mercoledì 21 maggio 2025

Chi non si ferma è perduto

Sembra una buona regola non farsi bloccare da disagi e da freni interiori, per non perdere terreno nel perseguimento dei propri obiettivi, per non comprometterne gli esiti. Cosa può esserci di più favorevole ai propri occhi che tenere a bada, che provare a uscire dalla presa di qualcosa che interiormente pare solo portare danno, impantanare e minacciare se assecondato di portare fuori strada, alla deriva? Non sembrano esserci dubbi  sulla necessità di non cedere alla presa di ciò che non appare di certo promettente, di difendere da questa minaccia  la tenuta della capacità di procedere solito con le sue priorità e urgenze. Se ci fosse matura consapevolezza del perchè e del significato di ciò che si sta facendo, se il confronto con se stessi fosse aperto e capace di tenere conto di ciò che il proprio sentire dice dentro l'esperienza e che è rivelatore dei passi che si stanno compiendo, di ciò che li guida, delle implicazioni vere di ciò che si sta perseguendo, l'istanza di proseguire avrebbe già più senso, anche se relativo, perchè, quando in buon rapporto con se stessi, non è mai da trascurare, da lasciar cadere o da respingere a priori  ogni ulteriore nuovo suggerimento, anche se imprevisto e in apparenza poco propizio, che provenga da dentro se stessi. La verifica, la necessità di capire, di capirsi non dormono mai e a tenerle sveglie e nel proprio interesse è proprio la parte intima, cui però non si riconosce una tale capacità di intervento. Proseguire, spingere avanti le cose dunque insofferenti verso i richiami interiori, bollati e liquidati come segni di malfunzionamento, non è certo condotta favorevole, come se si volessero annullare tutti i segnali di allarme, tutti i richiami provvidi e intelligenti a soffermarsi, per aprire gli occhi, non certo espressione di insufficienza o di altre anomalie. Il linguaggio interiore è spesso sconosciuto e questo fa si che ci si metta a dare contro e a maledire ciò che invece suggerito da dentro se stessi ha intelligenza e accortezza di dare stimoli di presa di visione e coscienza, di riflessione utili, necessari, anzi essenziali per non infilarsi in percorsi ciechi anche se razionalmente spiegati come validi e opportuni. La intelligenza razionale va a senso unico, rielabora solo quanto già concepito e incamerato, una sorta di intelligenza artificiale in funzione, che non intende se non il già inteso. Raccogliere i segnali che arrivano da dentro se stessi, che paiono nell'immediato inopportuni e persino importuni, è segno di intelligenza che vuole ogni volta rinnovarsi e non precludersi la conoscenza del vero. Fermarsi, per ascoltarsi, è dunque quanto di più utile per non perdersi nell'inconsapevolezza che non è certo foriera di buoni esiti. Procedere, spingersi avanti  ad ogni costo rende valida e efficiente la muscolatura dell'agire, assai meno quella del capire e del formare e far crescere la propria capacità di autogoverno affidabile e salda. Il proprio mondo interiore, ciò che sa dare e dire la parte intima di se stessi, è il territorio sconosciuto. Imparare a comprenderne il volto vero e le risorse che mette a disposizione, la natura e l'intento dei suoi interventi nel sentire e in tutto ciò che si muove interiormente, la scoperta di quanto sia essenziale recuperare l'unità col proprio intimo, è la conquista da fare, per non ridursi a essere una testa che, svincolata dalla propria interiorità e da ciò che offre e suggerisce di continuo,  pretende di dettare i passi e di spingere avanti il procedere senza capacità di guida davvero consapevole e affidabile.  

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