassimo subito, senza ascoltarlo, a dirgli il perché e il percome della sua condizione e cosa gli è utile fare. Così col nostro sentire è importante imparare a lasciarlo dire, a portare lo sguardo su ciò che sta svelando. L'ansia e tutto ciò che si muove nell'esperienza interiore, anche se doloroso e arduo, anche se insolito e assillante, non è nemico, considerarlo tale solo perché scomodo e perché intralcia il cammino è una vera sciocchezza. Tutto l'impianto della cura volto a sconfiggere l'ansia e il malessere interiore come scopo primario è l'espressione della miopia se non addirittura della cecità della parte conscia, che non vede altro che ciò che è abituata a concepire, che vuole mantenere e in cui vuole persistere, non ultimo perché così fan tutti. L'ansia è amica e dire questo non è un mezzuccio per riuscire a conviverci o a neutralizzarla. L'ansia è il linguaggio del profondo che tutto vuole meno che ci perdiamo e che ci prendiamo in giro. L'ansia e il malessere interiore chiedono di essere ascoltati e valorizzati come base e tramite per aprire gli occhi, per avvicinarci a noi stessi, per capirci. Se il profondo arriva a usare le maniere forti come con gli attacchi di panico o con strette continue di apprensione e di ansietà che tolgono il fiato, che non concedono quiete, è perché sa che lasciarci liberi in ciò che stiamo concependo e facendo, scissi e lontani, non comunicanti con la nostra parte interiore, è come destinarci a essere privi di guida, buoni per essere a norma, ma non per essere consapevoli e autonomi, capaci di riconoscere il vero di noi stessi, di dare vita al nostro pensiero e di dire la nostra, a modo nostro.
venerdì 1 settembre 2017
Iscriviti a:
Post (Atom)