Qualsiasi volto assuma il malessere e la crisi, qualsiasi direzione prenda il corso interiore, quel che più conta è che ha un senso, che vuole rendere riconoscibile qualcosa di importante di se stessi, che vuole dare origine e fondamento a un nuovo modo di esistere, radicato in se stessi e vero. Quel che conta non è capire la causa del malessere e del sofferto corso interiore, ma il suo senso, che è cosa assai diversa. La causa, in uno schema che vuole spiegare tutto in termini di causa e effetto, è intesa come la condizione predisponente o come il remoto perché, trauma, incidente, difficoltà protratta, cattiva influenza e educazione, insufficiente apporto o condizione di deprivazione o altro ancora, che avrebbe (così si suppone) provocato un presunto blocco o modo abnorme, alterato di reagire, uno stato perdurante di sofferenza. La ricerca della causa è figlia di un modo di pensare la realtà interiore come congegno, che o funziona regolarmente o si altera rivelando un guasto, per debole o insana costituzione o per l’agire di cause e di fattori avversi. In realtà il corso interiore, ciò che prende forma e che si impone dentro di noi ha una forte carica propositiva, vuole rendere visibile, riconoscibile qualcosa di importante di noi, vuole portarci più vicini alla comprensione di questioni decisive. L’esperienza interiore è via e matrice di conoscenza, è proposta, è iniziativa insistita, disturbante e inquietante certamente, ma dettata dal prevalere della necessità di vedere, di aprire le questioni, di renderle cocenti e non di tutelare equilibri fasulli e ipocriti. Andare avanti in normalità di esercizio non è soluzione ben accetta interiormente quando ci siano questioni di mancata unità con se stessi, di disaccordo tra pensare e sentire, di sostanziale inconsistenza di un modo d‘essere e di porsi che non hanno nulla di proprio e generato da sé, di vuoto di consapevolezza vera, di assenza di pensiero fondato e originale, di un assetto della personalità dove domina il riferimento all’esterno, la ricerca del consenso e dell‘omologazione. Il profondo agisce per porre in primo piano all'individuo il proprio stato, costringendolo a riconoscere se stesso come il terreno di lavoro prioritario, che urge. Non solo, ma disegna le questioni e dà una prima decisa, perentoria impostazione, tagliando ad esempio le gambe all’agire, al muoversi liberamente dell'individuo all'esterno, rendendogli tangibilmente drammatico l’affacciarsi sul proprio interno, a lui così sconosciuto, abitualmente ignorato e tenuto lontano, come negli attacchi di panico o rendendo acuto il dramma del non avere capacità di incontro e di rapporto con le spinte interiori, con le emozioni, con la parte viva di se stesso, che produce e rende eloquenti le contorsioni ossessivo compulsive. Le diverse espressioni della sofferenza interiore sono significative, ma si impara a comprenderne il senso solo aprendo dialogo vero e approfondito con il profondo, con l'inconscio, che è la parte dell’individuo che genera la crisi, per uno scopo di trasformazione e di crescita e non per disgrazia. Aprendo per intero al profondo, come si fa in una valida esperienza analitica, rivolgendo attento ascolto e sguardo riflessivo a ogni momento ed espressione del sentire e dell’esperienza interiore, soprattutto imparando a avvicinare e a comprendere i sogni, è possibile capire il senso della crisi, raccogliere tutta la ricchezza di riflessione e di pensiero che viene dall'inconscio e creare quella vicinanza e intesa con l’intimo, che è ciò che mancava, che rigenera l’individuo, che gli dà ciò di cui era privo. La crisi tende a creare le basi di un cambiamento profondo, non fatto di cose, ma di nuovo rapporto con se stessi, di capacità di incontro e di dialogo con la propria interiorità, essenziale per dare affidabilità e consistenza al proprio pensiero, per sviluppare forza di visione propria in accordo e con apertura piena al proprio sentire, compreso come voce e proposta, per riconoscere le proprie ragioni d‘esistenza e il proprio progetto, per non andar dietro a ciò che non gli corrisponde. Sono realizzazioni e conquiste di maturità, di autonomia e di fedeltà a se stessi, non fasulle o illusorie, che il profondo spinge a perseguire. Non si tratta di trovare una causa per spiegare il guasto, si tratta di comprendere il senso di una crisi per assecondarne gli scopi e gli intenti, assolutamente costruttivi.
giovedì 24 dicembre 2015
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