La scienza nel suo significato più autentico si nutre di
pensiero critico, del rigore della ricerca, che, non imbrigliata nel già
concepito e consolidato, libera da preconcetti, da impazienza e da bisogno di
trovare risposte pronte e di comodo, vuole vedere chiaro e verificare ogni
cosa, senza limitazioni e riduzioni, senza approssimazioni, senza forzature e semplificazioni,
senza concedere all'idea dell'ovvio e dell'inconfutabile mai. Tutto questo
senza posa. La ricerca di verità e di conoscenza non è una prerogativa e una
esclusiva di nessuno, per ognuno la possibilità e il compito di esercitare
pensiero critico e attento, impegnato nella ricerca del vero, la facoltà di
sviluppare conoscenza, di non farsela semplicemente propinare da chi sale sul
pulpito di un presunto sapere indiscusso. Non è accettabile, è in totale
contrasto con ciò che è e che persegue, sacralizzare la scienza, chiudendola
nel santuario delle verità definitive e che non ammettono dubbi, rese tali
dalla supposta autorevolezza e dall’ossequio a loro concesso di esperti, che
pretendano e cui sia attribuita l’autorità di dettare cosa sia l'indiscutibile
della conoscenza. Sul terreno psicologico non sono poche le insidie della
scienza, sarebbe meglio dire della pseudoscienza, che si auto consacra come
autorevole fonte di teorie, spiegazioni e soluzioni, che si pretendono
scientificamente provate, da applicare a questo individuo e a quello. E' in
gioco per ognuno, sul terreno della conoscenza di se stesso, qualcosa di
estremamente prezioso e importante, decisivo per la sorte della propria
vita. La conoscenza di se stessi e la
scoperta del senso e del potenziale della propria vita sono infatti il fulcro,
la bussola e sono il patrimonio vero di una vita, su cui fare conto per non
lasciarsi portare da altro, sono qualcosa di singolare non equiparabile a
altro. Sono scoperte da coltivare con cura, col massimo di apertura a se
stessi, di disponibilità all’ascolto della propria interiorità, sono scoperte
originali e inedite, non riportabili, se non attraverso forzature e
manipolazioni, nello stampo di questa teoria o di quell’altra che pretendano di
possedere risposta applicabile a ognuno. Si può facilmente comprendere che affidarsi a simili teorie
semplifichi, anzi faccia saltare a pie pari, il lavoro personale di ricerca,
sia che a farvi ricorso siano i discepoli di questa o di quella scuola e teoria
psicologica, che diventa per loro dottrina, con quali effetti è facile
immaginare quando si propongano come terapeuti, sia che a cercare risposte sia
chi vive in prima persona disagi interiori
e confidi di trovarle già
confezionate in qualche presunta autorevole fonte, pronta a
dispensarle. Le esperienze interiori, le
verità da scoprire, i modi e i percorsi per raggiungerle sono in realtà non
uniformabili a nulla, sono unici, diversi per ognuno, non rientrano in niente
di già detto e spiegato e concepito. Non ci si può permettere di essere passivi
e al traino di pensieri altrui, anche dei presunti accreditati esperti, di
essere illusi o creduloni, ne va della propria sorte e del valore compiuto e
soprattutto ancora incompiuto della propria vita. Nulla va dato per scontato.
L'esperienza interiore di ognuno è patrimonio e risorsa di straordinario
valore, unica e originale, merita perciò attenta considerazione e verifica il
modo in cui è considerata e trattata. L'esperienza interiore è esposta infatti
troppo spesso al rischio di essere oggetto di spiegazioni e di trattamenti a
dir poco inappropriati. Lo è nel modo comune di pensare e di trattare
l'esperienza e il disagio interiore, lo è non di meno e non raramente nel modo
professionale dei cosiddetti esperti della psiche e delle scuole di pensiero a
cui si affidano. La sofferenza interiore è specchio di se stessi, è lievito di
verità e pungolo alla presa di coscienza, senza più rimandi e fughe, senza
rifugio nell'abitudinaria lontananza da se stessi. L'esperienza interiore difficile
e sofferta, che non concede agio e distensione, quieto vivere e andamento
indisturbato e sciolto al passo con l'insieme, è crogiolo di verità da
riconoscere, è presa decisa sull'individuo esercitata dal suo intimo e
profondo, che non gli concede più
rinvii, che non vuole stare in ombra e alla periferia del suo essere, che vuole
consegnargli e mettergli in primo piano sotto gli occhi non la cronaca e le
invenzioni del ragionamento, ma il suo stato e modo di procedere, i nodi veri e
insoluti della sua vita. Il profondo, che con decisione smuove la situazione
interiore, che la orienta e plasma, vuole sostenere e promuovere, non la corsa
per dare buona prova, non la tenacia del rimanere incollati agli eventi
esterni, pronti a rimasticare i discorsi in auge, a non farsi sfuggire ciò che
in genere si giudica importante e irrinunciabile, ma la necessità della
personale crescita, non di immagine, ma di sostanza, del cambiamento per non
essere solo un ruolo, una parte ben svolta e una parvenza d'essere, ma
un'identità definita e originale, vera. Ebbene, se la tribolazione interiore,
se il malessere interiore nelle sue diverse forme, è espressione
dell'iniziativa di una componente intima e profonda dell'individuo che vuole,
senza se e senza ma, dargli occasione di vedere chiaro in se stesso, per non
proseguire incurante di verifiche attente e serie, accontentandosi del corso
dell’esistenza secondo cosiddetta normalità, perdendo di vista la necessità di
aprire gli occhi, di conoscere il vero di se stesso, di formare pensiero
proprio e ben piantato sull'intima esperienza, per aprire la strada alla
realizzazione autentica di se stesso, per non fare sciupio della propria vita,
pago soltanto di essere ben conforme all'insieme e confermato da sguardo e da
giudizio comune, è sconfortante vedere come una simile esperienza interiore,
così carica per chi la vive di significati e di potenzialità trasformative
importanti e decisive, è spiegata e trattata abitualmente. La difficile e
sofferta esperienza interiore è spesso letta come segno di malfunzionamento da
correggere, come disturbo che nuoce da mettere a tacere, come patologia da
sanare, come malaugurata conseguenza di questo o di quello che nel passato o
nel presente avrebbe fatto danno. Ogni espressione della vita interiore,
tutt'altro che secondaria a un danno patito, ben altro che espressione di
malfunzionamento, sa e vuole dire e rendere tangibile una questione vera,
rendere riconoscibile il modo d'essere e di procedere, di condurre la propria
vita, di cui si è attori e responsabili verso se stessi, rendere più che
fondata e comprensibile la necessità di adoperarsi per un profondo cambiamento.
Nulla di ciò che si prova e si patisce interiormente, anche se difficile,
doloroso e spiacevole, è privo di senso, anzi è carico di capacità di svelare,
di far capire, non in modo freddo come con i ragionamenti, ma tangibile e
toccante, acuto, qualcosa di centrale di se stessi, che riguarda il proprio
stato e modo di procedere. Sia che, per fare qualche esempio, con l'ansia, dove
si abbia la pretesa di procedere, anche se totalmente privi di conoscenza vera
e fondata di se stessi e delle vere ragioni e implicazioni per sé del proprio
modo di condurre la propria vita, segnali la verità di un traballante
equilibrio, di un terreno fragilissimo e per nulla affidabile su cui si sta
poggiando e muovendo i propri passi, sia che col vissuto depressivo spinga alla
percezione cruda e dolorosissima del vuoto e dell'inconsistente, dell'anonimo e
incolore, del volto spoglio di una vita, ora quasi insopportabile e opprimente,
costruita solo sulla dipendenza da altri, sul far proprio ciò che altro da
fuori, nell’esempio e nel pensato comune, ha indicato come strada da seguire e
come realizzazione da cercare, senza nulla di generato e tratto da sè capace di
dare alla propria vita volto, ricchezza e luce proprie, sia che con l'incastro
ossessivo dei mille e disparati ragionamenti e dei controlli minuziosi, delle
azioni preventive per tenere tutto in ordine e sotto controllo sveli impietosa
che l'istanza di stare ben al sicuro e al riparo dalle proprie incognite e da
se stessi ha fatto da fulcro dell'intera vita, tutto ciò che l'esperienza e la
sofferenza interiore dice è significativo, è un forte richiamo alla ricerca
della verità di se stessi, è un pungolo al lavoro di presa di coscienza e di
cambiamento per portare la propria vita a una realizzazione autentica. Il vero ostacolo
da superare in presenza di un'esperienza interiore difficile e sofferta è la
mancanza di familiarità e di capacità di ascolto dell'esperienza interiore, che
si trascina da sempre. Purtroppo nel suo percorso di (cosiddetta) crescita
l'individuo impara a relazionarsi col fuori e non col dentro se stesso, anzi il
legame col fuori assume carattere dominante fino al punto che il dentro è
inteso come eco e appendice che deve unicamente accordarsi col fuori, stare al
passo. Accade così che dentro questa abituale mancanza di rispettoso e
fiducioso dialogo con la propria interiorità l'unica risposta che prende piede
in presenza di malessere interiore è di allertarsi per tenerlo a bada e
possibilmente per metterlo a tacere. Eppure sarebbe possibile imparare, casomai
con l’aiuto di chi sia capace di dare valido contributo in tale direzione, a superare la abituale distanza dal proprio
intimo, per cominciare piuttosto che a mettere in atto trattamenti e
spiegazioni incongrue, a ascoltare il proprio sentire, a comprenderne il
linguaggio, anche se pare così difficile, per farne tesoro, per riconoscerlo
non come patologia, ma per quello che è veramente, cioè terreno fertile seppur
impegnativo per coltivare conoscenza di se stessi e nascita di qualcosa di
proprio e di autentico. Dare addosso al disagio, al malessere interiore per
metterlo sotto cura e trattamento, affinchè taccia e si normalizzi, facendo
proprio il contributo di una pseudoscienza pronta a dare sostegno , credito e
manforte a simili propositi, svela solo l'ignoranza circa la vita interiore,
che non è roba aliena, ma è la personale intima vita interiore, ignoranza di
cui si è portatori, che dà campo libero all'ottuso e pervicace attaccamento a
far girare le cose nell'unico verso conosciuto e ritenuto normale e dovuto,
reso scioccamente indiscutibile e assoluto.
Raccolgo qui alcuni miei scritti, in parte già comparsi in rete. Via via ne aggiungerò. Spero diano spunto a riflessioni e, per chi vorrà, a un confronto. Svolgo da molti anni attività psicoanalitica e dall'ascolto quotidiano dell'inconscio ho tratto e traggo il sapere di cui dispongo. L'intelligenza dell'inconscio, la sua capacità propositiva sono in gran parte sconosciute ai più. Vorrei contribuire a far conoscere e scoprire questa risorsa interiore essenziale e di formidabile valore.
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