martedì 25 ottobre 2016
Maledetta ansia? Le tue radici
Se ti ascoltassi, se smettessi di lagnarti e cercassi in ciò che senti non i sintomi di una malattia o di una condizione abnorme, ma una voce, se ti facessi aiutare in questo da chi sapesse aprirti all'incontro e al dialogo con te stesso, alla comprensione del linguaggio interiore, potresti cominciare a raccogliere segnali utilissimi e preziosi di verità dove ora vedi solo disturbo. Forse dentro di te sta
patendo, languendo un modo di esistere, perchè è
fatale che senza contatto e unità con tutto il tuo essere, che senza legame con le tue radici profonde la tua vita non ha possibilità di essere tale. Se sinora tutte le espressioni del tuo esistere sono andate
nel fare e nell'esprimerti in modi che sapessero convincere e piacere agli altri e all'ambiente, nell'interagire in modo prevalente o esclusivo con altri e con situazioni esterne, nel rispondere a
stimoli e nel tener dietro a ritmi, a temi e a tempi dettati da fuori, incurante del rapporto col tuo intimo, col tuo sentire, della necessità dell'ascolto e della comprensione attenta e fedele di ciò che via via ti diceva e proponeva, forse
accade che tutto questo stia diventando per una parte di te, intima e profonda, insopportabile oltre che preoccupante per ciò che può implicare nel tempo.
L'unica realtà degna di considerazione e di credito ti è sembrata essere quella esterna, regolata da esigenze e da
logica sue, l'unico pensiero quello mutuato e preso in prestito da lì, seppur rigirato e rifinito da tuoi ragionamenti in apparenza originali, autonomi, l'unica preoccupazione quella di non perdere contatto e vicinanza col fuori, dell'accordo con altri e con altro, senza cura dell'accordo e della vicinanza con te stesso. Da tempo però si è accentuata fino al parossismo nel tuo vissuto la sottolineatura emotiva, che non ti dà tregua,
del tuo rincorrere la riuscita con animo sospeso, con
cataclismi di apprensione, di paura di esiti rovinosi, di angoscia di
fallire e di crollare. In questa rincorsa, in questa pena ti è fatto intendere, se l'ascolti, che manca qualcosa. Tutto interiormente concorre a dirti che
manca qualcosa di fondamentale, che quella non è vita, che su quelle basi, di un fuori
che ti tira, di un modello preimpostato e preconcetto che pretende di governare il tuo dentro, rendendolo solo esecutivo e riproduttivo d'altro,
guardiano del suo regolare funzionamento, è penoso vivere. A te in realtà premerebbe cancellare, mettere a tacere tutte queste esperienze interiori penose, che non ti danno tregua e respiro, liquidandole (da solo e con l'ausilio di altri, esperti e non, pronti a concordare con questo proposito) col
marchio "ansia" o con altre etichette diagnostiche, per tornare a prima, senza tanti ripensamenti, senza
interesse per la verifica attenta, per la comprensione lucida e approfondita, sincera e senza trucchi, sia del tuo modo
abituale di procedere, sia del senso e della finalità di ciò che interiormente ti
sta tenendo sulla corda e dando disagio. Forse finora saper stare al passo con gli altri e
mostrare volto felice e possesso di modalità adeguate, che gli altri
potessero apprezzare e confermarti, ti è bastato per sentirti a posto,
soddisfatto, completo. Da tempo tra te e il tuo modo abituale di procedere, considerato normale e valido, senza alternative possibili, si è messo in mezzo un terzo incomodo, una parte di te profonda, che di tutto ciò che senti è artefice e regolatrice. Sei
ostile a ciò che ti accade interiormente, lo vivi come infelice sorte, come corso
anomalo, come fastidioso intralcio, come disturbo che ti auguri cessi e punto. Nulla di ciò che ti accade
interiormente, se non lo travisi, è però sciagurato o insensato, anzi è prezioso indicatore, occasione per capirti, per aprire gli occhi. Il tuo malessere interiore, ciò che ostinatamente si fa sentire in te è sì un intralcio e un freno, ma indispensabile per comprendere cosa davvero è e implica il tuo modo di procedere, per sentire intensamente la necessità e per riconoscere i perchè di una
trasformazione decisiva per non negarti a te stesso, quella di imparare a pensare e a vivere con e ben connesso alle tue radici, al tuo profondo. Primo passo di questa trasformazione che puoi impegnarti a compiere è
un cambio di atteggiamento verso te stesso e ciò che sperimenti dentro
di te. Se liquidi tutto come spazzatura, se, andando dietro il coro, fai
tua l'idea che ciò che senti come ansia ecc. è solo un disturbo da correggere, da cui sperare
di liberarti, se non riconosci in ciò che ti accade
interiormente l'esperienza intima vissuta di qualcosa da capire,
momento vivo di un avvicinamentio alla conoscenza di te, di riflessione
su di te, rischi di accentuare soltanto l'incomprensione e la scissione
da te. Una parte di te ti sta dando segnali utili per ripensarti e per
capirti, se li invalidi, se li squalifichi pensando che sia solo maledetta ansia da far passare,
che ti faccia solo danno, puoi ben intuire cosa di favorevole stai
o meno promuovendo e offrendo a te stesso. L'intimo e il profondo del tuo essere, le tue radici sono fondamentali per esistere e oggi il tuo profondo ti fa provare patimento, ti dà con forza segni vivi, che ancora non vuoi e non sai cogliere, di insostenibilità del tuo stare lontano e scisso da te, adeso al fuori più che al dentro, alle tue radici, segni che aspettano di essere compresi e non scioccamente rigettati o travisati.
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